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Ciao! Sono Claudia Monferrato, ho quasi 18 anni, in realtà lo dico da quando ho fatto 17 anni. I 17 sono un incubo perché è l'ultimo anno da minorenne e ti tormentano quindi non vedi l'ora di diventare una diciottenne e essere finalmente autonoma. Anche se lo sono già da un po' di anni. Torniamo a me. Sono in questo ospedale da 3 anni per un tumore alla gamba che ho perso, un tumore al seno e ora spero di non scoprire altro.
A inondarmi la testa è un casino fuori dalla mia stanza, stanno urlando di felicità e urlano due nomi ma non li capisco. Con le mie forze mi metto sulla sedia a rotelle e raggiungo la folla, cerco di imbucarmi e vedo questa coppia con una bambina sui 4 anni circa e si aggiungono altri due ragazzi
Dottor Alfredi: Ragazzi! Siete venuti a trovarci!
Dottoressa Lisandri: Leo!
Lo stringe forte toccando i suoi capelli poi guarda gli altri
Lisandri: Cris
La abbraccia così come fa con gli altri due ragazzi che si chiamano Vale e Tony poi si sofferma sulla bambina che sembra la conosca benissimo
Lisandri: Maria, amore mio
Maria: Zia!
Le salta addosso e tutti si addolciscono a quella scena mentre i 4 più grandi salutano tutti. Li conoscono tutti quanti ma io no. Non li ho mai visti. Mi sento fissata da Leo che ha uno sguardo serio e interrogativo, sembra che stia cercando di entrare nella mia testa
Ulisse: Ao! Siete tornati eh
Leo: Caro mio Ulisse ci mancavano le tue serenate mattutine!
Tutti ridono e i due si stringono in un abbraccio con qualche pacca sulla schiena
Dottor Carlo: Claudia loro sono i vecchi braccialetti rossi
Si abbassa alla mia altezza e sussurra
Io: Cioè?
Carlo: Sono un gruppo di amici inseparabili
Io: Mh
Carlo: Poi te li faccio conoscere
Giro la sedia verso di lui e lo guarda male
Io: Non voglio nessuno, Carlo non provarci
Carlo: È per il tuo bene
Io: No grazie dottore. Non ne ho bisogno
Dico allontanandomi e ritornando nella mia stanza.
Dopo qualche ora di musica e arte qualcuno entra nella mia stanza, alzo subito lo sguardo sul ragazzo. Leo.
Io: Esci dalla mia stanza
Leo: Ehi ehi mi chiamo Leone ma mica mangio
Ridacchia
Io: Non fare lo spiritoso
Leo: Volevo solo rivedere la mia vecchia stanza, tranquilla
Cris: Vedi che qua ha vissuto una persona che ha superato tutti i suoi demoni
Vale: E ora ha una famiglia
Io: Mhmh
Vale: Cazzo se mi mancava questa stanza
Io: Pure tu eri qua?
Cris: Tutti noi siamo stati in questo ospedale e ne abbiamo passate di tante
Io: Interessante ma ora lasciatemi in pace
Dico tirando le cuffie sulla testa ma senza musica
Leo: Ragazzi andate, rimango io
Sussurra ma io faccio finta di niente. Lui si avvicina sedendosi su un lato del mio letto. Mi abbassa le cuffie e mi guarda negli occhi, ricambio
Io: Mi lasci in pace per favore?
Leo: Carlo mi ha detto di venire a parlarti. Non hai nessuno vero?
Rimango immobile per qualche secondo poi torno a guardare il mio disegno rivoltando il foglio della composizione in modo da non farla vedere
Io: Che vuoi da me?
Leo: Solo parlare. Ne hai bisogno
Io: Non sono una bambina
Leo: Lo so, pure io lo dicevo. Avevo solo mia sorella-
Io: Cosa cazzo vuoi da me?
Leo: Mi ricordi una mia vecchia amica di qua sai?
Io: E ora?
Leo: È morta
Io: Lo dici così senza emozioni
Leo: Sei tu che non hai emozioni! Solo rabbia dentro di te!
Dice alzando un po' il tono di voce e alzandosi in piedi. Stiamo zitti per qualche minuto fermi come siamo, mi butto sul cuscino alzato e poggio la testa sul muro
Io: Mi hanno abbandonato tutti. I miei genitori. I miei amici. Il mio ragazzo. Solo per-
Vengo inondata da lacrime infinite. Non piango da anni, mi mancava sfogarmi con il pianto.
Si risiede sul punto di prima e tocca il punto vuoto del letto, dove dovrebbe esserci la mia gamba. Mi tocca la mano che tengo poggiata sulla mia coscia. Incrocio il suo sguardo poi tira su il pantalone dalla caviglia al ginocchio rivelando una gamba finta. Batte due volte il suo pugno sopra di essa e mi guarda sorridendo
Leo: Infondo non è così male
Io: Come fai a dire una cosa del genere?
Leo: Avevo 15 anni quando l'ho persa. Ora ne ho 24. Riuscirai a superarlo fidati
Rimango stupita ma cerco di non farglielo notare
Leo: Tu? 19?
Ridacchio e lo guardo
Io: Ti piacerebbe. 17
Leo: E da quanto sei qua?
Io: 3 anni
Leo: Cosa hai avuto o cos'hai?
Io: Perché dovrei dire tutto a uno sconosciuto?
Leo: Qua non sono sconosciuto! Anzi mi conosce tutto l'ospedale. Anche i bambini appena nati anzi ti dico un segreto ma non lo devi dire a nessuno. Quando ero troppo arrabbiato o triste andavo sempre in neonatologia e stavo lì a guardare tutti i bambini dormire o muoversi perché avevano fame. E su quell'armadietto ci scrivevo ogni nuovo arrivo. Nome e giorno
Io: Bel segreto
Leo: Ti giuro che era un segreto
Io: Era?
Leo: Poi è nata la sorellina di un nostro amico e quindi hanno scoperto dove sparivo. Vuoi provare?
Io: Tra poco ho una tac
Leo: Allora ci andiamo dopo e vengo con te
Cammina nella stanza guardandosi attorno mentre io continuo a scrivere qualche nota sul mio pentagramma. Dopo un po' di minuti di totale silenzio inizio a parlare
Io: Ho avuto il tumore alla gamba e al seno. Tra poco devo fare una tac sperando che non abbia altro e che il tumore al seno se ne sia andato con la chemio
Leo: Non devi farti abbattere. Senti
Si siede sull'altro letto della stanza e mi guarda
Leo: Io sono stata rinchiuso qua per molti anni. Tumore alla gamba, al polmone poi me ne sono andato perché quando ho saputo di avere un tumore al cervello. Ho convinto la Lisandri di operarmi anche se non poteva
Lisandri: È stato fortissimo. Però prima dell'operazione ha sposato Cris senza dire a nessun medico di questo. Poi abbiamo fatto l'operazione e quando abbiamo saputo che non aveva più il tumore al cervello siamo andati da sua moglie che aveva appena partorito la loro prima figlia
Leo: Lei è stata la mia seconda mamma
Lisandri: Un combina guai guarda
Tony: Siamo pronti per la tac?
Io: Ma tu-
Carlo: È ritornato a fare l'infermiere però questa volta ha studiato e si è preso il diploma
Lisandri: Claudia, sei pronta?
Leo mi guarda per darmi coraggio. Annuisco sorridente pensando al positivo dopo quello che mi ha detto di Leone. Tony mi aiuta a scendere sulla carrozzina e mi porta nella sala tac. Leo sta con gli altri medici dall'altra parte della vetrata. Prendo un profondo respiro e mi sdraio.

