-Cantami O Musa-

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Cantami o musa della sacra creatura che il cibo degli immortali rende sì dolce.

Un tempo ad Efeso viveva una comunità di sacerdotesse consacrate al culto di Artemide.
Gli abitanti della città nutrivano per loro al contempo rispetto e timore, non si avvicinavano mai al tempio, e raramente riuscivano a scorgere una sacerdotessa nel bosco.

Su di loro si udivano diverse leggende, alcuni dicevano che si nutrissero di solo nettare, altri che fossero ninfe e che nascessero dai fiori, altri ancora giuravano di averle viste correre nei boschi con la spada al fianco.
Venivano chiamate le Melisse, perché erano le discendenti della ninfa Melissa, nutrice di Zeus che lo aveva sfamato con l’ambrosia durante i suoi primi anni di vita. Era l’unica che conoscesse la ricetta del sacro cibo degli dei e aveva istruito le sue figlie così da poter soddisfare le richieste di tutti gli immortali.

Questo era ciò che si narrava, ma nulla si sapeva dei loro riti, nessuno era mai riuscito a scambiare una parola con loro, e anche chi sosteneva di averle viste ammetteva di non essere certo se si fosse trattato della realtà o di una visione di sogno, perché si era sentito come stregato e confuso da una potente magia.

Ma alla fine le Melisse rimanevano sullo sfondo della frenetica vita cittadina, nessuno aveva un reale interesse a saziare la propria curiosità al riguardo, era più divertente infiammarla con racconti sempre nuovi e fantasiosi.
L’unico fatto reale e connesso alla presenza del tempio di Artemide avveniva esattamente nove mesi dopo le Efesie, la festività più importante per gli abitanti della città, che ricorreva ogni anno nel mese di Artemisio, in cui cade l’equinozio di Primavera.
Nessuno sapeva come o perché, ma nove mesi dopo i banchetti, le danze sfrenate e l’abbondante vino di quel giorno di festa venivano trovati dei pargoletti di pochi giorni in prossimità del paese e per le matrone facoltose era un privilegio prendersene cura in onore della dea.

La loro nascita era avvolta dallo stesso mistero che velava le Melisse.

Ma quello che per gli uomini è nebbia di mistero, per gli immortali è chiara luce del Sole.

Ogni anno Apollo passava col suo carro sopra Efeso nel giorno della festa e vedeva ciò che nessun altro poteva immaginare. I giovani della città, ebbri dopo i banchetti, correvano a giocare nei boschi e diventavano preda inconsapevole del rito delle Melisse.

Le ragazze scendevano dal tempio e li incantavano con bevande magiche ed afrodisiache così che, dopo aver giaciuto con loro, questi perdessero ogni ricordo dell’accaduto.
Il frutto dell’amore sbocciava nove mesi dopo, ma mentre le femmine venivano consacrate a Artemide ed iniziate al culto fin dalla nascita, i maschi venivano lasciati dove qualcuno della città potesse trovarli e prendersene cura.

 Il frutto dell’amore sbocciava nove mesi dopo, ma mentre le femmine venivano consacrate a Artemide ed iniziate al culto fin dalla nascita, i maschi venivano lasciati dove qualcuno della città potesse trovarli e prendersene cura

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⏰ Last updated: May 10, 2022 ⏰

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Nettare e AmbrosiaWhere stories live. Discover now