12° Capitolo

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Dopo quel bacio, che sembrò più bello perché rappresentava la nostra voglia di rimanere sempre insieme, tornammo a casa, naturalmente la sua, la mia non era più un posto dove potevi essere te stesso.
Sapevo che i genitori di Andrea non sapevano niente, ma in cuor mi avevo la continua paura che i miei genitori potessero dire loro qualcosa, qualcosa che ci avrebbe impedito di vederci, di parlarci, di sentirci, ma mai, non ci avrebbero mai potuto impedire di amarci.
Siamo entrati e come tutte, anche se poche, le volte ho salutato i suo genitori e siamo andati nella sua stanza.
Ah quanto mi piaceva quella stanza, era come essere abbracciati da lui. Ogni singola cosa aveva un significato per lui.
Rimanemmo molto lì, fino a che non guardai l'orologio e vidi che era quasi ora della mia mia seduta dalla psicologa.
Mi inventai una scusa per andarmene, ma poco prima di uscire i sui genitori mi fermarono e mi chiesero una cosa.
"Sappiamo che siete molto amici e che vi volete un mondo di bene, ma crediamo che forse è meglio se per un po' non vi vediate."
Mi disse la madre.
"Mi dispiace contraddirvi, ma dove sarebbe il problema?"
"Ecco.......tua madre ci ha detto che in questo periodo non sei molto.....bhe......stabile di mente. Noi vogliamo solo che nostro figlio stia bene. Come lo vuoi anche tu, vero?"
"Si, certo"
Le risposi e uscii.
Pieno di rabbia e frustrazione corsi a casa.

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