Mattia sapeva parlarti e Christian sapeva toccarti.

Faceva ridere come in realtà Mattia fosse capace di farti perdere il controllo anche con i gesti, dal più sensuale al più dolce, e forse la verità era che quella distinzione fra fatti e parole dei due, se la inventava il moro solo perché aveva bisogno di sentirsi parte integrante di quel duo.

Era sempre stato Mattia a sapere come muoversi, lui era solo stato una pedina nel gioco dell'altro.

Gli fece male pensare che quel gioco che aveva fatto, il biondo avrebbe potuto eseguirlo su chiunque altro ed ottenere la stessa identica reazione.

Christian non aveva niente di speciale, era uguale a tutti gli altri, e forse la verità era che Mattia poteva avere chiunque.

E chiunque voleva avere Mattia.

Zenzola era stato capace di essere così tanto, che alla fine Christian era sicuro che chiunque, sotto sotto, un po' lo desiderasse.

Perché sapeva farsi amare, perché sapeva farsi volere, perché sapeva come farsi volere come spalla e come compagno.

Si sentiva piccolo, microscopico davanti a lui.

Eppure lo aveva ricercato.

Lo aveva baciato, lo aveva stretto, gli aveva detto che era pazzo di lui e se un tipo come Mattia voleva lui, allora significava che qualcosa valeva, no?

Allora cercò il bello che il biondo aveva trovato in lui, e lo cercò davvero a fondo prima di arrivare alla conclusione che doveva spegnere il cervello.

Perché Mattia lo aveva guardato dentro e lo aveva capito, e se lo aveva capito era perché era andato oltre ai suoi gesti stupidi.

Perciò forse doveva smetterla di sentirsi così tanto sbagliato, perché quando credi di essere sbagliato alla fine finisci per esserlo per davvero, e cercò di fare qualcosa.

Qualcosa che avrebbe potuto trasmettergli tutto quello che provava, qualcosa che avrebbe potuto dirgli quanto Christian fosse felice di essere lì, in quella macchina con lui, perché voleva essere una spalla su cui piangere, oltre che una sulla quale trattenere i gemiti.

Perciò prese un grosso respiro mentre il cuore batteva a mille, perché ne aveva avute cento di relazioni ma quelle cose non le aveva fatte mai nemmeno in una, e scese dalla macchina.

Fece il giro dell'auto per trovarsi davanti l'altra portiera, e la aprì prima che Mattia potesse farlo.

Quello aveva una mano allungata verso la manopola per aprirla, e lo fissava stupito.

E Christian era sicuro di star arrossendo.

Ma cercò di sorridere; un po' impacciatamente, un po' buffo, però ci provò.

Aprì al massimo la portiera e fece un passo indietro per far scendere l'altro, e quello si spostò titubante.

Mise entrambe le gambe fuori dalla macchina, poggiando i piedi sul marciapiede, ma non ebbe nemmeno la forza di tirarsi su che scoppiò a piangere di nuovo.

Christian sgranò gli occhi, e le sue gambe si mossero prima di ricevere alcun ordine: si inginocchió davanti a lui, poggiando una mano sulla sua coscia cercando di rassicurarlo, mentre il biondo si copriva il viso con le mani.

«Piccolo, ehi- ehi, ehi, non te la apro più la portiera se fai così.»
Cercò di puntarla sull'ironia, e l'altro sbuffò una risata, mentre scopriva il suo bellissimo faccino.

Christian sorrise appena lo vide e nemmeno se ne rese conto; gli massaggiò le gambe come per dirgli che andava tutto bene, mentre non ce la faceva proprio a trattenersi: gli stampò qualche bacio sulle ginocchia, sulle cosce, mentre cercava di rassicurarlo.

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