01. Saluti al Campo Mezzosangue

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Nico di Angelo si guardò attorno, pensieroso. Quella situazione non gli piaceva per niente. E se pensava al giorno seguente, le cose potevano solo peggiorare.

«No, così non va.» sbottò Will Solace.

Nico guardò il ragazzo biondo aprire per la terza volta consecutiva la borsa, e non mosse un muscolo mentre svuotava il contenuto della borsa sul letto.

«Will...» mormorò Nico, senza forze. «Will, per favore...»

Will gli scoccò un'occhiataccia e Nico si zittì. Si coricò sul letto di Angel, le dita posate sul ventre, e rimase ad osservare il figlio di Apollo. Lamentarsi era inutile, lo sapeva bene.

Will incominciò a piegare daccapo i suoi vestiti. Era da più di un'ora che stava cercando di farlo, ma quando era il momento di sollevare la borsa e uscire dalla sua cabina... be', notava una maglietta spiegazzata e si affrettava a disfare la borsa.

Era un lavoro che andava fatto meticolosamente. Non intendeva lasciare il Campo Mezzosangue senza avere tutto in ordine. E se poi avesse dimenticato qualcosa?

Will lanciò un'occhiata a Nico, che attendeva paziente. Il figlio di Ade aveva dimostrato una calma inumana, nelle ultime ore. Di tanto in tanto, però, si alzava in piedi, con il desiderio fisso di aiutarlo, ma si ritirava sul letto di Angel quando capiva che Will avrebbe preferito ucciderlo piuttosto che farsi dare una mano.

«Tu hai preso tutto?» abbaiò Will, e Nico sussultò.

«Sì, tutto.» affermò Nico.

«Sei sicuro?»

«Sì.»

«Ne sei assolutamente certo?»

«Sì.»

Will sbuffò e tornò alla sua occupazione. Nico rimase a guardarlo per qualche altro minuto, prima di chiudere gli occhi e schiacciare un pisolino.

Una volta aver riempito la valigia, Will la chiuse, e guardò la sua scrivania. Tutti i libri di medicina erano stati spediti a casa la settimana precedente, assieme a tutti i suoi romanzi. Ormai non gli restava più nulla, in quella cabina. Aprì i cassetti, tolse tutte le lettere e le infilò all'interno dell'album di fotografie. I suoi fratelli glielo avevano regalato qualche giorno prima, durante la consegna delle perle. Ora portava al collo ben sei perle. Aveva passato ben sei anni al Campo Mezzosangue. Ora era il momento di andarsene, vivere una vita diversa. Con una persona sola al suo fianco.

«Will, sei ancora qui?»

Will si voltò verso l'entrata e guardò suo fratello Angel avvicinarsi un po' titubante. Non fece commenti riguardo al figlio di Ade che sonnecchiava sul suo letto.

«Sì. Ho appena finito la valigia.» gli disse Will.

«E Nico?»

«Dice di aver già concluso la sua.»

Angel sorrise. «Be', lui non è un maniaco dell'ordine.»

Will puntò lo sguardo su di lui. «Io non sono un maniaco dell'ordine.» farfugliò Will.

Angel rise, e anche Nico ridacchiò.

«Pensavo dormissi.» gli disse Will, mentre Nico si rigirava tra le coperte e si alzava in piedi. I capelli gli erano ricresciuti di pochi centimetri, a sufficienza per farli sparare in aria, completamente in disordine. Non li spazzolava mai.

«Ho solo chiuso gli occhi per un po'.» rispose Nico, tranquillo. Afferrò la valigia di Will, che pesava un quintale. «Abbiamo finito qui?»

Will annuì, un po' titubante.

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora