La porta si spalancò, mettendo a tacere tutti i miei dubbi sul cognome urlato precedentemente.
« Le avevo apertamente detto di non interrogarlo senza di me! » Jungwon entrò e sbraitò al misterioso uomo alla scrivania, che nel frattempo si alzò.

« Jungwon? » sussurrai titubante guardandolo con sguardo interrogativo.

« Tu non ha nessuna voce in capitolo, quindi ora esci da qui! » alzò la voce l'uomo indicando la porta da dove era entrato Jungwon « E voi, perché lo avete fatto entrare? » urlò contro le due presunte guardie al di fuori della porta, che si scusarono e presero Jungwon per le spalle.

« Lasciatemi! Non potete tenerlo da voi! La signorina Park sta arrivando, e lei sa di cosa è capace quella donna! » Jungwon continuava ad agitarsi cercando di impedire di essere portato via.

L'uomo lo guardò ridendo storto, prima di fare un segno di mano ai due uomini, che lo trascinarono verso la porta.

« Jay! Jay non dire niente a questi idioti! Verrò a prenderti tra poco, non dire nulla! » mi disse il castano prima di essere scortato verso l'uscita della stanza.

« Che cosa sta succedendo qui? » prima che la porta fosse chiusa, una voce presumibilmente femminile tuonò dal corridoio. Jungwon venne immediatamente lasciato dai due uomini, che fecero un inchino e si allontanarono dalla porta.

L'uomo dinanzi a me fece una faccia scocciata e sbuffò.
« Rope, vattene. »
« Da quando hai il mio consenso di chiamarmi per nome? » sibilò la donna sistemandosi un ciocca di capelli via dagli occhi. Era una donna apparentemente giovane, ma comunque sopra alla trentina, teneva dei lunghi capelli mossi e sciolti, di un nero profondo.
« Devi andartene. » l'uomo insistette congelando con lo sguardo la donna.

« Non mi pare che tu abbia il permesso di interrogare un mio sottoposto, Jaques. » la donna si avvicinò all'uomo dagli occhi azzurri « E non mi pare che tu abbia il permesso di dirmi di andarmene. » concluse la mora zittendolo.
« Non è un tuo sottoposto. » ribatté a denti stretti il rosso.
« Non ancora. » la donna rivolse lo sguardo verso di me e facendomi segno di seguirla.

« Alzati e vieni con noi. » mi disse. Lanciai un'occhiata a Jungwon, che annuì e mi sorrise come per incitarmi a seguirla.

Mi alzai dalla sedia e buttai un'ultima volta lo sguardo sull'uomo, che mi congelò con i suoi occhi azzurri, prima di voltarmi e seguire la donna, mentre Jungwon si mise dietro di me. Quella che pareva chiamarsi Rope continuava a procedere dritta in quel corridoio, per poi girare e scendere due o tre piani di scale. In quel lasso di tempo nessuno proferì parola, mi girai verso Jungwon per accertarmi che fosse ancora dietro di me, che mi sorrise e abbassò lo sguardo verso gli scalini. Non avevo ancora capito cosa stesse succedendo, e soprattutto perché eravamo coinvolti anche io e Jungwon. Ad un certo punto la donna si fermò davanti a una porta bianca guardandosi intorno, per poi aprirla, rivelando un'altro corridoio con altrettante porte. Non capivo, a cosa servivano tutte quelle porte? Era una specie di dormitorio?

« Jungwon, la camera 207 è utilizzabile? » chiese la mora continuando a camminare senza voltarsi.
« Uhm, non saprei, la Sezione di Ricerca ormai è in pausa quindi non la usa più, è probabile che sia libera. » disse il castano, che aveva preso a camminare vicino a me per farsi sentire meglio.
« Perfetto, grazie. »
Mi voltai verso Jungwon, notai che continuava a tenere lo sguardo basso e a camminare quasi a fatica, sembrava zoppicasse un poco. Gli presi la mano e intrecciai le nostre dita, facendogli alzare lo sguardo. Lo guardai sorridendo dolcemente, cosa che lui ricambiò prima di riprendere a guardare per terra.
Nessuno dei due tolse la mano, e nessuno dei due sembrava intenzionato a farlo.

