14. La storia di Ander.

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Ander aspetta la conferma che gli do con lo sguardo quando pronuncia quella frase che mi scuote completamente. Cerco di nasconderlo, ma un brivido mi percorre la pelle facendola accapponare quando mi passa l'indice lungo il braccio. Sospira, fissando il suo indice e, poi, le sue labbra si curvano in un sorriso malinconico.

«Mamma e papà morirono in un incidente stradale la mattina di San Valentino. Avrei dovuto esserci anche io in quella macchina, ma decisi di andare con l'autobus. Li salutai per andare a scuola, avevo solo otto anni. Non li ho più rivisti.» le labbra sottili formano una linea retta e gli occhi traspariscono tutta la nostalgia che prova a causa della loro mancanza. Resto in silenzio, incapace di parlare. Continua ad accarezzarmi ed io, incapace di muovermi, lo lascio fare anche se dovrebbe essere l'opposto. Dovrei essere io a consolarlo.

«Ricordo che ero in classe quando arrivò la preside. Disse di andare in presidenza davanti a tutti e ci andai anche se ero un po' stranito da questa cosa. Non avevo fatto nulla in quel periodo. Arrivati lì, mi disse che i mei genitori erano in ospedale e che se fossi voluto andare, avrei dovuto farlo con un adulto.» fece una smorfia indecifrabile e io continuai a fissarlo finché non mi fissò con quegli occhi glaciali. «Il problema era che non avevo nessuno.» prende un respiro profondo. «Li ho potuti vedere solo all'interno di una bara, al funerale.»

Inconsciamente, penso a quanto avrei voluto conoscerlo prima, vedere quanto dolore ha subito e stargli vicino. Vorrei averlo conosciuto prima per dirgli di vivere a casa mia. Non era delle migliori, lo so, anzi...ma almeno avrebbe avuto un tetto sotto cui vivere al sicuro, un pasto caldo a pranzo e a cena e un supporto da parte mia e di Kyle. Non è tanto, ma è qualcosa che a lui è mancato per la sua adolescenza.

«Sono morti a causa di un incidente stradale...almeno così mi avevano detto...» abbassa lo sguardo cercando di nascondere le lacrime che gli scendono copiose sul viso. Gli alzo il mento con le dita, accarezzandogli il viso e scacciando le lacrime con i polpastrelli. Mi osserva senza dire niente, mentre le lacrime sembrano un fiume in piena. Dentro di me, tiro un sospiro di sollievo: allora Ander non è il mio fratellastro. Mamma aveva detto che Mike era in missione e lavorava nella marina militare. Ma, mi chiedo se tutto ciò ha a che fare con Ander.

Continua, con la voce rotta: «Ho scoperto poi che papà era un poliziotto sotto copertura. Aveva arrestato poche settimane fa uno dei capi della droga del quartiere...è stato ucciso insieme a mamma dagli scagnozzi di questo ragazzo arrestato, mentre stavano andando al lavoro. Cinque colpi di pistola hanno colpito papà che è morto sul colpo. L'auto è andata fuori strada, cadendo giù da un ponte. La mamma è morta subito dopo per l'impatto che la macchina ha avuto con il suolo. Ciò ha permesso a tuo padre di lavorare e di creare ciò che sta facendo ora.» rabbrividisco al pensiero che mio padre, da quest'orribile tragedia, ne abbia ricavato il suo attuale ''lavoro''. Ho la rabbia che divora il mio intestino, immaginando ciò che ha passato il ragazzo al mio fianco che ha quell'apparente sguardo da duro per coprire l'enorme cuore che ha. Ander non si apre a chiunque, ma l'ha fatto con me e questo non fa altro che rendermi orgogliosa di lui.

«Ho vissuto per due anni da solo in questa casa. Tra scuola e casa ero diventato un bambino solitario. Mi sono chiuso in me stesso senza che nessuno se ne accorgesse, perché troppo spaventati da ciò che poteva succedergli se fossero stati al mio fianco. Papà aveva semplicemente fatto il suo lavoro e, in realtà, avevo paura che venissero a prendermi.» abbozza un sorriso, nuovamente malinconico, mentre accarezza il bracciale nero di stoffa che porta al polso. Mi allontano di qualche centimetro togliendogli le mani da viso, lasciandogli un po' di spazio per riflettere su cosa dire, ma lui mi tira il polso pregandomi di restare e di tenergli la mano con gli occhi. Questo gesto mi spezza. È indescrivibile esprimere come mi guarda. È un mix di dolcezza, tristezza e dolore. Quello che non ho mai visto.

One step closer.Where stories live. Discover now