Veronica

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~1~

Mi avvicinai al buco nella parete. Era stato solo un secondo, ma ero certa di aver visto luccicare due occhi nel buio.
Sporsi la testa oltre il legno scheggiato. Dietro la parete c'era un'intercapedine angusta, ma abbastanza larga da permettere il passaggio di un bambino della mia statura.
«Ehi, guarda che ti ho visto! Vieni fuori o chiamo il custode» ordinai in tono imperioso.
Silenzio. Provai a cambiar tattica: la mia voce si fece mielosa.
«Io ho otto anni, e tu? Sei un bambino anche tu, vero? Dai, vieni a giocare con me... io mi annoio...»
Rimasi in attesa: di norma bastava il suono della mia voce a far obbedire gli schiavi, ma una bella minaccia non guastava mai.
Non ci fu risposta. Mi ritrassi, delusa e perplessa, ma poi ebbi un'idea.
«Hai fame, vero? Posso portarti qualcosa da mangiare se fai il bravo e vieni fuori. Prometto che non ti farò del male.»
Tesi l'orecchio e sorrisi sentendo poco più in là i passetti leggeri del mio futuro giocattolo. Avrei ammazzato la noia, almeno per quel giorno.
Aspettai per un minuto buono, ma il bambino non voleva mostrarsi. Che avesse troppa paura?
Spazientita, mi sporsi nuovamente oltre il buco. Una mano spuntò dal buio, afferrò la mia treccia e tirò facendomi cadere sul fondo polveroso dell'intercapedine.
«Ehi!» strillai «Cosa credi di f...» la mano mi coprì la bocca.
«Beh? Dov'è il tuo sporco cibo?» bisbigliò una voce roca e stridula. Sembrava divertita e questo non potevo sopportarlo... perciò morsi parecchio forte la lurida mano che mi tappava la bocca. Sentì gemere alle mie spalle e per un secondo fui libera, ma subito il bambino riprese a tirarmi per la treccia e trascinarmi indietro.
«Ehi, stai esagerando! Cosí me la rovini... smettila, smettila! Mi fai male!»
Ammutolì, sentendo un braccio magro e sottile circondarmi il collo.
«E-ehi! Ngh... o... Cosa stai... mollami o...» rilasciai della magia per la sorpresa, ma a differenza degli altri bambini questo né si ritrasse né parve provare dolore.
«O? Che farai?» sibilò la voce stridula.
Questa volta rilasciai una forte ondata di potere alle mie spalle, ma non cambiò nulla. Cominciai a sudare freddo.
«Chiama tua madre. Chiama i servi. Avanti, hai il mio permesso» rise. Il braccio strinse con più forza.
«Chiamali, dai, dai, dai!»
Mi stava trascinando sempre più al buio, tra polvere e ragnatele.
«Sm... e... tti... lah» sibilai.
«Oh, non riesci a parlare?»
Il braccio prese a strangolarmi sempre più forte e nonostante vi avessi affondato le unghie di entrambe le mani non mollò. Strinse più forte e basta.
Sentivo ogni vena del mio corpo pulsare, il sudore che mi colava sul viso, il calore dell'urina tra le gambe. E i polmoni, che urlavano: aria.
Aria.
Aria.
Aria.
Aria.
Aria.
Sentì la mia testa svuotarsi, il corpo farsi sempre più debole. Senza mollare il braccio puntai i piedi a terra e spinsi in avanti con quel poco di energia che mi rimaneva. Sentì collo e torace esplodere in una fitta di dolore bruciante ma non mi fermai. Il bambino fu tirato in avanti con me: lo sentii mugolire alle mie spalle. La presa si allentò e senza aspettare un secondo di più gettai all'indietro schiena e capo. Quasi non percepí l'urto con la testa del ratto, ma lui doveva averlo sentito perché grugnì rumorosamente e mollò la presa. Finì tra le sue gambe e mi presi un calcio sulla spalla, ma senza farci caso feci retro-front sbattendo la testa contro la parete. Strisciai e tentai di alzarmi, fallendo miseramente. Presi a gattonare in avanti, ansimando e sbavando.
Luce. Mi aggrappai al bordo e non so come riuscì a sporgermi e rotolare fuori. Strisciai indietro e subito puntai una mano tremante e bianco latte verso il buco nella parete.
Passò qualche secondo privo di alcun suono. A parte i miei ansiti.
È scappato?
Poco a poco, quasi con delicatezza, paura e dolore sfumarono e vennero sostituiti dalla rabbia. Digrignai i denti con tanta forza da far dolere la mascella. Il tremito invece di scemare aumentò e il mio braccio sprigionò una densa coltre di magia grigiastra.
Aprì la bocca ma la vocetta mi precedette da dentro l'intercapedine:«Allora?» Rise sguaiata «Non vuoi più giocare?»
Esplosi in un urlo furioso e lanciai la magia. Le assi colpite vennero schiacciate in avanti mentre altre saltarono via e si sparsero per tutta la stanza. Chiodi e polvere esplosero da tutte le parti ed intorno a me ci fu un fuggi fuggi di creaturine impaurite e cappellini a punta.
Feci vagare lo sguardo lungo la parete distrutta senza osare avvicinarmi. Non c'erano cadaveri, non in vista almeno.

Il viso lungo e altezzoso del maggiordomo spuntò dalla porta socchiusa.
«Signorina cosa sta facendo, di grazia?» mormorò con una punta di rimprovero nella voce. Non lo guardai nemmeno, ma ero sicura che mi stesse osservando coi suoi piccoli occhietti sprezzanti.
«Disinfestazione. P-problemi?» gracchiai un po' troppo forte. Senza aspettare la risposta uscì dalla stanza, facendo di tutto per non mettermi a correre. O a piangere.

Little Nightmares: Il capriccio di VeronicaΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα