[Sugawara x Reader] 'Our First Date'

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-Sei sempre così diretta, cara. A volte fai paura pure a me- ridacchia papà, in gran parte serio

-Lo so, tesoro. Ora voi due vedete di mangiare. Poi vi sistemate e tu porti tua sorella a casa di Koushi-

-Non dovresti chiamarlo per nome, mamma...Non lo chiamo così nemmeno io e sono la sua ragazza...-

-Lui mi ha dato il permesso di farlo e allora io lo faccio. Se poi te lo chiami ancora per cognome, beh, non è una cosa che mi concerne-

-Quanta crudeltà in una sola persona...-

-E perché dovrei portarla io da suo moroso? Sa arrivarci anche da sola. Anzi, io non so la strada e lei sì, fa prima ad andare via per conto suo- si lamenta Akira, portando tra le labbra un boccone di riso

-Perché così fai un favore alla tua adorata mamma, che non deve tirare fuori la macchina dal garage-

-Approfittatrice- bofonchia mio fratello, ma il suo volto è l'immagine propria della rassegnazione

Terminiamo il primo pasto della giornata ascoltando i nostri genitori discutere di piani per la giornata e di lavoro e, non appena finiamo, ci ritiriamo nelle nostre camere per sistemarci.

Beeeene. Sono le dieci e mezza e Sugawara-kun mi ha detto di andare da lui verso mezzogiorno così andiamo assieme fino al parco per il picnic.

Dopo essermi fatta un paio di conti di quanto tempo possa prendermi la mia preparazione, entro in camera e subito il vento freddo mi investe. Chiudo la porta e mi poso contro di essa, stringendomi nel mio bel pigiama.

Dai, ce la puoi fare. Devi solo andare a chiudere la finestra.

Prendo un grande respiro e torno dentro alla stanza. Lotto contro il clima invernale e, finalmente, riesco a raggiungere la finestra e a chiuderla. I brividi mi attraversano il corpo per un istante e, subito dopo, vado a caccia dei vestiti che avevo pensato di indossare per questa nostra uscita. Prelevo dall'armadio un maglione (c/p) grosso e lungo fino a metà coscia. Tiro, poi, fuori delle calze nere e recupero degli stivaletti carini, assieme a una cintura.

Busso alla porta del bagno che condivido con Akira e, non sentendo risposta, deduco che sia libero e vi entro. Mi lavo denti, viso e poi passo a vestirmi. Indossare le calze senza distruggerle o rovinarle è sempre stata una missione quasi impossibile per me perché riesco a non danneggiarle solamente se non sono di fretta. Peccato che praticamente in tutte le occasioni dove le porto non abbia un secondo da perdere e debba sbrigarmi. Oggi, però, pare che sia il giorno dell'eccezione, perché le calzo con calma e non le rovino minimamente. Prendo il maglione e metto addosso anche quello e, per ultimo, scarpe e accessorio. A questo punto è solo il trucco a mancarmi e, per risaltare un po' gli occhi, opto per il semplice: molto mascara. Evito la matita o l'eyeliner perché: uno, non ho l'eyeliner; due perché ho paura di renderli troppo scuri e non sortire l'effetto sperato.

Sistemo un po' la chioma (c/c) ed esco dal bagno, pronta ad andare nonostante manchino ancora venti minuti.

La porta del bagno si chiude nuovamente e, questa volta, so che c'è mio fratello dentro. A lui ci vogliono poco più di dieci minuti per prepararsi e, una volta fuori, mi richiama e mi invita a seguirlo fuori. Prendo la borsetta, al cui interno ripongo le chiavi di casa, il telefono e quelle due o tre cose che Sugawara mi ha chiesto di portare e lo seguo.

Salgo sul sedile del passeggero e mi allaccio la cintura. Lui fa lo stesso e poi mete in moto.

-Allora? Dove devo andare?-

Lo guido per le strade della nostra cittadina e, quando arriviamo davanti al suo palazzo, lo noto già giù, intento a guardare qualcosa nel telefono.

Mi slaccio la cintura, ma prima di poter scendere, Akira mi richiama, afferrandomi il polso.

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