23 - La mia migliore amica: Emerald Pulse

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A Sylvia non piacevano i boschi. Non le erano piaciuti nemmeno prima di diventare Azure Foxtrot. I suoi genitori l'avevano portata in campeggio un paio di volte, sembrava una cosa che inevitabilmente andava fatto, prima o poi, ma lei si era trovata principalmente scomoda. Poteva apprezzare quel momento iniziale, quando respiravi l'aria con un profumo diverso e sentivi il silenzio della natura, le piaceva l'idea di vedere il bosco, sbirciarci dentro, ma non per un tempo troppo lungo, non per più di un'ora. Dormirci, per esempio, era un'idea assurda. Aveva sempre guardato storto certe sue amiche del tempo, che invece erano entusiaste all'idea.

Se non altro, la magia le dava sicurezza e la proteggeva. In quel bosco non c'erano bestie pericolose, o almeno così dicevano, ma non era solo quello. La magia teneva lontani gli insetti, che non riuscivano a pungerla, e faceva sì che non inciampasse sulle radici. Erano infinite le piccole cose che poteva fare la magia, per diminuire il tuo fastidio, soprattutto in un posto come un bosco in cui potevi andare in giro col costume senza grosse precauzioni. Se qualcuno l'avesse incrociata sarebbe stata una visione bizzarra, ma non avrebbe suscitato poi troppe domande. Se fosse stata fortunata l'avrebbero scambiata per una fata.

Invocò il pod, il lucore azzurro risplendette sulle foglie intorno a lei. L'unica cosa peggio di un bosco era un bosco di notte, ma quando avevano deciso di incontrarsi Emerald Pulse era stata inamovibile a riguardo e lei aveva così disperatamente bisogno di parlare con qualcuno che aveva accettato. Ora si era presentata, secondo le condizioni imposte, ma l'altra maghetta non si vedeva. Tra i poteri di Emerald c'era quello di poter nascondere la sua presenza a strumenti magici come il pod, quindi il fatto che nemmeno usandolo riuscisse a percepirla non voleva dire che non ci fosse, ma se effettivamente si stava nascondendo da lei significava che non si fidava. Avrebbe preferito scoprire che era in ritardo.

«Azure Foxtrot.» sentì alle sue spalle. Si girò e Emerald Pulse era lì, anche lei con in mano il suo pod. La tiara di metallo che aveva in testa rifletteva la luce. Il costume di Emerald Pulse comprendeva delle maniche a palloncino bianche e verdi attaccate a un body completamente bianco, con alcune decorazioni in verde. Le gambe nude erano coperte, dal ginocchio in giù, da degli scaldamuscoli, ovviamente anch'essi verde brillante, che ricadevano a coprire un paio di stivaletti color petrolio. Non era un costume diverso da quello di tutte le altre, ma Sylvia l'aveva sempre trovato il meno minaccioso. Forse i costumi riflettevano la personalità della maghetta che lo indossava e magari anche quello aveva contribuito a favorire la sua simpatia per Tally. «Non c'era bisogno di nascondersi.» le disse. Era già offesa, Tally non le stava concedendo nemmeno il beneficio del dubbio. Da quando aveva incontrato quel bizzarro essere albero che le aveva parlato dell'Integrità tutto era andato in pezzi e la sua bussola per giudicare le persone aveva smesso di funzionare.

«Lo faccio sempre.» rispose la maghetta verde, accondiscendente. «Vieni, c'è una radura di là.»

Emerald Pulse la guidò tra gli alberi fino a un'apertura dove aveva predisposto una specie di accampamento: un paio di coperte gettate per terra, addirittura un fuoco e dei sacchetti di snack. Visto che c'era la luce delle fiamme chiusero entrambe il pod.

«Cosa significa questo?» chiese Sylvia, ancora più sospettosa.

«Non volevo solo parlarti.» rispose l'altra «Volevo passassimo un po' di tempo assieme.» poi si sedette su una delle coperte e aprì delle patatine.

Sylvia si sedette a sua volta. «E' il caso che ci togliamo i costumi?»

«No.» la risposta di Tally sembrava non aver bisogno di spiegazioni.

