Inadeguatezza:

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Lancio un rossetto contro lo specchio, frantumandolo in mille pezzi, le mani imbrattate di rosso.
Urlo, piango, mi dispero: <PERCHE?!> chiedo a me stessa, le lacrime calde e salate sgorgano sulle mie guance.
<PERCHÈ SONO COSÌ?!> osservo il mio corpo privo di vesti nel riflesso di quel dannato vetro, l'unica causa delle mie insicurezze, l'unica causa del mio rapporto col cibo.
Io...sono bulimica.
Cosa significa? Semplicemente che non mangio per giorni interi, poi magari alle tre di notte mi viene l'attacco di fame e ingurgito tutto ciò che c'è nel frigo...poi però mi sento in colpa, quindi vado in bagno e vomito.
Mi metto due dita in gola e vomito...altrimenti c'è sempre il lassativo, ma ci sono casi in cui mi viene anche spontaneo.
Il mio fisico è normale, molto formoso per essere una ragazza di diciassette anni, quello che tutte le ragazze vorrebbero: il seno e il sedere pronunciati, i fianchi larghi e la vita stretta.
Sono anche piuttosto alta rispetto alla media...tutti mi dicono che sono bellissima, "perfetta", una fottuta barbie, con l'unica differenza che io e lei condividiamo solo gli occhi azzurri: Barbie non ha i capelli castani e ricci, ma la chioma bionda e perfettamente pettinata, Barbie ha la pelle chiara e di porcellana, io invece ho la pelle olivastra e non così perfetta, colma di lentiggini sparse qua e là sul mio viso, ricoprendone la maggior parte.
Non ho neanche il suo bel visino, tanto meno il fidanzato e la vita da favola che ha lei.
Del resto se non sono lei c'è un motivo.
Ci sono volte in cui tutti mi dicono che sono anche meglio di Barbie e la sua intera combricola, eppure mi odio da fare schifo.
L'ho detto, sì l'ho detto.
L'ho detto, è vero, ma non per dire o perché cerco attenzioni, ma perché ci credo.
Chi ci crede che sono perfetta? Chi ci crede che sono bellissima? Chi ci crede che sono Barbie? Io no di certo, su questo non ci piove.
Ed effettivamente io la invidio Barbie, lei è magra, è magra come vorrei essere io.
Non è soggetta a quello che sto vivendo, è magra e felice.
Mangia senza preoccupazioni, senza dover rimettere tutto un'ora dopo o spaccarsi di palestra per recuperare, e neanche "mangiare sano" per il resto dei giorni a venire, per poi crollare e nutrirsi di tutto ciò che supera le 1200 calorie.
Lei neanche le conta le calorie.
Neanche si pesa, perché sa già che non ha preso un singolo grammo di grasso in più.
Vorrei essere più magra, lo vorrei tanto: lo desidero, lo bramo, lo esigo.
Eppure non ci arrivo mai, non sarò mai abbastanza, non sarò mai meglio di quello che sono adesso, non sarò mai meglio per me, non raggiungerò mai il mio ideale di bellezza.
Inizio a tremare, e non per il freddo, ma perché non riesco più a sostenere la vista che mi si para davanti.
Devo coprirmi.
Devo coprire il mio corpo, fosse per me mi strapperei gli organi uno a uno pur di non vederlo più.
Le mie mani si piantano con più forza sulla ceramica del lavandino, stringo le palpebre e piano piano sento incombere il mio rilascio.
Quella tipica sensazione di calore che mi avvolge, i giramenti di testa, i fischi nelle orecchie, il sangue che arriva al cervello, la nausea.
Più penso al mio corpo, più le sensazioni si rafforzano.
Stringo ancora di più la ceramica, le nocche diventano bianche cadaveriche dalla forza che imprimo.
Il dolore.
Quel dolore.
Stringo il labbro fra i denti ed un ultima volta alzo la testa.
È indescrivibile il sentimento di odio che mi pervade quando scruto quello che sono, quando guardo l'immagine riflessa dallo specchio.
Sono due le cose che odio: il cibo e lo specchio.
Ma come biasimare quel povero oggetto, mica se lo aspettava di avere davanti una come me.
Una che vorrebbe prenderlo a calci, a pugni, urlargli contro sino a perdere la voce...ma che non lo fa, semplicemente osserva, ostentando la peggiore disapprovazione per ciò che vede.
Lo specchio è stato fatto per gente vanitosa e piena di autostima, che pensa di essere una reginetta di bellezza incompresa ogni volta che si guarda.
Lo specchio, è stato creato da una persona che voleva semplicemente fare in modo che tutti noi potessimo farci belli in santissima pace, ma mica poteva avere anche solo una pallida, o confusa idea, che qualcuno come me lo vedesse come il demonio.
C'è chi ha paura dei mostri sotto il letto, e chi di mostro ne teme solo uno: il proprio riflesso.
Piano piano la terra comincia a mancarmi sotto i piedi, le mie ginocchia toccano il pavimento, venendo ricompensate da un impercettibile sollievo quando il freddo delle piastrelle sposa il calore della mia pelle tremante.
Per quella che vorrei fosse l'ultima volta mi inginocchio di fronte alla tazza e svuoto lo stomaco, perdendo definitivamente la ragione, e le energie.

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