«Non ho-.»
Cambiò tono di voce, facendone uscire uno irritato, profondamente infastidito, quasi arrabbiato. «-bisogno di vomitare.»
Ribattè per l'ennesima volta, mentre guardava le sue mani non frenare un attimo.

Alex lo guardò stringere i pugni per poi allentarli, poi stringerli di nuovo e ripetere lo stesso movimento per due o tre volte.

Alzò lo sguardo verso il ventenne, che guardava ancora l'ospite.

«Chri, se non ti senti bene però, devi dirlo.»
Cercò di usare un tono dolce, cercando di farsi dire in quel modo qualcosa, di sapere se andasse tutto bene, o se avesse il bisogno di essere lasciato da solo fin quando non gli fosse passata la sbronza o al contrario aveva bisogno di compagnia.

«Sto bene.»

«É per questo che tremi?»
Domandò Alex, indicando con il mento le dita di Christian.

Ma quell'affermazione sembrò irritarlo in quel momento, prima che quello sbuffasse pesantemente.

Luigi sospirò, facendo il giro del divano e finendo per sedersi accanto a lui.

«Christian-.»
Fece per allungare una mano nella sua direzione, ma quello si ritrasse velocemente.

«Non voglio essere toccato.»

Strangis ritrasse il proprio braccio, lentamente, profondamente ferito da quelle parole.

Lui stava cercando di aiutarlo, stava solo cercando di fargli una carezza, magari di stringerlo in un abbraccio, e non era bello essere stato trattato così.

Abbassò la testa per guardarsi le ginocchia, sentendosi in imbarazzo in quel momento per il rifiuto appena ricevuto: aveva sempre pensato che con la dolcezza potesse risolvere qualunque situazione, mentre ora si era ritrovato ad ascoltare uno dei toni più duri che avesse mai sentito, per un non si sapeva nemmeno che cosa.

Alex guardò la scena, e quasi infastidito di come l'altro avesse trattato l'amico, lo riprese.

«Ma che ti viene all'improvviso?»
Se ne uscì di sbotto, perché quando iniziava a perdere la pazienza iniziava a cacciare quel genere di frasi.

Genere di frasi che però aumentarono solo la confusione nella testa di Christian, che chiuse gli occhi portandosi una mano fra i capelli bagnaticci a causa del sudore.

Luigi scosse la testa, come per dire che non faceva niente, mentre guardava il più piccolo fra loro sentire calore in quel modo: avrebbe anche voluto dirgli di levarsi la felpa, ma non voleva sentirsi urlare di nuovo contro.

Così stette in silenzio.

Alex sbuffò alla non-risposta di Christian, perché anche sentirlo sparare cazzate era meglio di non sentirlo parlare affatto, e riprovò a parlargli.
«Christian, si può sapere che ti prende?»

«Voglio solo tornare a casa.»
Fece uscire in un sussurro, prima di abbassare la testa e poggiarsi i palmi delle mani sulla fronte.

Alex e Luigi si guardarono, confusi.

«Non ci vuoi? Vuoi che ce ne andiamo di lá?»
Domandò Luigi.

Christian non rispose.

Alex si prese il viso fra le mani, stremato e con una grande voglia di mettersi a letto, perché credeva che fosse solo una sbronza che avesse preso Christian male, dopotutto.

Era sicuro che il giorno dopo tutto sarebbe- no, okay, magari il giorno dopo sarebbe stato peggio di quella sera, però sicuramente dopo due giorni si sarebbe ripreso.
Sicuro.

Luigi invece non riusciva a non essere preoccupato; forse era lui che aveva paura per niente, però di sbronze di quel tipo non ne aveva mai viste.

Christian prese il cellulare.

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora