41 - Il soldato che si preparava alla guerra

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I carri blindati su ruota fuori dalla finestra facevano un baccano infernale, il colonnello Graziani si tappò l'orecchio libero e gridò più forte, gridò quindi fino a sentirsi raschiare in gola, visto che stava già gridando parecchio. «Lo so che la Guardia Costiera non ha a disposizione mezzi per affrontare una guerra, ma abbiamo davanti uno stramaledetto lago e voglio qualcuno che sorvegli quel lato! Il nemico lo ha alle spalle e non sappiamo se sa nuotare!»

Alcune parole sconnesse dall'altra parte dell'apparecchio, da quando quell'operazione era cominciata sembrava gli si rivolgessero tutti solo con parole sconnesse. «No! Non sto parlando di imbarcazioni! Sto proprio dicendo che dobbiamo capire se quelle maledette creature nuotano!»

Non stette ad ascoltare oltre, l'uomo dall'altra parte gli aveva già confermato che avrebbe requisito tutti i mezzi disponibili e li avrebbe messi sotto il suo comando, gli bastava. Provare a spiegare perché era necessario gli avrebbe tolto il poco di lucidità che gli rimaneva. Intorno a lui era tutto un brulicare di soldati in mimetica che spostavano cose. Avevano piazzato il centro operativo in un ufficio delle poste, c'erano gli operatori radio acquattati dietro gli sportelli come tanti impiegati, strappavano i cordini in metallo alle penne per usarle. Cartelloni sorridenti che spiegavano quanto costava spedire un pacco e chiedevano di controllare che l'affrancatura fosse corretta. Rispetto alla mappa di Chicago erano molto avanti, molto vicino al fronte dove avevano fermato l'avanzata del nemico. Questo significava che avevano informazioni in presa diretta della situazione e anche che se il nemico aveva qualche modo per sfondare le loro difese se lo sarebbero ritrovato addosso troppo rapidamente per reagire in alcun modo.

Prese in mano la radio e si rimise in contatto con Rosenfield. «Generale, abbiamo completato i punti di atterraggio per gli elicotteri charlie e delta. Per il momento la forza antiaerea del nemico non li riesce a raggiungere, ma raccomando prudenza. All'avvicinamento garantiremo fuoco di copertura.»

Graziani aveva studiato in accademia il concetto di supremazia aerea. Era un concetto complesso, ma necessario, se volevi scaricare truppe con un elicottero. Non aveva studiato però come si garantisse, quando il tuo nemico aveva delle specie di larghi pipistrelli neri che avanzavano a sciami. Fortunatamente le mitragliatrici riuscivano ad abbatterli, ma erano tanti. E non sembravano farsi molti problemi a schiantarsi contro gli elicotteri che dovevano abbattere. Aveva già perso un mezzo così.

Vide il soldato che cercava di avvicinarsi a lui quando era ancora ben distante, vicino alla macchinetta eliminacode. Sapeva che stava venendo da lui, ma non aveva voglia di incoraggiarlo per cui lo ignorò fino all'ultimo, lasciandolo a fare slalom tra il personale da solo. Dopotutto non è che non avesse altro da fare nel frattempo.

«Signore!» gli disse, per attirare la sua attenzione, quando si trovò finalmente presso la sua scrivania.

Graziani lo osservò, aveva la faccia di uno che ha appena visto qualcosa di assurdo, ma nelle ultime ore aveva sparato contro colossi mostruosi che sparavano palle di energia, mastini scarnificati fatti di pietra nera e altri orrori. Avrebbe dovuto aver ridefinito il suo concetto di assurdo da tempo, non avere quella faccia da pesce lesso. La cosa non gli piacque. Nonostante tutto il lavoro preparatorio che aveva fatto col primo gruppo di difesa l'impatto con la bizzarria di quella guerra era stato terribile, ma secondo gli studi psicologici che aveva commissionato ormai sarebbe dovuta cominciare a subentrare una certa apatia. Non riusciva a concepire che quell'uomo avesse visto qualcosa ancora in grado di stupirlo. «Cosa succede?» chiese, alzando gli occhi il minimo necessario per mostrare che gli dava attenzione. Per il resto era ancora concentrato sui dati che stava leggendo.

«Ci sono delle persone che chiedono di parlare con lei.»

«Ti risulta che abbia affisso sulla mia porta degli orari di visita, soldato?»

