*Intrappolate

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Intrappolate

Storia scritta da Daniel Cano Niño, contenuta nel libro: "Testimonios paranormales"
Traduzione : Tina Macripò

Ciò che ti racconterò qui di seguito è completamente vero, ma per rispetto alle famiglie delle vittime e dell'hotel coinvolto, non
darò troppe informazioni. È successo un'estate dello scorso decennio, in un hotel dove ho lavorato come assistente di sicurezza.
Una di quelle calde notti d'agosto, all'inizio del mio turno, il concierge mi disse che quella stessa mattina avevano trovato
due corpi in una delle stanze d'albergo. Ciò
mi impressionò molto, ma quello che davvero mi terrorizzò fu conoscere i dettagli di quella tragedia. Perché mi terrorizzò? Fu a causa di ciò che mi era successo le due notti precedenti in quell'albergo.
Due sere prima di venire a conoscenza di quella fatidica notizia, avevo cominciato
il mio turno come tutte le altre notti. Avevo salutato il portiere, ero di malumore
come ogni notte, e a ragione: i clienti di
quell'hotel erano molto difficili da affrontare, la maggior parte di loro era ubriaca e incivile. Avevo avuto a che fare con loro tutto il mese di luglio e io ne avevo fin sopra i capelli, non li sopportavo più.
Pensai che quella notte non sarebbe stata diversa dalle altre, ma mi sbagliavo. Qualcosa di molto strano mi successe intorno alle 3 di notte.
Stavo facendo il giro nell'area della piscina quando il portiere mi chiamò sul walkie-talkie per andare a controllare
l'allarme antincendio che era scattato al settimo piano: dovevo andare a dare un'occhiata. Conoscendo questa gentaglia, c'era la possibilità che avessero dato fuoco a qualcosa.
Salii al settimo piano e accesi le luci dell'ingresso. I corridoi erano un po' stretti e lunghi. Ogni piano aveva una ventina di stanze distribuite su ciascun lato del corridoio, tranne due che erano situate in fondo. Da subito potei verificare che non c'era alcun incendio perché non sentii l'odore del fuoco né vidi alcuna traccia di fumo.
Dovetti solo cercare il rilevatore che era scattato. Ce n'erano
quattro su tutto il piano. In lontananza osservai che in fondo al corridoio
c'erano delle luci rosse accese. Era lì quello che si era attivato.
Mi avvicinai al rilevatore e iniziai ad annusare intorno ad esso, nel caso
riuscissi a sentire ancora l'odore di bruciato, o fumo di tabacco, o qualcosa che mi desse un indizio sul motivo per cui era scattato. Con la coda dell'occhio, guardai la stanza che era alla mia sinistra, la numero 709. Provai una sensazione molto strana, difficile da spiegare. All'improvviso,
la luce del corridoio si spense. Sussultai all'inaspettato oscuramento. Mi affrettai ad accenderla. Premetti il pulsante della luce
ripetutamente ma a quanto pare non funzionava. Mi innervosii un po' per questa situazione. A scuotere maggiormente i miei nervi fu il suono del walkie-talkie, con il suo alto volume, che mi spaventò ancora di più: era il portiere che mi
ordinava di raggiungere la piscina perché alcuni ubriachi stavano entrando in acqua. Mi recai in ascensore senza
prestare molta attenzione a ciò che avevo provato davanti a quella stanza. "Paranoie mie" pensai. Mentre passavo davanti alla reception, avvisai il portiere che era solo
un falso allarme e mi precipitai verso la piscina.
Quando mi sbarazzai degli ubriachi e mi diressi verso la reception, il portiere mi informò sul walkie-talkie che era nuovamente scattato l'allarme antincendio al settimo piano. Ciò mi rese perplesso. Non sapevo se pensare che fosse opera di teppisti o che fosse il rilevatore a non funzionare correttamente. Risposi che sarei andato a controllare di nuovo.