Mi hanno fatto stare nel tubo per tipo 15 minuti, mi sentivo soffocare. Leo prende la mia carrozzina e mi porta in neonatologia senza farmi prendere la cartella dei risultati
Leo: Dottoressa chi è l'ultimo arrivato?
Dott: Vera, due ore fa
Indica un batuffolo che stanno per inserire nel suo lettino
Dott: Però ha avuto problemi cardiaci, patologia presa dal padre
Leo: Ah cavolo. Però l'ha superata
Dott: Si
Se ne va e ci lascia soli
Leo: Inspira ed espira piano e goditi questo panorama
Faccio quello che mi dice, chiudo gli occhi due secondi e mi viene una melodia in testa. Cerco nello zaino appeso alla carrozzina il quaderno pentagrammato e la scrivo mentre sento Leo sorridere a 32 denti.

Lisandri: Dobbiamo parlare
Io: Dottor Alfredi pure lei? Che succede?
Lisandri: Dobbiamo ricominciare con la chemio
Io: Perché? Non se n'è andato?
Alfredi: Nono se n'è andato ma è spuntato un piccolo tumore nel cervello
Lisandri: Se iniziamo subito la chemioterapia potremmo riuscire a distruggerlo prima che si ingrossi
Scoppio in lacrime, i 4 ragazzi che stavano fuori dalla stanza a guardare entrano e mi abbracciano. Ci voleva un abbraccio, non lo ricevo da quando tutti mi hanno abbandonato.
Vale: Noi saremo sempre qui con te
Cris: Riuscirai a battere anche questa ok?
Rimane solo Cris ad abbracciarmi
Leo: Noi non ti abbandoneremo mai come tutti i ragazzi che sono qua da tanto
Io: Grazie ragazzi
Tony: Tra poco dobbiamo andare alla chemio. Pronta?
Io: No
Lei si stacca e mi guarda tenendomi dalle spalle
Cris: Vengo io con te così ci conosciamo un po'
Io: Ok
Cerco di asciugarmi le lacrime
Alfredi: Grazie ragazzi
Lisandri: Grazie Cris

Braccialetti Rossi 4Where stories live. Discover now