Capitolo 10 - pt 1

Start from the beginning
                                    

«Ho pensato che volessi mettere dei vestiti normali al posto di un vestitino da cameriera...» sussurrai mentre lo tirai su per abbracciarlo e tranquillizzarlo di nuovo. Sapevo che non si fidava di me. Sapevo che aveva paura di me, ma non sapevo come potergli dimostrare che ero diverso, perché fino a quel momento mi sono comportato come un mostro o meglio dire, come il mostro che Michael e Kevin volevano che io fossi.

«T-Ti prego, non a-anche tu...» singhiozzò flebile e potei sentire il mio cuore spezzarsi definitivamente. Sentì il mio petto farmi male e odiai essere me. Lo strinsi di più, perché non riuscivo a fare altro. Non riuscivo a parlare, perché sapevo che se l'avessi fatto avrei pianto.
Gli accarezzai la schiena e i capelli. Provai a cullarlo ancora, esattamente come so faceva con i bimbi, perché alla fine lui era solo un bambino. Aveva solo quattordici anni.

Avevo la sua età quando abusarono di me.

Gli baciai i capelli e ripetei un "Ssh" leggero. Non sapevo se era più per lui o per me. «Stai tranquillo piccolino» sussurrai trattenendo il forte magone in gola «Non ti faccio niente» sussurrai ancora e questa volta dovetti trattenere anche le lacrime «Te lo premetto che non ti farò mai più nulla» chiusi gli occhi stringendolo ancora un po' «S-significa che mi...» singhiozzò più forte, agitandosi ancora «M-mi u-ucciderai?» provò a spingermi tremando.

Questo ragazzino pensava che volessi ucciderlo e non mi stupivo. Mi aveva sentito dire queste parole parecchie volte e sempre perché stavo conducendo le persone alle loro ultime ore di vita. Lui mi aveva visto portare via l'ultimo respiro di molte persone. Non avevo la minima speranza che mi credesse.

«No Manuel» lo staccai prendendogli il viso tra le mani e lo guardai negli occhi. Lo guardai in quei suoi occhioni gonfi, rossi, stra colmi di lacrime e distrutti per tutto quello che aveva subito. «Non ti u-ucciderò» sorrisi facendomi scappare una lacrima «So che non mi crederai, ma mi impegnerò al fine che tu possa farlo» tirai su col naso, mentre lui rimase immobile per lo shock «Hai tutte le ragioni del mondo per non credermi, ma questa volta sono io a pregare te» gli baciai la fronte e lo abbracciai di nuovo.

Per mio grande stupore ricambiò l'abbraccio e mi strinse forte. Forse guardarmi negli occhi gli aveva fatto capire che ero sincero. O forse mi asseconda per paura.
«Manuel, so che non servirà a nulla ma ti chiedo scusa. Per tutto.» le lacrime avevano preso a rigare copiosamente le mie guance e decisi di non trattenerle. Non l'avrei fatto questa volta.

«Perché?» chiese con un sussurro. «Perché io avevo la tua età quando la mia vita fu distrutta da Kevin e da mio padre. Avevo la tua età quando entrambi abusarono di me. Ed ero poco più grande di te, quando la paura vinse su di me. Sono diventare un mostro perché avevo paura, ma non voglio più essere un mostro.» Singhiozzai e mi staccai da Manuel. Lui mi fissava incredulo. Era totalmente scioccato da quello che gli avevo appena detto, ma non tremava più o almeno non per la paura nei miei confronti.

Mi avvicinai al mio armadio e presi dei vestiti a caso, per poi girarmi e tornare da lui. «Tieni, mettiti questi.» li prese delicatamente e sorrise.
Ricambiai il sorriso e ritornai al mio armadio per prendere un cambio anche per me e optai per qualcosa di più comodo dello smoking.
Mi cambiai velocemente, dando le spalle a Manuel che lo sentì vestirsi anche lui. Poi mi girai e mi sedetti sul letto.

Continuava a fissarmi e sorrideva, ma non capivo il perché «Perché sorridi?» mi decisi a chiederglielo e lui sospirò «Lo sapevo che tu eri buono in fondo. Si vedeva. Però avevo paura che fosse solo apparenza» rivelò.
Quelle parole mi scaldarono il cuore e sorrisi anch'io asciugandomi il viso. Si avvicinò a me e mi abbracciò «Mi dispiace per quello che ti è successo. Perché non ci aiuti a scappare? Potresti venire con noi e denunciarli con noi. Potremo dire che anche tu sei una vittima e magari potresti avere una pena minore se ti giudicano come tale» disse e per un secondo mi eccitai al pensiero di potermi salvare, di poter salvare tutti e tre e chissà quante altre persone. Ma la mia paura era troppo forte «Sarebbe bello se potessi farlo. Quei due riuscirebbero a prenderci e ammazzarci in pochissimo tempo. Non credo ci sia speranza» risposi «C'è sempre speranza» mi guardò in volto e mi sorrise di nuovo.

RibelleWhere stories live. Discover now