8 SETTEMBRE

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Cammino, veloce, senza meta. È quello che faccio da anni: girare per le strade sperando di non venire beccato, anche se oggi, in fondo, non ho fatto nulla di male.

Ho appena lasciato una ragazza. Miyuki, penso si chiamasse così. Pensavo che andare a letto due o tre volte con una tipa carina potesse farmi innamorare di lei. Evidentemente mi sbagliavo, come mi sono sempre sbagliato negli ultimi anni.

È un tira e molla continuo, trovo un possibile interesse, succede quel "qualcosa", ma non scatta la scintilla, non si innesca, non appicca. Nulla.

Frugo nelle tasche dei jeans, pronto a sfilare una sigaretta dal nuovo pacchetto comprato poco fa. Proprio mentre cerco l'accendino, mi accorgo che esso non è con me. Devo averlo lasciato per forza a casa di quella tizia. Merda, sempre a me la sfiga.

Passo per qualche vicolo, ignorando la leggera brezza di fine estate che mi sfiora la pelle. In questo momento voglio solo andare in giro, camminare, qualsiasi posto va bene, basta essere lontano da tutte le ragazze a cui ho detto di no.

Non ho mai capito il perché io attragga così tante persone, con questo intendo le ragazze che, stranamente, sono attratte da uno che fa della criminalità il suo passatempo.

Onestamente, non c'è nulla di figo nell'essere alternativi. Sono finito nel giro per pura noia, mi serviva qualcosa da fare, qualcosa che mi divertisse. Poi questo divertimento illusorio ha smesso di darmi soddisfazione ed io sono rimasto un semplice criminale di quartiere.

Ormai conosco a memoria i vicoletti della città. Ci passo quotidianamente, che sia per scappare dalla polizia o che sia semplicemente per farmi un giro.

Vado verso uno dei miei posticini preferiti, una stradina immersa tra i numerosi condominii di Tokyo. È situato al margine di un piccolo giardinetto comune per gli abitanti della zona.
Di sicuro non è la scelta più adatta per un delinquente come me, specialmente se non voglio farmi notare, ma qui l'atmosfera ha quel qualcosa di magico che mi cattura ogni volta.

Arrivato lì, mi appoggio ad una ringhiera. Se si guarda in alto sembra quasi che i condomini stiano per crollarti sulla testa. Per un istante ti manca il fiato, poi realizzi che tutto è immobile, illuminato dalla fioca luce proveniente da qualche finestra e dai lampioni.

Metto una sigaretta tra le labbra. Mi dimentico che ho perso l'accendino. Vabbè, niente fumo per stasera. Rimarrò solo a contemplare questo tempo morto, in attesa che qualcosa di interessante decida di accadere.

<<Hai una sigaretta?>>

Continuo a guardare verso l'alto, non considerando la persona che mi ha rivolto la parola.

<<Parlo con te, hai una sigaretta?>> mi chiede di nuovo. Sbuffando, ne prendo una dal pacchetto e la passo alla ragazza poco distante da me.

<<Grazie, ti serve un accendino?>> domanda, estraendo dalla tasca un piccolo oggettino viola.

Senza aspettare e senza guardarla in faccia, lo prendo, accendo la sigaretta che ho tra le labbra e lo riporgo a lei. Non proferisco parola.
Lei lo riprende, accende e si rimette l'accendino nella tasca della giacca.

Non parliamo. La conversazione muore lì. Tra di noi rimangono solo i suoni flebili dei nostri respiri e l'odore del fumo. Mi piace quest'atmosfera, a cui si aggiunge anche la brezza serale di fine estate.

Con la coda dell'occhio osservo la ragazza vicino a me. È abbastanza simile all'altra tipa che ho, per modo dire, lasciato oggi. Entrambe si aggirano intorno al metro e sessanta e hanno i capelli lunghi.

Guardandola un po' meglio, lei non ha i capelli neri. Li ha castano scuro, con qualche mèche altrettanto scura qua e là. Non riesco a capire il colore, forse viola, ma al momento la poca luce non mi permette di dirlo con certezza.