L'uomo mantenne gli occhi fissi davanti a sé, resistendo all'istinto di alzare lo sguardo. Quella fissità era una delle prime cose che ti inculcavano con l'addestramento, avrebbe dovuto dare sicurezza al prossimo, ma Graziani sapeva che era proprio solo un riflesso condizionato. «Hanno chiesto di lei personalmente e sembrano piuttosto... particolari, signore. E dicono di averla già incontrata.»

Graziani batté la mano sul tavolo, non che con tutta la confusione potesse notarsi. «Particolari?»

«Due di loro non sono nemmeno... maggiorenni e sono vestite... in modo anomalo.»

Graziani sentì una stretta allo stomaco, come quando sei all'ippodromo e vedi che il cavallo su cui hai puntato, quello che davano tutti per sconfitto, effettivamente sull'ultimo rettilineo prende ad accelerare e accelerare, recuperando terreno sulla testa del gruppo. «Falli passare. Subito!»

Il soldato se ne andò e tornò poco dopo portando con sé il gruppetto. A questo punto non dovette fare slalom perché l'intero ufficio delle poste, stipato di soldati, si paralizzò a lasciar passare le due adolescenti e il loro accompagnatore. Dopo essersi scostati, dovevano tutti farsi forza per staccare gli occhi di dosso dalle ragazze anche perché si sarebbe detto che c'era un alone di luce che le circondava.

«Azure Foxtrot.» disse Graziani, guardando negli occhi la ragazzina in costume blu. «Non sapevo se ti avrei rivista.»

«Non è stato facile arrivare fino qui.» disse dietro di lei Francis. Graziani, effettivamente, era più stupito che lui fosse sopravvissuto, rispetto alla quattordicenne.

«Siamo qui per aiutare con l'invasione ghoul.» disse Sylvia, formale, quasi più rigida di uno dei suoi soldati, però rigida davvero, di una rigidità che ormai doveva arrivargli fin dentro le ossa.

«Siamo.» disse Graziani.

L'altra ragazzina era più alta, più grande d'età e il suo inquietante vestito scuro da cameriera non lasciava troppi dubbi su chi fosse. Rimaneva cautamente zitta guardandosi intorno con sospetto, la tipica espressione della fuggiasca che capisce di essersi infilata in una trappola. Graziani pensò a quanto tempo doveva essere rimasta nascosta. «Purple...» cominciò a dire.

«Vengance.» concluse lei. Qualcuno alle loro spalle disse «La distruttrice» a voce un po' troppo alta. Graziani non aveva difficoltà a dire chi fosse stato, il dossier Nokata, persino lì, l'avevano letto si e no quattro persone.

«L'esercito ha preso il controllo dell'operazione.» Graziani si impettì un attimo, con un moto d'orgoglio. «Però ci sono molte cose che ancora non sappiamo sulla minaccia. Ora che siete qui potreste chiarirmi alcuni dubbi e...»

«Loro due sono una forza d'attacco.» disse Francis. Per qualche ragione l'assistente sociale sentiva il bisogno di dire qualcosa da adulto ad adulto. «E sono qui per essere usate come tali.» Sembrava essergli costata, quella frase, come se avesse dovuto dirla contro la sua volontà.

 Graziani rifletté che anche quell'uomo vedeva quello che vedeva lui, ovvero due ragazzine che non erano arrivate nemmeno in fondo alla pubertà, ma al contrario di lui era già venuto a patti con quello che c'era dietro. In realtà ufficialmente anche lui avrebbe dovuto esserne consapevole, lui e tutto l'esercito degli Stati Uniti. Tutto quello che c'era bisogno di sapere era scritto in documenti ufficiali e fior fiore di dossier con stampigliate sopra scritte rosse di riservatezza. Era tutto nero su bianco da prima che lui si trovasse in difficoltà ad accettarlo. In quel momento però non poteva permettere che un assistente sociale finito in quella storia per caso risultasse più pragmatico di lui. «Capisco.» disse. 

Poi improvvisamente si accorse del rumore che aveva intorno, del rombo dei blindati fuori dalle finestre, degli uomini del servizio informazioni che declamavano dispacci e soprattutto del fatto che stavano ancora guardando tutti nella loro direzione. Prese una delle tante cartine di Chicago che avevano impilato in un angolo vicino a lui, non distanti dagli opuscoli su come stabilire l'affrancatura di un pacco pesante. «Qui c'è troppa confusione. Seguitemi.»

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