Sei

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Un braccio sottile e tanto pallido quanto sporco sbucò da una botola. Il buio era totale, perciò la mano cercò per qualche secondo a vuoto prima di chiudersi attorno ad una spessa corda. La proprietaria dell'arto emise un lungo, teso, sospiro e si calò con movimenti lenti e precisi, per poi aggrappare mani e piedi alla corda. Cominciò a scendere.
La sala attorno a lei doveva essere ampia e vuota, a giudicare dall'eco dei suoi ansiti, ma non aveva mai avuto modo di vederla e non le interessava esplorarla. C'erano soltanto lei e quell'intreccio di fibre a cui si teneva. La discesa durò qualche minuto, poi i piedi nudi della bambina si posarono sulla superficie tiepida e liscia di una tubatura. Tremava appena ma era stabile e abbastanza larga. La bambina dagli occhi blu ne percorse la lunghezza, fino ad arrivare all'incrocio con un'altro tubo altrettanto ampio. Saltò giù e proseguì verso sinistra per un chilometro e mezzo, fino a raggiungere una sconfinata parete di metallo la cui superficie, liscia e leggermente incavata, si perdeva nel buio. Davanti alla bambina, staccata di qualche centimetro dalla superficie del tubo, c'era una porticina a tenuta stagna. Era possibile aprirla solo in determinati periodi dell'anno: il resto del tempo la magia della signora delle Fauci ricopriva ogni millimetro dello scafo e ogni porta diventava inamovibile.
Occhi Blu girò la maniglia e spinse con forza. La brezza marina le agitò i capelli mentre usciva, camminando sulla breve porzione esterna del tubo. Qui si sedette agambe aperte e poggiò la schiena sul tubo. Rimboccò le maniche del lacero maglione che indossava e appoggiò le braccia doloranti lungo il corpo. Chiuse gli occhi. Il caldo tepore del sole le tolse il freddo di dosso e il dondolio costante delle Fauci quasi divenne quello di una culla, tanto che i suoi occhi cominciarono a chiudersi e la piccola scivolò in uno dei suoi rari sonni rilassati.

«Togliti il cappuccio.»

I suoi piedi erano immersi e sprofondavano in una melma nera e densa. Non importava quanto si agitasse. Andava sempre più giù.
Una mano grande quanto lei l'afferrò per il busto e cominciò a tirarla giù. Non poteva muoversi. La sua bocca non emetteva alcun suono.
Dal buio del mare melmoso gorgogliò una voce:«Dove vorresti andare, Sei?»

Occhi Blu si svegliò di colpo ed emise un urlo strozzato. Subito si guardò intorno, sudata e ansimante ma pronta a scappare da chiunque potesse averla sentita. Dopo qualche secondo ricordò dove si trovava.
Appoggiò nuovamente la schiena al tubo di scarico e attese che i suoi polmoni si calmassero e il tremito cessasse.
Si alzò e per qualche momento rimase ritta ad osservare il mare agitato. Immaginò una piccola barchetta in balia delle onde: su di essa una mocciosa cercava di di non farsi inghiottire dalle acque. Di non morire di fame o sete.
«Tutto è meglio che stare qui» si disse stringendo i pugni.
Muovendosi in maniera precisa e circospetta, Occhi Blu si arrampicò fin sotto l'estremità del tubo. Ad essa era fissata una catena i cui anelli erano grandi due volte un bambino della sua statura. Li discese uno ad uno fino a raggiungere un altro tubo di scarico. Questa volta entrò, proseguì e ragiunse una parete. Ad un metro di distanza dalla bambina c'era una struttura di legno che sporgeva oltre il metallo e scendeva nel vuoto. Alla sua altezza, un anno fa, la piccoletta aveva creato un'apertura. Vi entrò e si aggrappò ad una corda che pendeva proprio al centro della struttura. Veloce e costante discese.

Diede un calcio verso il lato sinistro della piattaforma. Il suono era quello giusto. Colpì più volte con entrambi i piedi e il legno marcio si arcuò, per poi venir via.
La ragazzina rotolò all'interno di una stanza calda e umidiccia.
«Maledizione, Sei! Te l'ho detto che i cuochi mi danno due bastonate per ogni sportello rotto. A testa... »
Occhi Blu si tolse la polvere dai capelli e poi starnutì un paio di volte. A parlare era stato un bambino sudicio e malaticcio, la pelle giallastra e gli occhietti verdi iniettati di sangue. Osservava lo sportello rotto scuotendo la testa, evitando con timorosa ostinazione lo sguardo della piccoletta.
«E io ti ho detto di lasciarmi aperto il saliscendi, ritardato! Se non faccio in fretta e qualcuno lo aziona cado di sotto» rispose la bambina in tono fin troppo calmo, pulendosi il naso con una manica.
«Magari... staremmo tutti più tranquilli se crepassi!»
Il bambino le offrì una mano di malavoglia. In tutta risposta, Sei sputò dritto sul palmo unticcio e si alzò da sola, sorridendo ferocemente e attendendo trepidazione una qualsiasi scusa per prendere a calci il coetaneo. Rimase delusa. Il bambino, seppur più alto e robusto di lei, si fece indietro e la sua unica risposta al fuoco fu uno sguardo in cagnesco. Presto però chinò il capo, sotto gli occhi insofferenti della ragazzina.
«Ho sentito il maggiordomo della signora che parlava coi cuochi. Hai davvero provocato la piccola Veronica?» bisbigliò Pelle Gialla.
Il sorriso di Sei vacillò e un lampo d'insicurezza attraversò il suo viso, ma la voce rimase sprezzante e sicura. Si fece solo un po' più lenta.
«Ho giocato con lei a modo mio. Quella cagnetta è tanto brava ad abbaiare, ma non sa mordere» mentre parlava, nascose la mano fasciata dietro la schiena.
«Vuoi farci ammazzare tutti?» strillò il bambino, gesticolando esasperato. Sei finse di pensarci su, poi si voltò senza rispondere.
Lasciò il bambino a balbettare insulti e minacce e proseguì per le cucine, correndo sotto il naso dei cuochi.

Sei s'intrufolò in una condotta e risistemò il coperchio per poi proseguire a gattoni. Il pavimento sopra di lei tremava a causa dei due gemelli furiosi. Finalmente poté accennare a rilassarsi. Camminando veloce, percorse un ponticello sospeso nel vuoto. Da qualche ora non faceva che tormentarsi, chiedendosi cosa sarebbe potuto succedere se quella mattina Veronica non le fosse scappata.
«L'avrei ammazzata e mi avrebbero dato la caccia, facile» forse però l'avrebbero fatto in ogni caso. Di nuovo la sua espressione si fece insicura e la bambina si morse le labbra. Si fermò, in attesa, rimuginando sulle sue azioni. Non che fosse pentita, si chiedeva soltanto se non fosse andata troppo oltre.
Chissà cos'avrebbe detto lui. Lavrebbe sgridata? Si sarebbe arrabbiato? Avrebbe riso?

Una figura scura e deforme si calò dalle pareti e si avvicinò silenziosamente a Sei, tese un braccio lungo dieci volte la bambina e cercò di afferrarla, ma l'ossuta mano con cui terminava strinse il nulla. Con passi lesti e sicuri evitò di essere afferrata e aggirò la creatura, le cui gambe erano troppo corte e tozze rispetto alle braccia per potersi muovere agevolmente. Prima che l'essere si girasse e rischiasse di falciarla con una gomitata, Sei gli saltò sulla schiena e si aggrappò alla sua camicia. Mr. braccia lunghe s'irrigidí, ma Sei sapeva che la sua prossima mossa sarebbe stata sbattere la schiena contro il muro.
Raggiunse le orecchie del mostro appena in tempo e parlò scandendo bene le parole: «Sono io. Tranquillo, va tutto bene. Non è scappato nessuno.» disse la bambina, parlando con dolcezza.
Braccia lunghe si rilassò un po'. «Sei?» borbottò.
Invece di assentire, la bambina diede cinque colpetti in sequenza sulla guancia scavata della creatura e un ultimo dopo due secondi. A questo punto l'essere si calmò completamente.
«Sta su. Ti do un passaggio» tuonò Braccia Lunghe prima che Sei avesse il tempo di scendere. La piccoletta obbedì e si mise a sedere sulle spalle del mostro umanoide, le mani appoggiate alla pelle floscia e ripiegata della testa di mr Braccia lunghe, che da sempre gli copriva gli occhi rendendoli cieco.
«Non hai dato subito il segnale.» mugugnò l'essere, mentre le sue braccia si tendevano scricchiolando verso l'alto. Cominciò a scalare la parete aggrappandosi alle maniglie sapientemente disposte per tutte le sue stanze.
«Ero distratta.» mormorò la bimba.
«Cos'è successo?»
«Nove, non voglio parlar...»
«Ti butto giù se non parli.»
Sei sospirò, per nulla intimorita dalla minaccia. Tanto valeva dire la verità, se qualcuno voleva ascoltarla.
«Sono andata di sopra per lavare dei clienti e fare le pulizie, ma passando per una delle mie scorciatoie ho incontrato la figlia della signora.»
«Oh, questa sarà divertente» mugugnò Nove mentre passava attraverso una porta che da sullo strapiombo.
«Non... volevo fare niente. Lei però mi ha vista e ha cominciato a chiamarmi e provocarmi. Ho...»
«Hai perso il controllo.»
Sei nascose il viso tra le pieghe della logora camicia e rimase in silenzio.
«L'hai ammazzata?»
«No...» la bambina sospirò «... ci ho solo provato.»
Nove fece un lungo, snervato sospiro:«Se chiedono di te dirò che ti ho stritolata per sbaglio. Non andare di sopra per qualche mese, ok sgorbietto?»
«Ma devo...»
«Mi procurerò io i materiali per la tua stupida barca, dovrai solo aspettare un po' di più.»
«Va... va bene.»
Aveva aspettato otto anni, qualche mese in più non avrebbe cambiato nulla.

Così pensó.

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⏰ Last updated: May 04, 2022 ⏰

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Little Nightmares: Il capriccio di VeronicaWhere stories live. Discover now