La vedo mentre inspira un po' di fumo.
<<Dostoevskij>> dice, tranquilla, mentre scuote la sigaretta per togliere la cenere. <<Amante della letteratura russa?>>.

Ha notato i tatuaggi e ha riconosciuto "Delitto e Castigo", non capita tutti i giorni. <<Circa>> rispondo.

<<Cos'hai letto? Sono curiosa>> mi chiede. Giro la testa verso la sua direzione e vedo che mi sta sorridendo, la sigaretta tra le dita e il fumo che si disperde nell'aria.

<<Delitto e Castigo, anche se mi pare inutile dirlo, poi qualcosa di Tolstoj e Gogol. Tanti libri non li ho continuati però>> spiego io, portandomi la sigaretta alla bocca tra una parola e l'altra.

<<Come mai hai iniziato a leggere libri russi?>> mi pone questa domanda, a cui io non penso di avere una risposta.

<<Non lo so, forse perché il titolo "Delitto e Castigo" suonava figo, poi la storia mi è piaciuta e mi sono tatuato i kanji sulle mani>> non è una vera e propria motivazione, ne sono consapevole, ma mi sono già comportato in modo sgarbato oggi.

<<So che non è la tua risposta definitiva, si capisce lontano un miglio>> ride lei, facendo un altro tiro di sigaretta. <<Dimmelo appena avrai una risposta seria, se mai ti andrà di pensarci>>.

<<Sei strana>> commento, soffiando fuori una nuvoletta di fumo. La ragazza fa spallucce e torna in silenzio.

Intanto, la mia testa torna ai ricordi di quando lessi per la prima volta Dostoevskij. C'erano tante frasi che mi avevano fatto riflettere e che mi farebbero ancora pensare se le rileggessi ora. Non saprei neanche dire cosa mi abbia colpito così tanto, forse l'enorme concetto dietro quel libro. Tu combini qualcosa, prima o poi, ne affronterai le conseguenze e ti convincerai di non essere superiore a niente.
È una lettura che mi ha cambiato, ma non so descrivere come.

<<Se ti va, torna qui ogni tanto>> lei sorride ancora, mettendo il mozzicone finito nell'apposito posacenere pubblico. <<Mi piace parlare con persone come te>>.

<<Forse>> sbuffo, facendo lo stesso con ciò che rimane della mia sigaretta. <<Per l'accendino... grazie>> mormoro.

La ragazza dalle mèches viola, sì, dopo un'attenta valutazione, concludo che sono chiaramente viola, si gira verso il lato opposto.

<<Yuna Fujiwara>> dice chiaramente, ad alta voce, senza guardare indietro. <<Mi chiamo così>>.

<<Shuji Hanma>> pronunciando il mio nome, anche io mi giro, puntando verso il vicolo da dov'ero arrivato.

Non appena sento dei passi, inizio a camminare in avanti. Me ne vado, ce ne andiamo.

La bolla di tranquillità si rompe e, appena imbocco il vicolo, torno alla mia normale, noiosa e malinconica vita da delinquente.
Devo ammettere che mi è quasi piaciuto passare un po' di tempo con qualcun altro. Ma è ora di svegliarsi da questa trance e rimettersi in linea. Di sicuro Kisaki avrà qualcosa da farmi fare.

Mentre saltello per le stradine, mi torna in mente una delle mie citazioni preferite di "Delitto e Castigo": <<A volte l'uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza>>.

Trovo che mi stia bene come frase, no?












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Nuova storia? Nuova storia!
Tre dei miei grandi amori che si incontrano: Hanma, Rkomi e la letteratura. Questo è solo un piccolo assaggio di quello che sarà questa storia, e se vi piacerà, farò uscire dei capitoli più lunghi.

L'idea è nata proprio dalla canzone "10 Ragazze" di Rkomi ed Ernia, vedrete come avrò intenzione di applicare la canzone alla storia.

Ditemi cosa ne pensate di questo inizio molto chill e buonanotte :)
— Arisu

10 RAGAZZE | Hanma ShujiWhere stories live. Discover now