1.15 Dancing on the edge

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La prima reazione del suo ascoltatore fu di dubbia sorpresa. Raven inarcò un sopracciglio e lo fissò.

"Hai cancellato la tua prenotazione?".

Eagle sfoderò l'ampio sorriso di chi sa il fatto suo.

"Assolutamente no. Sulla carta sarò in Messico tra cinque giorni".

L'inglese gli indirizzò un cenno silenzioso di ringraziamento per quell'accortezza.

"Cosa vuoi che faccia?", riprese l'altro, senza dare il tempo a nessuno di replicare alla sua affermazione.

Raven valutò per qualche istante la sua offerta.

"Mi occorre che tu resti qui. Sei l'unico che sa davvero come gestire Phoenix, e lui ha bisogno di te come non mai, adesso".

Eagle abbassò lievemente la testa bionda e assentì senza chiedere spiegazioni che non gli occorrevano. Come era sempre accaduto, entrambi sapevano esattamente cosa fare. Erano una squadra rodata negli anni. Non avevano mai dubitato del fatto che quel tempo concesso loro dal completamento dell'Opera rappresentava solo una piacevole parentesi, una vacanza improvvisata da ciò che erano. Perché ciò che erano davvero, Eagle e Raven lo avevano sempre saputo e, a differenza di Swan e Phoenix, non avevano mai avuto la tentazione di fingere il contrario.

"Bene", sentenziò Raven a quel punto, come se tutto ciò che contava fosse stato già deciso, "la mia presenza qui non è più necessaria. Torno a Londra per il momento. Sistemerò un paio di faccende, poi verrò a prendere Swan e Charles. Ti è sufficiente per prepararlo?".

Ailleann gli rivolse un'occhiata dubbiosa.

"Per quanto tempo?".

"Vorrei poterti rispondere che si tratterà di qualche giorno al massimo, che sarebbe il miglior risultato possibile per noi, ma non credo sarà così. Un paio di settimane, Aillean. Spero non gli dispiacerà questa vacanza londinese con lo zio Rav".

Lei, finalmente, si lasciò sfuggire un sorriso, e insieme un lampo di tenerezza che le illuminò lo sguardo.

"Oh, penso proprio di no. È sempre stato un bambino curioso. Quando gli ho accennato la possibilità di visitare un posto nuovo con te è andato letteralmente su di giri. Temo, piuttosto, che ti darà del filo da torcere".

Raven rise di fronte alla sua espressione, che oscillava tra il divertimento e l'imbarazzo. I suoi occhi corsero a cercare Swan, che era rimasta in disparte dopo l'improvvisa apparizione di Eagle e non sembrava avere molta voglia di partecipare alla conversazione.

"Ci penserà Swan a prendersi cura di lui", affermò con tono sicuro. "Vero, Swan?".

Le schiacciò l'occhio e lei replicò con una smorfia.

"Visto che qui siete tutti tanto sicuri di chi dovrà fare cosa, credo che trascorrerò il resto della giornata con l'unica persona ancora capace di coltivare dubbi", sbottò, puntando decisa verso la casa senza degnarli di uno sguardo.

Eagle la osservò con una punta di sorpresa, ma Raven rise platealmente della sua reazione.

"Non essere così tesa, Swan!", le lanciò dietro divertito. "Hai l'istinto materno di una gatta, ma te la caverai".

Lei lo mandò al diavolo con un gesto della mano e si fiondò in salotto. Ailleann valutò per un istante quella sua bizzarra reazione e pensò fosse meglio andarle subito dietro, lasciando i ragazzi da soli.

Per qualche istante Eagle finse di interessarsi all'erba che stava scalciando distrattamente con la punta della scarpa.

"Stai giocando una partita pericolosa", mormorò infine. "Cerca di stare attento".

Non riusciva a non mettere nero su bianco i suoi pensieri. Forse era proprio quella sua abitudine che mandava Swan in bestia. Raven considerò che non potesse esserci un'altra ragione altrettanto valida per interpretare la tensione tra quei due. Eagle era così equilibrato, disponibile e gentile che quella era di certo l'unica spiegazione alle reazioni piccate di lei.

