17 GENNAIO

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<<Hai una sigaretta? Ho dimenticato il pacchetto a casa, di nuovo>> Fujiwara è seduta accanto a me, guarda nel vuoto, verso il mare della baia di Yokohama.

Le passo la mia scatolina, prende una cicca e mi ridà il pacchetto.

È strano del come io e lei siamo riusciti a mettere da parte quello che è successo finora. Onestamente, io ogni tanto penso ancora alle discussioni che abbiamo avuto in passato. Anche lei è nella mia situazione, almeno credo.

<<Non devi andare con gli Haitani?>> le chiedo, sentendo delle moto accendersi poco distante.

<<Oggi sono venuta con la mia>> dice lei, scuotendo via un po' di cenere dalla sigaretta, <<Nel bigliettino che mi hai lasciato nella cassetta della posta mi avevi scritto che volevi parlarmi, quindi non volevo costringere Rindou e Ran a stare qui più del dovuto>>.

Gentile.

<<Allora>> inspiro <<Sinceramente, è vero quello che dicono su di te?>> domando, mordendomi la lingua. Probabilmente chiedere così, di botto, qualcosa che può portare a dei discorsi pesanti non è un buon inizio per la conversazione.

<<Dicono tante cose su di me, cosa vuoi sapere di preciso?>> è la sua solita voce: melliflua, ma distaccata. Mentre lo dice, si gira verso di me, tenendomi i suoi occhi scuri addosso. Sorride.

<<Ti sei davvero fatta tutti quelli della Tenjiku?>> alla mia domanda lei sospira, facendo cadere un po' di cenere dalla sigaretta.

<<Dipende da cosa intendi con "fatta">> torna a guardarmi con quegli occhi dolci che, ad essere sincero, mi fanno davvero impazzire. <<Se intendi baciato, allora si, mi sono limonata un bel po' di gente, forse otto o nove persone diverse>> ammette, scrollando le spalle e riportandosi il filtro alla bocca. <<Se intendi con chi ho scopato, allora mi spiace deluderti>>.

<<Nessuno?>> soffoco una risata. Sta scherzando, chiaramente.

<<Mi piace divertirmi ma non sono la troia che pensi>> specifica <<Chiedi a Ran, Rindou, Izana, Kakucho, pure Shion mi è stato dietro per un po', tutti ti diranno la mia stessa cosa>>.

Rimango zitto. Non penso mi serva andare da tutti i membri per farmi dare la loro lista di partner sessuali. Le credo, all'ottanta percento, almeno.

<<Me l'hai chiesto perché sei un gigolò?>> ridacchia lei, facendo un altro tiro.

Forse, per una volta dovrei essere sincero con me stesso. La trovo dannatamente affascinante quando risponde alle mie provocazioni, specialmente quando ride e mi guarda con quei suoi occhi scuri. Dio mio, che bella.

<<Perché hai baciato così tanti ragazzi?>> le chiedo, mettendo da parte la frecciatina che mi ha lanciato qualche istante fa.

Prima di darmi un'effettiva risposta, si rigira la sigaretta tra le dita e si lascia scappare un piccolo sbuffo.

<<Sai che non lo so? Mi annoiavo e, anche se suona strano, volevo provare qualche sentimento>> confessa, girandosi a guardare verso il mare. <<Non penso di essere mai stata capace di amare qualcuno, vado a tentativi con i ragazzi che trovo intorno: magari scatta una scintilla diversa da quella del mio accendino>>

Rido alla battuta finale.

<<Non suona strano, cioè si, ma capisco, credo>> vorrei continuare questa conversazione, proprio perché sta tendendo ad argomenti interessanti e che, normalmente, Fujiwara non tirerebbe mai fuori.

Un po' come me, che non ho ancora tirato fuori la notizia della settimana: sono stato lasciato.
Si, Fuyuku mi ha dato un due di picche, giusto qualche giorno fa. È stata la relazione più lunga che io abbia mai avuto, praticamente.

<<Sconvolto che io non abbia la minima idea di cosa voglia dalla vita?>> mi domanda. Noto che oggi è particolarmente loquace.

<<Sai com'è, Fujiwara, da quando ti ho conosciuto ho sempre pensato che tu fossi una con le idee chiare in campo di relazioni>> rido, aspirando un po' di fumo.

<<Da che pulpito>> mi canzona <<Tu, che cambi più ragazze che mutande, coglione>>.

<<Touché>>

<<Perchè lo fai?>> mi chiede, con stizza. Si capisce lontano un miglio che è arrabbiata.

<<Perchè mi piace farlo>> rispondo con nonchalance di fronte alla sua ira. <<Un po' come te, lo fai senza un motivo chiaro, continui con qualcuno finché non ti annoi, Fujiwara>>.

<<Sono Yuna, non Fujiwara>> ringhia lei.

<<Non ti chiamerò mai con il tuo nome, Fujiwara, non siamo così tanto amici da farlo>> le dico.

Sinceramente, non capisco perché ogni tanto se ne esca con questa aggressività.

<<Va bene, Shuji>> sbuffa, <<Come vuoi tu, allora>> dice, molto contrariata.

Il discorso si sospende lì, nessuno fiata. Rimaniamo a guardare il tramonto sul porto di Yokohama. Il cielo che si tinge di arancione, i palazzi che si punteggiano di piccole luci, la brezza fredda di gennaio che investe tutta l'aria.

E i brividi di stare vicino a Yuna.

È da quando l'ho conosciuta che non riesco a starle vicino senza fare questi pensieri. Lei non è una ragazza prevedibile: me la sono ritrovato nei ranghi alti della Tenjiku, mi ha stalkerato per non so nemmeno quanto e poi mi passa accendino e sigaretta. Sarebbe davvero più facile risolvere un cubo di rubik da bendato che indovinare la sua prossima mossa.

E questo mi fa impazzire.

<<Fuyuku?>> chiede poi. Stavolta la voce è calma e la sua espressione è tranquilla.

Ah, lei. Speravo di non tirare fuori l'argomento, ma so che se anche tentassi di raggirare la domanda, Yuna troverebbe un modo per avere la risposta che cerca. È brava in quello che fa, e ne è al corrente.

<<Mi ha lasciato>> rispondo semplicemente, inspirando un po' di fumo.

<<Oh>> è la sua reazione. Ma non è un "Oh" di delusione, è più un "Oh" misto di sorpresa e sarcasmo, del genere "Sapevo che non sarebbe durata, però è stata lunga come cosa, vabbè".

Di nuovo, piomba il silenzio. So che sta pensando bene a cosa dire, il problema è che io non ho la più pallida idea di cosa potrebbe partorire la sua mente: una battuta? una risata? un "godo"? un'altra domanda a sproposito, del genere "ma hai scopato, almeno?"?

Imprevedibile, è questo il suo aggettivo. Yuna è fottutamente imprevedibile.

Inizialmente, senza aggiungere altro, si alza, ma poi, si avvicina a me.

<<Per curiosità, quante ragazze hai baciato in totale?>> mi chiede, prendendo il suo casco sottobraccio. Inaspettato, ma che lo dico a fare?

Faccio un veloce conto con le dita e nel mentre le nomino pure, giusto per non dimenticarmene nessuna. <<Nove>>.

E d'improvviso, le sue labbra si fiondano sulle mie. Non ho capito assolutamente nulla, ma non mi sono tirato indietro. Da una parte avrei voluto togliermi, giusto per vedere la sua reazione, ma dall'altra, cazzo, che labbra morbide.

<<Ora sono dieci>>

10 RAGAZZE | Hanma ShujiWhere stories live. Discover now