Xiao mi tese la mano per aiutarmi ad alzarmi, ma io più che mettermi in piedi preferii restare seduto; lui si accovacciò accanto a me, seduto come un ninja sui talloni. <<Ti hanno fatto male?>> chiese.
<<No>> risposi, imbarazzato. <<Non serviva che intervenissi tu. Ce l'avrei fatta>> dissi, sperando non pensasse che fossi talmente debole da aver bisogno di una mano a gestire un branco disorganizzato di banalissimi briganti. <<Ma grazie per l'aiuto>> aggiunsi infine, non volendo sembrare nemmeno irriconoscente o maleducato.
In risposta, lui annuì. <<Mio dovere>> dichiarò. <<Ho sentito che eri in pericolo e sono arrivato>>
<<Non ero in pericolo>> obiettai. <<Al massimo mi avrebbero fatto un graffio>>
<<Anche i graffi fanno male>> e, detto ciò, rimase in silenzio a fissarmi negli occhi. Aspettava che gli rivolgessi la parola per costruire una conversazione o gli dicessi di andare, supposi. Scelsi la prima opzione; non avrei mai avuto il coraggio di cacciarlo.

<<Come va la vita?>> domandai, non sapendo che dire.
Alzò le spalle con una nota di tristezza. <<Aspetto che finisca>>
<<Già, anch'io>> concordai con un sorriso, fino a che non realizzai che Xiao non mi aveva per nulla fatto una battuta e che con tutta probabilità lo pensava davvero.
<<Sono felice di rivederti>> aggiunsi allora, quasi senza esserne consapevole, non riuscendo a trattenere quelle quattro parole gentili chiuse dietro i miei denti.
Xiao arrossì visibilmente, si allontanò qualche passo e tornò in piedi, scioccato. Le sue labbra si tirarono come volesse aggiungere qualcosa, ma per il momento non un sol suono si spostò da lui.
Mi fissò come stralunato, gli occhi di chi sente di essere al posto sbagliato -anche se magari al momento giusto. Mi sentii in colpa, nonché davvero stupido da aver detto una cosa simile a lui -e neanche per la prima volta.
<<Se va meglio la prossima volta ti dico che non ti voglio più vedere>> scherzai, ma credo non colse la battuta, anzi: scattò sulla difensiva all'istante.
<<Ero sorpreso, non volevo offenderti>> si difese, tendendoni nuovamente la mano per farmi alzare; io la afferrai senza pensarci due volte, tirandomi su con qualche lento secondo in eccesso dedicato a godere di quel rarissimo contatto. <<Non me lo dicono spesso>> si giustificò, distraendo i miei pensieri. <<Anzi, non me lo dicono e basta>>

Non potei ben rifletterci sul momento ma poi, ripensandoci, notai che mai o quasi, tolte situazioni di vita o di morte, Xiao toccasse altre persone "normali", ovvero che per lui non fossero più importanti di tutto il resto. Quella mano tesa per un paio di attimi, come dirla si voglia, fu un privilegio che, da parte sua, dovette essere costato non poca pazienza. Lo realizzai tardi, in piena notte, quando ormai era troppo tardi per parlarne. Ma le farfalle nello stomaco che vennero in quel momento, nonostante tutto, restarono lì.

<<Posso dirtelo io, se vuoi>> proposi. <<Anzi, sai cosa? Ho deciso che lo farò comunque>>
Il rossore sul viso di Xiao, che prima aveva accennato a diminuire, aumentò piuttosto a colpo d'occhio, come fosse tornato indietro di qualche minuto.
<<Non serve>> rispose.
<<Mio dovere>> dissi, ripetendo ciò che lui già aveva detto a me.
<<Mi copi le battute?>> chiese, ma suonò di gran lunga più come un'osservazione. Per quanto lo parve, però, non era serio: era ironico e lo sapevo per certo, e forse nessun altro se ne sarebbe accorto.
Non gli riusciva bene, ma Xiao voleva scherzare; non so se fosse mai successo prima d'ora, con me o con qualcun altro.
Sorrisi, sperando cogliesse la reciproca ironia delle mie parole. <<Forse>> lo sfidai per gioco e, non più privo di serietà, lui disse: <<A me non fanno ridere, ma spero ne valga la pena>>
Chinai la testa in un lato, intenerito. <<La vale tutta>> garantii, lasciando un ennesimo inconsapevole sorriso nascere sul mio volto.

<<Posso offrirti il pranzo?>> proposi e subito dopo, nel suo sguardo un po' assente, percepii i suoi pensieri e lo precedetti. <<E se no, accetteresti almeno un po' di compagnia?>>
Xiao storse le labbra e forse si mordicchiò l'interno di una guancia per il troppo nervosismo, prima di riparlare.
<<Non dovresti>> mi disse dopo un ulteriore attimo di riflessione. <<La mia presenza nuoce a chi ho attorno>>
<<Anche la mia, infatti mi odiano tutti>> risposi. <<Potrei cadere da trenta metri di altezza e nessuno sarebbe lì a prendermi>>
<<Stai esagerando>>
<<Io in realtà no, ma tu sì>> ribattei, e lo guardai negli occhi sperando magari di fargli tenerezza e spingerlo a restare. <<Non c'è verso per il quale tu possa farmi del male, e lo sappiamo entrambi>>
<<Ci sarei io a prenderti, se cadessi da trenta metri>> mi disse, d'un tratto e poi, senza più darmi modo di ribattere al riguardo, disse: <<Accetto l'invito, ti farò compagnia>>
Rimase un attimo in silenzio, lo sguardo perso, non so se ragionando o pensando che altro. <<E offro io>> dichiarò infine, facendomi cenno di proseguire con lui lungo la strada.
E straordinariamente, a partire da quel momento, le nostre strade iniziarono ad intrecciarsi sempre di più.

Il Sapore Di Un SognoWhere stories live. Discover now