4: Parco

6 0 0
                                    

E' mezzanotte, il gruppo di Ottaviano si è disperso fra le strade buie di New York e io, Will e Frank usciamo ora da casa Di Angelo. Da quello che ho capito, Leo passerà la notte lì. Prima di andarmene ho provato a chiedere alla ragazza, Bianca, come mai portasse anche di inverno una maglia così lunga. Il fratello Nico mi ha letteralmente spinto fuori dalla porta. 

Non ci siamo nemmeno presentati, ma la cosa non mi urta come il fatto che non mi hanno risposto in merito allo strano simbolo sulla loro porta. Sembra la parodia di un crocifisso, ma ho notato una Bibbia dentro la casa, e mi sembrerebbe contradditoria come cosa. Da quando siamo in strada non abbiamo quasi aperto bocca. Francamente sono sorpreso della facilità con cui ci siamo sbarazzati di Ottaviano e compagnia, anche perché avevo perso le speranze che fossero dotati della particolare capacità del demordere dopo averci inseguito per mezza città - urlando insulti molto coloriti, per altro. 

Frank è completamente perso nel mistico mondo della sua mente, e io non sono nessuno per osare interrompere i complicati e filosofici flussi dei suoi pensieri. Will invece mi lancia continue occhiate in sottecchi, come a tenermi d'occhio. Forse la sua intenzione è quella di passare inosservato, ma io mi accorgo perfettamente che quando sposto lo sguardo su di lui distoglie gli occhi. Non sono mica un idiota, io.

Poco dopo, Frank sale sull'autobus e ci saluta distrattamente, con la promessa di vederci a scuola il lunedì. Io e Will rimaniamo soli, e a qual punto decido di snodare il grumo di sospetti e problemi che le sue occhiate hanno ingarbugliato nel mio stomaco. E poi, ho una morbosa curiosità nel sapere il perché. 

"Allora?" Domando, ficcandomi le mani nelle tasche. 

Lui sobbalza. "Allora cosa?"

"Che c'é?"

"Cosa?"

"Cosa hai?" Sbuffo, e una nuvoletta di fumo bianco accompagna le mie parole. 

Will assottiglia gli occhi azzurri. "Perché, tu hai qualcosa?"

Gli lancio un occhiata. "Ma che razza di domanda è?"

"Emm...una domanda qualsiasi?"

"Pff, ritenta. E prova a non arrossire," gli batto un pugno amichevole sulla schiena. "Normalmente aiuta a non farsi beccare quando si sparano balle."

Will alza le iridi al cielo. "Io non ho niente."

Non so perché, ma ho l'impressione che abbia sottolineato volutamente quell'io. Assottiglio gli occhi, insospettito. "Stai per caso insinuando che io abbia qualcosa?"

"Non ho detto questo." Chiarisce lui istantaneamente, alzando le mani. Il suo sguardo indugia un secondo su di me, un secondo di troppo. "Ma tu...come stai?"

Adesso sì che sono davvero perplesso. "Come sto? Perché cavolo me lo chiedi? Sto bene." Sinceramente non capisco cosa voglia sapere Will. 

"Oh, okay." Lui mi lancia un sorriso di circostanza, poi riprendiamo a camminare in silenzio. Passiamo diverse case, accompagnati solo dal rumore dei nostri passi e sovrastati dall'immensa e impenetrabile coppa di oscurità che ci sovrasta, che nemmeno le stelle, né tanto meno i lampioni, riescono a scalfire. Will continua a lanciarmi occhiate convinto che io non lo veda, e  sto perdendo piano piano la pazienza. La sento quasi deteriorarsi passo dopo passo. 

"Will." Lo chiamo, quando ormai siamo nei pressi di casa sua. 

Lui sembra riemergere dalla pozza dei suoi pensieri. "Sì?"

"Che c'é?"

Stringe le labbra. Apre la bocca, ma nei suoi occhi leggo la fugace risposta che decide di non esprimere; li attraversa fulminea in un unico lampo di indecisione. So per certo che ha cambiato la sua domanda, quando chiede: "Bianca, Nico e Hazel...Non ti hanno ricordato...qualcosa?"

Natura Morta/ Bianca Di AngeloWhere stories live. Discover now