Tornai al settimo piano. Accesi la luce e si illuminò tutto il corridoio. Ipotizzai che il pulsante che avevo attivato precedentemente, non funzionava correttamente. Come poco prima, non si sentiva odore di fuoco e non c'era traccia di fumo. Il rilevatore che era scattato era lo stesso della volta precedente. Ciò mi fece incazzare.
Mi avvicinai di nuovo e rimasi a guardarlo per vedere se riuscivo a trovare il
motivo per cui suonava l'allarme. Sentii di nuovo
quella strana sensazione per la stessa stanza della volta precedente, la 709. Mi avvicinai furtivamente alla porta. Notai che c'era un cartello: "Non disturbare" appeso alla maniglia della porta.
Rimasi per qualche secondo con l'orecchio quasi incollato all'uscio, potei udire varie voci e alcuni suoni. Pensai che fosse la televisione. Improvvisamente, il mio walkie-talkie squillò di nuovo a tutto volume facendomi sussultare. Era il concierge, sempre così inopportuno. Mi chiedeva se avessi trovato il motivo dell'allarme.
Gli risposi di no, a quanto pare il rilevatore non funzionava correttamente.
Mi disse che avrebbe disinserito l'allarme in quella zona e avrebbe informato i servizi tecnici. Alla fine della conversazione, fissai la porta di quella stanza sconcertante. Si spense
luce del corridoio e di nuovo, saltai per lo spavento. Ero un po' nervoso a causa della
sensazione inquietante che quella stanza mi causava. Mi venne da pensare alla possibilità che, in qualche modo, avesse relazione con il misterioso allarme. Mi convinsi che erano solo delle mie supposizioni, senza ulteriori indugi e senza riflettere ancora sulla questione, mi diressi rapidamente verso l'ascensore e scesi alla reception. Non successe
nient'altro di strano quella notte.
Il giorno dopo, all'inizio del turno, chiesi alla portineria se l'operaio dei servizi tecnici avesse riparato il rilevatore del
settimo piano. Mi disse che l'aveva guardato e non aveva trovato niente di strano, forse
il motivo per cui si era attivato più volte era dovuto all'accumulo di
polvere. Lo aveva smontato e pulito all'interno, e fino a quel momento non si era più attivato. Trovare una
ragione logica per quella situazione inspiegabile, mi calmò un po', ma
la tranquillità non sarebbe durata a lungo.
Di nuovo, verso le 3 di notte, mentre ero alla reception
discutendo con il portiere riguardo alcuni aspetti del lavoro, scattò l'allarme antincendio. Era, di nuovo, al settimo piano. Il portiere si arrabbiò e iniziò a inveire contro quello dei servizi tecnici per non aver fatto bene la riparazione. Mi spaventai un po', mi chiesi
perché suonasse di nuovo su quello stesso piano. Il portiere mi disse di non disturbarmi a salire, che l'avrebbe disattivato di nuovo e il giorno dopo avrebbe insistito perché lo riparassero. Risposi che avrei dato un'occhiata veloce, per sicurezza; lui esclamò, in
tono tagliente, di fare ciò che volevo, ma che stavo perdendo tempo. Non gli prestai molta attenzione. Preferivo salire e dare un'occhiata,
anche se l'idea non mi piaceva molto.
Risalii al settimo piano. C'era più silenzio rispetto alla notte precedente. Notai che era scattato di nuovo lo stesso rilevatore. Questo fatto mi rese un po' più nervoso. Mi avvicinai ancora di più, mi posizionai sotto il rilevatore e proprio accanto a quella stanza misteriosa, quando all'improvviso mi vennero i brividi. Ebbi il presentimento che quella stanza, la 709, fosse la causa di quel fremito.
Cominciai ad avere veramente paura. Non capivo perché proprio quella camera mi desse una sensazione inquietante. Io non
rimasi lì per scoprirlo, scesi il più velocemente possibile verso la
reception.
