Il calore di quel contatto si trasmise al corpo di Raven come una scarica elettrica. Non reagì, ma non riuscì a sottrarsi al suo tocco. Socchiuse gli occhi e si attardò in quella carezza, strofinandosi impercettibilmente contro le sue dita.

"Non stuzzicare il cane che dorme...", mormorò.

Le parole gli vennero fuori come una preghiera spezzata, come non avrebbe mai pensato di pronunciarle, lui così abituato a farsi desiderare, a farsi implorare.

Swan ignorò quella supplica. Indifferente come una dea, si tese quel tanto che le occorreva perché le sue labbra non potessero sfuggirle. Serrò le palpebre come si fa prima di un tuffo in mare, poi si lasciò precipitare in quel bacio che Raven accolse senza protestare.

Fu una sensazione del tutto sconosciuta, quella che provarono, quasi non si fossero mai baciati prima di allora. Indugiarono nello studio indeciso di quel contatto, ma fu solo una breve sospensione prima di prendere fuoco. Le loro bocche, infine, si riconobbero e si incollarono, schiudendosi in un bacio affannoso e disperato che lasciò entrambi senza fiato.

C'era qualcosa di ossessivo, di febbrile, nel modo in cui si cercavano. Sembravano più intenti a scavarsi dentro che a baciarsi, alla ricerca di un tesoro prezioso che non riuscivano ad afferrare. Quando le mani di Swan gli scivolarono sul collo e si serrarono sulle sue spalle, un lampo si accese nella mente di Raven, come un bagliore che squarcia il sereno della notte. Le strinse un braccio e la allontanò da sé con un gesto risoluto.

"Smettiamola, Swan!", biascicò sgomento. "È troppo sbagliato".

Lei sbatté le ciglia, come se la sua voce l'avesse risvegliata bruscamente da un sogno.

"Sbagliato?".

Si ritrasse di un passo e lo fissò confusa. Era convinta che anche lui l'avesse desiderato, persino più di quanto lo avesse desiderato lei. Quale pensiero poteva giustificare quella reazione? Ne ebbe un vago sospetto, sufficiente a metterla di cattivo umore.

"Io sono libera", puntualizzò lievemente seccata. "Per quanto ne so, lo sei anche tu. Non stiamo facendo torto a nessuno".

Raven approfittò di quel momento per sottrarsi alla sua vicinanza e scivolare di lato. Riportò il bicchiere alle labbra, come se avesse voluto annullare il sapore di ciò che era appena avvenuto.

"Discutibile", stabilì con il suo insopportabile tono distaccato. "In qualsiasi caso, non dovremmo".

Swan lo fissò accigliata. Era, quello, l'atteggiamento di lui che più detestava: quando agiva come se volesse cancellare un accadimento svuotandolo di ogni suo valore. Quella sua forma di negazione, che sembrava volerla sminuire, la rendeva aggressiva. La portava a tirare fuori frasi diverse da quelle che aveva avuto in mente di pronunciare.

"Quindi non importa se in questo momento io ti voglio e tu mi vuoi?".

Raven rise in maniera fastidiosa.

"Tu mi vuoi?", scandì con tono pungente. "Abbiamo già chiarito questo punto, mi pare: tu non hai idea di ciò che vuoi. Hai solo voglia di provare un'emozione nuova, di dimostrare qualcosa a te stessa o a qualcun altro. Non è me che vuoi, persino uno stupido lo capirebbe!".

Lei si drizzò sulla schiena come se dovesse prepararsi a fronteggiarlo in duello e lo squadrò con aria di sufficienza.

"Se anche fosse? Mi spieghi che problema c'è?", ribatté piccata. "Fai sesso con un mucchio di donne senza avere una relazione con loro. Lo fai per noia, per attrazione o solo perché in quel momento ti gira così, e immagino sia lo stesso per molte di loro. Adulti consenzienti che vogliono passare la notte insieme... che cambia?".

Laminae [SEQUEL di OPERA]Where stories live. Discover now