Rise di quel pensiero, e al contempo rise di se stesso, perché Eagle aveva detto, per l'ennesima volta, ciò che tutti pensavano ma che nessuno, nemmeno lo stesso Raven, osava esprimere ad alta voce.

"Sono un tipo dai gusti semplici", provò a scherzare. "Se non rischio almeno la morte non mi diverto".

"Non mi sembra il momento per il sarcasmo", fu la replica secca dell'amico.

Raven si zittì. Eagle era l'unico, in quel consesso, che poteva valutare realmente la gravità della situazione. A lui non poteva mentire, e blandirlo cercando di minimizzare non avrebbe sortito nessun effetto.

"Dimmi piuttosto quanto è seria questa faccenda", proseguì Eagle, studiandolo con uno sguardo attento. "Puoi farlo, sai che io non perderò la calma".

"Se non l'hai persa durante la Fine del Mondo, direi proprio di no", fu il vago commento che gli giunse in risposta.

"Allora?", insistette.

Silenzio.

Eagle non era tipo da farsi scoraggiare facilmente, ma Raven non avrebbe mollato su quel punto. Non avrebbe perso quel braccio di ferro ideale tra loro. Non lo faceva mai. Capì che non lo avrebbe schiodato dalla sua posizione nemmeno perseverando e, in fondo, aveva imparato nel tempo che poteva ottenere molte più informazioni dal suo irremovibile silenzio e dal suo ferreo diniego che dalle sue affermazioni. Almeno su quell'assenza non poteva costruire abili giri di parole.

"Ti prenderai cura di Swan?", chiese a quel punto, saltando immediatamente alle conclusioni, come se tutto il resto fosse già stato chiarito.

Glielo aveva domandato senza troppi fronzoli, ma si sentiva dalla sua voce quanto ci tenesse e quanto, una volta ancora, avesse messo da parte il suo orgoglio per fargli quella richiesta. Raven fece di sì con la testa.

"E tu?", replicò. "Ti prenderai cura di Phoenix?".

"Sai che lo farò. Mi chiedo solo chi si prenderà cura di te".

Il viso di Raven si atteggiò nella familiare smorfia ironica.

"Sei sempre così sentimentale, tu!", lo rimproverò beffardo.

L'altro, suo malgrado, sorrise a quella frase. Aveva utilizzato proprio quell'aggettivo con cui si divertiva a tormentarlo fin da quando erano bambini: sentimentale. Era un'etichetta speciale per Eagle. Poteva quasi affermare di esservi affezionato, perché negli anni aveva compreso gli innumerevoli significati che conteneva e che Raven non avrebbe mai confessato ad alta voce.

"Per fortuna lo sono, o non so come saremmo sopravvissuti!", commentò allegro. "Allora ci vediamo presto?".

In quello sguardo, Raven lesse un accento di viva speranza. Era la fede incrollabile di Eagle, quella. Il suo voler credere che tutto sarebbe andato bene, in un modo o nell'altro. Una qualità tanto rara e preziosa che lui non avrebbe mai voluto distruggere. Non con le proprie mani, almeno.

"Ci vediamo e basta", rispose, pensando di aver pronunciato le parole più sincere che poteva permettersi di scegliere in quel frangente.


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Ed eccoci alla fine della prima parte di Laminae!

Doors to Heaven è stato un passaggio, forse un po' lungo ma necessario, per riprendere i fili del discorso dopo sei anni.

Le porte del Paradiso erano chiuse, non c'era nessuna ricompensa ad attendere i nostri eroi dopo la fatica di aver salvato la Terra. Solo la necessità di trovare un posto nel mondo, senza ancora sapere di esserne o meno capaci.

Adesso, però, hanno una nuova missione e sembrano tutti (più o meno) concordi nel perseguirla. Il punto è capire se le relazioni tra loro glielo permetteranno o se occorre piuttosto aggiustare qualche ingranaggio prima di lanciarsi nella mischia.

Vi aspetto per la seconda parte 💛

Laminae [SEQUEL di OPERA]Where stories live. Discover now