Il concierge stava litigando con la moglie al telefono. Lo lasciai solo e mi diressi verso la zona della piscina. Uscii, la grande luna piena che c'era quella notte, attirò la mia attenzione.
Quando raggiunsi l'altezza della piscina, quasi senza volerlo, mi girai e diressi lo sguardo verso la parte anteriore dell'hotel, cercando di scorgere il terrazzo della camera 709. Lo trovai e rimasi a guardare mentre mi chiedevo cosa diavolo c'era che non andava in me quando ponevo la mia attenzione su quella stanza. Improvvisamente, mi sembrò di vedere la sagoma di una
donna dietro il vetro. Ciò mi spaventò davvero.
Mi precipitai fuori dal complesso per allontanarmi da lì.
Continuavo a ripetermi mentalmente, più e più volte che dovevo calmarmi.
Non vedevo il motivo per cui dovessi sentirmi così spaventato. Ciò che avevo visto era una donna dietro il vetro, non avrebbe dovuto essere niente di insolito, ma quella stanza mi provocava un autentico terrore e la cosa peggiore era che non sapevo perché.
Rientrai nel complesso attraverso il cancello principale e mi diressi verso la reception. Il portiere aveva già finito di discutere con sua moglie.
Mi chiese dell'allarme e io risposi, un po' distrattamente, che
si trattava dello stesso rilevatore, che era rotto. Preferii non dirgli
cosa mi era successo lassù; conoscendolo, mi avrebbe tacciato di essere paranoico.
La notte successiva il portiere mi diede la
notizia scioccante. Quella mattina avevano trovato due donne morte dentro il letto pieghevole. Apparentemente, mentre dormivano, la parte del mobile che conteneva il letto, era caduta addosso a loro ed erano rimaste intrappolate.
Si trattava di due sorelle che avevano scelto nuovamente quell'albergo per passare le vacanze. Poiché i loro figli non erano riusciti a
contattarle durante i due giorni in cui erano alloggiate, un nipote che viveva vicino alla città, preoccupato, era andato in albergo per controllare se stessero bene. Quando arrivò, salì con l'addetto alla reception che aprì la porta della stanza ed entrambi scoprirono la grande tragedia.
Per tutta la giornata, la polizia, i medici legali e i direttori dell'hotel indagarono il motivo del loro decesso. Secondo la prima diagnosi, una delle sorelle era morta praticamente subito, ma l'altra era rimasta in vita per almeno due
notti, lottando per uscire da quella trappola mortale, rimanendo poco a poco, senz'aria e senza che nessuno potesse sentire la sua
grida disperate di aiuto.
Quando il custode me lo raccontò, impallidii. Con un certo timore, chiesi in che stanza fosse successo. Quando sentii la risposta quasi mi si fermò il cuore. Le due sorelle erano alloggiate nella
camera 709, in quella stanza dove avevo sentito la sensazione inquietante, al piano dov'era suonato l'allarme
antincendio per ben tre volte, attivato dallo stesso rilevatore che si trovava proprio accanto a quella stanza. Ciò significava che la prima notte in cui ero andato su per controllare l'allarme e
mi ero avvicinato a quella camera, le due donne erano già intrappolate, e probabilmente una di loro era già morta, ma l'altra era ancora viva. Allora, come ho potuto vedere di notte la silhouette di una donna dietro la finestra? Pensarci
mi fece rabbrividire. Forse fu solo una mia immaginazione.
Ma quello che mi inquietava di più era cercare di capire perchè quegli allarmi
provenivano dallo stesso rilevatore, giusto solo quello situato accanto
alla camera 709. E se non avesse suonato per caso?
Non sapevo cosa pensare. Era tutto così strano, chissà se ciò fu dovuto a una serie di eventi fortuiti collegati ad una sensazione tempestiva e sorprendente da parte mia... o inspiegabilmente, forse quegli allarmi erano stati attivati per attirarmi in quella stanza e salvare la
donna che era ancora viva. Se fosse stato così, purtroppo, non fui in grado di interpretare i loro segnali.

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