Azure Foxtrot accettò alcune patatine e si mise a sgranocchiarle. Il gusto era un senso che la magia modificava in maniera bizzarra, sapeva che quelle patatine erano buone, sentiva che erano buone, ma intanto era come se le scoppiettassero in bocca come mortaretti.

«Lo so che non sei una da bosco.» ridacchiò Tally «Io invece amavo situazioni come queste, non vivevamo molto lontano dal bosco, quindi d'estate facevo spesso cose del genere con le mie amichette. Le nostre madri... mia madre...» La ragazza lasciò la frase a esaurirsi da sola e guardò in alto, dove il cielo era pieno di stelle, grazie al buio che avevano intorno. Naturalmente anche i genitori di Tally erano morti, essere orfane era un triste requisito perché Joyjoy ti scegliesse come maghetta.

Sylvia continuò a sgranocchiare patatine.

«Joyjoy non riesce più a mettersi in contatto con te. Dice che le ultime volte che vi siete sentiti ti sei comportata in maniera strana, dice che non vorrebbe tu diventassi pericolosa, anche per te stessa.»

«Sono mai stata pericolosa?»

Tally fece apparire nuovamente il pod e lo fece fiammeggiare di energia tra le sue dita. «Noi siamo pericolose, non siamo persone normali.»

«Si, è vero, abbiamo fatto molti danni.»

«Abbiamo combattuto battaglie per proteggere persone. Il nostro pianeta.»

Ecco, erano arrivate al punto in cui le loro strade divergevano. Sylvia ricordava quando erano state d'accordo, unite nella loro missione, quella sensazione le aveva sempre dato un grandissimo calore e le aveva impedito di sentirsi sola. Adesso la solitudine era ovunque. «Non puoi fidarti di Joyjoy.» le disse.

«Nemmeno a me piace quello che fa Joyjoy, ma è necessario.»

«Necessario per chi?»

«Per protegg...»

«Lo hai già detto, Tally! Cosa diresti se quello che facciamo non fosse il modo migliore per proteggere le persone?»

Tally prese in mano un nuovo pacchetto di patatine, lo strattonò un paio di volte senza riuscire ad aprirle. Si sentì ridicola e lo rimise giù. «Sono questi i discorsi strani che Joyjoy dice che fai.»

«C'è... un'organizzazione... forse un mondo, forse un'unione di più mondi. Si chiama Integrità. Joyjoy lavora per l'Integrità. Comandano in diverse dimensioni e sono in guerra coi ghoul da un tempo indefinito.»

«E' quello che abbiamo sempre saputo! E adesso che i ghoul sono qui da noi loro ci aiutano a difenderci.»

«Tally, l'Integrità è arrivata su questo mondo prima dei ghoul.»

La maghetta verde tornò a lottare col pacchetto di patatine, era troppo nervosa per riuscire ad aprirlo. Sylvia glielo prese di mano e lo aprì, offrendoglielo indietro. Tally prese una patatina e la mise lentamente in bocca, come un'ostia consacrata. «Non cambia niente.» disse poi «Non cambia assolutamente niente.»

«Ho chiesto a Joyjoy anche di dirmi cosa è successo a Nokata. Non ha voluto rispondermi.»

Emerald Pulse schizzò in piedi come se fosse stata punta da un tafano e si allontanò un paio di passi verso l'ombra. «Adesso non parlare di lei!» disse. Il suo tono era carico di rabbia, una rabbia che Sylvia non le aveva mai sentito addosso.

«Lei chi?»

«La maghetta sopravvissuta a Nokata. Lei è diventata pericolosa! Non puoi diventare come lei, Sylvia, ti prego!»

«Cosa sai tu?»

Tally non rispose e prese a camminare verso la foresta. Per paura di perderla di vista Sylvia si alzò in piedi e la rincorse. Non stava usando nessuna luce, la magia le permetteva di vedere al buio abbastanza bene, anche se tutto intorno risultava più spettrale. «Tally, aspetta!»

Tally si girò di colpo e per poco Sylvia non le sbatté addosso. «L'ho incontrata. Molto tempo fa. Prima che tu divenissi maghetta.»


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