Delusione:

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Varco la soglia di casa, sbattendo la porta con violenza e appoggiandomici sopra con la schiena.
<ELENA! APRI LA PORTA, SUBITO!> urla Chiara, la voce che trema.
Sento i singhiozzi farsi insistenti dietro il legno della porta, il "fratello" che la consola.
"Non ti preoccupare, andrà tutto bene" sussurra "Ti perdonerà"
Lei sta piangendo, per colpa mia.
Dovrebbe essere la mia migliore amica, invece ha lasciato che sua madre si rifacesse una vita...CON MIO PADRE!
Con il donatore di sperma che mi ha generato, lo stesso uomo che mi ha abbandonata e che ha fatto passare le pene dell'inferno alla mia di madre.
Lo stesso che ha lasciato delle cicatrici eterne, permanenti, costanti, che rimarranno per sempre sul suo corpo.
Come ha potuto lasciarle fare una cosa del genere?
Non le importa di me? Tutti quei momenti di panico in cui era presente...è sempre stata presente, mi accarezzava, mi abbracciava.
A saperlo prima, se si fosse anche azzardata a toccarmi il braccio io mi sarei disinfettata la spalla, senza dubbio.
Il sentimento di ripulsione che provo verso di lei è indescrivibilmente forte, lo sento nella pancia.
Secondo andarsene, ora.
Non sono lucida, non ragiono con la testa, e quando mi trovo in queste situazioni faccio cose di cui mi pento sempre dopo.
Per quanto io li stia odiando non sono abbastanza cattiva per alzare anche solo un dito e metterglielo addosso, questo mai.
Nè a lei e tanto meno a lui
<No! Ti odio, vattene via> sibilo a bassa voce.
Rabbrividisco quando udisco il suono della mia voce: è così freddo, gelido, sembra robotico.
Come se qualcuno mi avesse tolto il cuore, strappandolo per farne uscire le emozioni per poi rimetterlo al suo posto, come se nulla fosse...andandosene via con la mia anima e le mani imbrattate di sangue.
Mi sento svuotata...come è potuto succedere?
Come? Come? Voglio saperlo.
Lo esigo, ne va della mia stessa sanità mentale, non posso vivere con una cosa del genere che mi sporca la coscienza.
Non posso.
Non voglio.
Ne va del mio bene e di quello di mia madre.
<Andiamo, APRI QUESTA DANNATA PORTA O LA SFONDO A CALCI!> i tonfi si susseguono, facendosi sempre più rumorosi man mano che il legno cigola.
Non è possibile che sia lei a cercare di sfondarla, non ne ha la forza.
Senza che io possa darmi il tempo di pensarci due volte la mia mano si posa sulla maniglia, stringendola affinché la porta non ceda.
Non voglio guardarli in faccia, nemmeno lui, soprattutto lui
È mio fratello, mio fratello dannazione, e l'ho scoperto solo oggi.
Non un amico, mio fratello.
È imparentato con me...qualche ora fa, nel bagno, eravamo troppo vicini.
Esageratamente vicini, sicuramente non nel senso fraterno.
E se ci fossimo baciati? Se in quel luogo così angusto le nostre labbra si fossero toccate, anche solo per un secondo, cosa sarebbe successo? Eh, cosa?
Per l'amor del cielo, un incesto?
Intrufolo la mano libera fra i miei ricci castani, tirandoli leggermente alle radici, come al solito quando sono tesa o in ansia.
E Chiara lo sa, sfortunatamente.
Probabilmente avrà spifferato tutto.
Non so come riesco a farlo, non so con quale forza lo faccio, ma forzo una risata. <È inutile che ci provi fratellone, INUTILE! NON APRIRÒ MAI QUESTA PORTA, MI CADESSE UN FULMINE IN TESTA. Anzi, sarebbe bello, così la faccio finita una volta per tutte. Tanto non ho più nulla da perdere!> ridacchio.
Gesù, sembro ubriaca.
Il dolore che sento mi sta facendo andare pazza, e mi piace: finalmente posso togliere i freni e lasciarmi andare alle emozioni, aspettavo da troppo questo momento.
Era troppo tempo che mi trattenevo, che reprimevo questo mostro dentro di me, spingendolo nel profondo del mio cuore come se non contasse nulla.
Ma in realtà contava e come, per questo gli avevo riservato un angolino, il suo angolino.
Adesso mi sembra di poter respirare di nuovo, finalmente.
Tutto pare così scuro intorno a me, tutte quelle risorse di negatività mi sarebbero servite un giorno, l'ho sempre saputo.
Un giorno avrei mandato a fanculo il buonismo...quel giorno è oggi.
Mi piace il dolore, mi piace perché ci sono abituata, perché lo conosco, mi dà conforto in un certo senso.
<Chiamerò tuo...nostro padre se non ci lasci entrare,CAPITO?> minaccia Matte- mio fratello.
In qualche modo, nonostante il legno ci separi, mi sembra di riuscire a vederlo.
Vedo la sua rabbia, quella rabbia che solo io riesco a capire, ma non sono l'unica ad avere questo problema.
È strano come io e lui siamo connessi, senza neanche conoscerci.
Lo sento, lo capisco...ed è mio fratello dannazione!
È cominciata oggi la scuola, non vedevo la mia migliore amica da tre fottuti mesi e vengo a scoprire che ha un fratellastro, fratellastro che poi è mio fratello, perché? Beh, semplice, sua mamma ha sposato mia padre senza neanche sapere che lo fosse.
Cristo santo, nemmeno in una telenovela spagnola saprebbe successa una cosa del genere, quindi figuriamoci.
<Chi tace acconsente, adesso lo chiamo> vedo tutto nero, e non è perché sto per svenire, ma perché riesco a sentire lo squillo del cellulare.
<NO, NON FARLO BRUTTO FIGLIO DI->
<Pronto?>
È la voce di mio padre quella...DI MIO PADRE!
I mormorii si susseguono, e già solo il fatto di non riuscire a sentire nel dettaglio cosa stanno tramando mi sta facendo uscire di testa.
<Sì, sto arrivando>
Eh? Come sarebbe a dire che sta arrivando? NONONONONONONONONONONO
NO. ASSOLUTAMENTE NO.
E menomale che mia madre è al supermercato, altrimenti sarebbe stato anche peggio.
Non. Deve. Scoprirlo.
<Sembra proprio che adesso si riunirà la famiglia> annuncia Matteo lo stronz- volevo dire, il figlio di buona madre.
Mi tremano le gambe, adesso vedranno di cosa sono capace.

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