La donna bussò a una porta, che poi fu successivamente aperta da un ragazzo molto giovane, più o meno della nostra età, che fece un inchino per poi spostarsi dall'entrata.

« Soobin, la stanza è utilizzabile? »
« Si signorina, è utilizzabile fino alle diciotto e trenta di questa sera. » rispose il ragazzo dai capelli castani.
« Grazie mille, la utilizzeremo noi fino a quell'ora, se non anche prima. » affermò la mora facendosi dare le chiavi.

Entrammo dopo aver salutato quel Soobin, che pareva essere già noto a Jungwon e Rope.

La stanza era simile a una sala, un ampio spazio al centro, dei divani con un tavolino in mezzo da una parte e un grande tavolo dall'altra. La donna si avviò verso i divani e Jungwon la seguì, trascinandomi con lui per poi sederci.

Nel momento in cui le nostre mani si sciolsero, avvertii una sensazione di vuoto, freddo.

« Immagino che sarai confuso. » mi disse la mora mentre si alzava per avvicinarsi al grande tavolo dalla parte opposta.
« Più che confuso, direi stordito. » risposi cercando di non sembrare irrispettoso, cosa che mi capitava spesso.
« L'uomo di prima era il direttore Jaques Dubois, della Torre Est, ma di lui non devi proccuparti. » disse portando verso i divanetti una caffettiera e delle tazzine.

« Lo odiano già in troppi. » intervenne Jungwon alzando gli occhi al cielo.

« E perché, se posso chiedere? » domandai sinceramente confuso.

« È un caga baguette. » disse la donna.

« Un caga cosa? »

« Un culo sporco. » rispose Jungwon.

« Un che? »

« È un francese. Ma non è che centri molto con la sua antipatia. » mi rispose a sua volta la mora.

Mi venne quasi da ridere per la complicità dei due e per i nomignoli assegnati a quell'uomo.

« Ah...capisco. Tuttavia continuo a non capire dove siamo. »

«Al momento sei all'interno di uno degli edifici più sorvegliati di tutta la Svizzera.» la donna si versò del caffè in una tazzina.

Svizzera? Come siamo arrivati fino in Svizzera?

« Sei qui perché ci serve il tuo sangue. »
Un brivido mi percorse lungo la schiena.
« Stai tranquillo, non intendiamo ucciderti. » mi rassicurò ridacchiando la donna, probabilmente dopo aver visto la mia faccia terrorizzata.

« Sì ma... » la mora non mi lasciò finire di parlare.
« Ti stai chiedendo perché anche lui sia qui, vero? » disse indicando Jungwon, il quale aveva nuovamente abbassato la testa, guardandosi le scarpe.
Annuì debolmente, sempre guardando il castano nel divano vicino a me.

« Lui lavora per me, è lui che mi ha fornito tutto il materiale su di te. »

[~] Jungwon's pov

Potrei giurare di aver sentito il cuore di Jay fermarsi.

Non avrei mai voluto che lo sapesse, non avrei mai voluto che lo portassero qui.

Se solo quell'idiota del direttore Dubois non avesse mandato i suoi uomini a Seoul senza un permesso magari ora saremmo ancora con i nostri compagni a scuola.

Con la testa ancora bassa lanciai uno sguardo verso Jay.

Vidi quegli occhi, quei maledetti occhi, ed in quel momento capii che non me li sarei mai più levati dalla testa.
Il suo sguardo mi trapassò l'anima, strappandomela dal corpo.

Delusione, rabbia, tristezza.

Distolsi lo sguardo, non sarei mai riuscito a guardarlo ancora per molto, le palpebre avrebbero ceduto, le lacrime avrebbero cominciato a rigarmi il viso.

Mi sentivo uno schifo, l'avevo ingannato per tutto questo tempo, eppure dentro di me, lui aveva fatto qualcosa.
Ogni volta che ci guardavamo negli occhi, anche solo sessanta secondi più del dovuto, sentivo l'anima sciogliersi, la stessa anima che ora lui mi aveva trafitto con il suo sguardo.

Non si deve scherzare con lo sguardo, è pericoloso.
In sessanta secondi può farti innamorare, e in altri sessanta può ucciderti dentro, lentamente.

.•°♡°•.

~Why Not?~ jaywonWhere stories live. Discover now