1.6 Love is Colder than Death

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"Probabilmente non ne hai mai avuta una, con Swan", ghignò l'irlandese, schiacciando un occhio. "Vedrai che più tardi le passerà, come sempre".

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Swan rientrò in casa. Aveva il fiatone come dopo una corsa, le guance accese e le mani che tremavano. Si trascinò fino allo sgabello, piantò i gomiti sul ripiano della penisola e affondò le dita tra i capelli, tormentandoli. Ailleann la studiò cauta e indecisa. Per un istante aveva pensato che stesse piangendo, ma poi aveva realizzato che era solo terribilmente concentrata.

Mise da parte coltello e tagliere, e le si fece da presso. Le sfiorò il braccio nudo con le dita, ma subito le ritrasse: la sua pelle era lucida e fredda, come se fosse appena riemersa dall'acqua.

Quel contatto ebbe comunque il potere di riscuotere Swan. Sobbalzò, lasciò andare le ciocche serrate e passò rapidamente una mano sul braccio, quasi a voler cancellare qualcosa. Quando realizzò di essere sola con Ailleann, si interruppe di colpo e lo sfregamento si mutò in una carezza a se stessa.

"Senti, Swan", iniziò l'altra con tono pacato, mentre le si sistemava di fronte, "in tutti questi anni non mi sono mai intromessa nelle vostre questioni. Sono rimasta ad ascoltare quando avevate voglia di confidarvi e non ho fatto domande quando preferivate tacere. Siete l'unica famiglia che è rimasta a Phoenix. Siete i suoi fratelli e probabilmente i soli zii che Charles conoscerà mai, e io vi voglio bene, bene davvero. Permettimi, per una volta, di preoccuparmi per te, perché è evidente che non stai bene".

Swan sollevò le ciglia di scatto e le piantò gli occhi addosso, mostrandole senza remore la ferita che traspariva dal suo sguardo. Ailleann pensò che fosse una reazione incoraggiante ma, al contempo, si chiese se avesse fatto la scelta giusta, parlando d'istinto senza essere stata davvero interpellata. Nelle sporadiche occasioni in cui Swan e Eagle erano stati con loro, aveva avuto il tempo di raccogliere solo qualche segnale di quel malessere. Non aveva mai avuto la possibilità di stabilire con lei un rapporto tanto intimo quanto quello che suo marito aveva con Eagle. In più, pur essendo quasi coetanee, erano profondamente diverse per personalità, condizioni ed esperienze di vita.

Ciononostante, Swan le era piaciuta fin dal primo momento. Sembrava sempre ansiosa di poter proiettare su di lei tutte le domande rimaste senza confronto all'interno di quell'universo maschile in cui era cresciuta. Così quella mattina, pur senza sapere di preciso cosa stesse accadendo, Ailleann ebbe la certezza che Swan le stava chiedendo aiuto.

"Non stai bene per nulla", proseguì. "E già da un po'. So quello che i ragazzi dicono di te: grandi entusiasmi e profondi avvilimenti sono sempre stati nella tua natura, ma stavolta credo che sia diverso...".

"E cos'altro ti hanno raccontato?", la interruppe bruscamente la ragazza. "A parte il fatto che a Fulham mi hanno costruita male, è ovvio. Sai della mia infanzia? Sai che la mia testa ha deciso di cancellare tutta una parte della mia vita senza un apparente motivo?".

Ailleann chinò il capo con un movimento gentile, che voleva essere insieme un assenso e una carezza.

"Non posso nemmeno immaginare come sia stato, crescere nel modo e nel posto che ti sono toccati. Sicuramente è terribile, quello che ti è stato fatto, ma hai la fortuna di essere ancora molto giovane. Hai tutta una vita davanti a te, da vivere come vuoi".

Swan si lasciò sfuggire una smorfia ironica e amara.

"Già. Se solo sapessi da che parte cominciare. Ma sono passati sei anni, e io sono ancora piena di domande e troppo a corto di risposte".

Non rideva di Ailleann, ma di se stessa. L'altra lo comprese dalla luce triste che si scorgeva nei suoi occhi azzurri e che cozzava con lo sforzo di apparire superiore. Talvolta Swan le sembrava solo una pessima imitazione di Raven e quel paragone le trasmise una strana angoscia.

Laminae [SEQUEL di OPERA]Where stories live. Discover now