Non ci sarebbe stato Universo alcuno.

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«E tu che indosserai?»
Domandò curioso, mentre si poggiava alla scrivania di legno dietro di lui e incrociava le braccia al petto.

«Mah, io in realtà pensavo di andarci come sono vestito adesso...»
Mormorò, abbassando lo sguardo verso i propri vestiti, quasi come per controllare che non avesse niente fuori posto.

«Potresti fare di più, però.»
Borbottò l'altro.

Mattia quasi si offese.

Di certo non si aspettava un complimento, ma nemmeno voleva sentirsi dire un indiretto "beh, sarebbe meglio se tornassi a casa a cambiarti."

Ma poi continuò.

«Se vuoi posso cercare qualcosa nel mio armadio, magari vedo qualcosa di qualche taglia più piccola.»

E solo allora il biondo capì il perché di quella frase.

Fargli indossare qualcosa di suo.

Fargli avere un qualcosa di suo così la prossima volta avrebbero avuto una scusa per rivolgersi di nuovo la parola.

Ma portò lo sguardo altrove, cercando di non cadere nei suoi soliti castelli mentali che finiva per costruire da solo.

«Non ti preoccupare, a me piacciono questi vestiti- certo, non saranno poi chis-.»

«Ti stanno da Dio.»
Confermò l'altro, interrompendolo, e a quella dichiarazione così esplicita il quattordicenne alzò di nuovo lo sguardo verso di lui.
«Solo... che ne dici di provare qualcosa? Tanto comunque non mi stanno più bene come prima e dovrei buttarle via.»

E Mattia, dopo appena qualche insistenza in più, finalmente cedette.

Seguì il ragazzo più grande fuori al corridoio, dove sentì ancora l'acqua della doccia scendere veloce da dentro al bagno una volta che vi fu passato di fianco, e poi nella sua camera.

«Ci saranno anche i vostri amici? Anna, Francesco, Giulia, Daniele?»
Elencò un paio di nomi, quei pochi che riusciva a ricordare, mentre il proprietario di casa si avvicinava al proprio armadio.

«Sì, però non credo che Anna e Francesco ci rimangano per molto insieme al gruppo.»
Ridacchiò Mattia, mentre prendeva a giocare nervosamente con i lati della sua felpa, mentre guardava il ragazzo più grande frugare fra i vari vestiti.

Solo allora capì che avrebbe potuto indossare un suo capo, qualcosa di suo, qualcosa che aveva il suo odore.

Quel pensiero gli fece venire delle fitte allo stomaco, tanto che dovette voltarsi dall'altra parte perché iniziava a sentirsi a disagio con quelle emozioni che mai aveva provato.

«Ah, ti capisco! Anch'io nella mia cerchia c'erano due o tre coppie, inutile dire che ora non li vediamo quasi più.»
Continuò sarcastico, prima di afferrare una maglia e voltarsi verso di lui.
«Com'è? Ti piace?»
Chiese, mentre la apriva per lasciargliela vedere.

Mattia era solo un quattordicenne inesperto, e probabilmente se avesse avuto un minimo di furbizia in più ci avrebbe anche fatto caso del fatto che quella maglia fosse esattamente della stessa taglia di quella che il ragazzo aveva addosso, e probabilmente se non fosse stato così tanto condizionato da quel ragazzo probabilmente glielo avrebbe detto che non c'era nulla che poteva piacergli o meno, dato che era una semplice maglia nera.

Ma al tempo sorrise, perché davvero gli sembrava il capo più bello che lui avesse mai visto, ed annuì con vigore.

«Peró- Però sei sicuro di volermela dare?»

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora