1.10 Sadness is but a wall between two gardens

Magsimula sa umpisa
                                    

"Lo so", disse solamente.

C'era, in quel comportamento inusuale di Raven, qualcosa che non le tornava, e se esisteva un lato del carattere che Swan non aveva mai smussato era proprio la caparbietà quando voleva ottenere qualcosa.

"E allora?", insistette. "Qual è il problema?".

Fu in quel preciso istante che lui la guardò con una intensità che le riservava ormai in rare occasioni, e quella volta lei lo studiò con scrupolo, come aveva trascurato di fare in tutti quegli anni di quieta indifferenza. Quando, dentro quegli occhi grigi, lesse a chiare lettere la verità, uno strano brivido la attraversò. Istintivamente si avvicinò di un passo, poi esitò.

Raven continuava a stringere la tazza contro il petto, usandola più o meno inconsciamente come barriera tra loro. Swan sollevò le ciglia chiare come se le fosse possibile carezzarlo con quel gesto. Avrebbe voluto farlo davvero, ma sentiva di averne perso in qualche modo il diritto.

"Tu ci pensi ancora", bisbigliò, in un misto di incredulità e di dispiacere. "A noi due, ci pensi ancora".

Raven si limitò a guardarla dalla sua posizione di sicurezza, senza muovere un muscolo, senza un'ombra né una passione ad alterare il suo viso perfetto. La maschera che si era messo addosso e il modo in cui si era trincerato dietro le proprie mura fortificate erano una risposta esauriente per Swan.

Lei fece per dire qualcosa, ma si interruppe, incapace di sostenere ancora il suo sguardo, e iniziò a mordicchiarsi le labbra. Si sentiva in colpa anche se sapeva di non aver fatto nulla di male. La ragione non sembrava in grado di placare quella tempesta di passioni tristi che le stava esplodendo in petto.

Sentì che quella improvvisa burrasca la stava scaraventando indietro nel tempo, dando corpo alle fragilità e alle insicurezze dell'infanzia, riempiendole la testa con un solo pensiero: lo avrebbe perso. Pronunciando ad alta voce quelle parole si era condannata a perderlo. Un altro pezzo del suo cuore sarebbe scivolato via e lei non lo voleva. Il solo pensiero che potesse accadere le sembrava un nuovo lutto che non sapeva e non voleva affrontare. Non l'avrebbe accettato.

Gli mostrò gli occhi umidi di lacrime e lo implorò con la testarda disperazione della bambina che non sopportava un no come risposta.

"Abbracciami, ti prego. Abbracciami e dimmi che mi sto sbagliando".

Raven socchiuse le palpebre e scosse la testa con decisione.

Quando tornò a guardarla, c'era una traccia di dolore nelle sue iridi cinerine. O forse di rimpianto. Swan non riuscì a stabilirlo, dal momento che la confusione le aveva invaso la testa. L'unico pensiero lucido era il desiderio che aveva di cancellare quel momento e quella conferma che Raven le aveva dato. La conferma a un'idea talmente assurda da sembrare solo un brutto scherzo.

"No", esclamò determinata, "è impossibile! Tu non puoi...".

Di fronte a quella reazione scomposta e inaspettata, Raven la interruppe senza alcuna grazia, lasciando trasparire tutta la sua amara sorpresa.

"Io non posso cosa? Non posso amare qualcuno? Già, figurati se può amare, uno come me".

Le aveva risposto con un accento metallico e inespressivo. Ancora una volta aveva ricoperto con il sarcasmo il dolore pungente che stava provando. La sua fredda razionalità si stava già attrezzando per annullarlo del tutto, suggerendo che l'incubo di quella notte non era stato un caso né un errore: forse Swan non era come l'aveva sognata in tutti quegli anni.

Scivolò via da lei, poggiò la tazza vuota sul fondo del lavello, la aggirò come fosse un ostacolo da evitare. Swan sapeva perfettamente cosa stava facendo: Raven la stava cancellando. Perché non era in grado di reagire in altro modo. Aveva sempre fatto così, fin da quando era piccolo: quando qualcosa lo minacciava, lo inquietava o lo faceva soffrire, semplicemente pretendeva che non esistesse. Lo sapeva perché talvolta anche lei agiva così, ed era stato proprio Raven a insegnarglielo. Solo che lui era sempre stato molto, molto più bravo. E glielo stava dimostrando una volta ancora.

Laminae [SEQUEL di OPERA]Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon