«Piccoletto, che ci fate qui» gli disse, abbracciandolo e sentendo Caleb stringere le piccole e morbide braccia intorno al suo collo.

«Siamo qui per te, siamo i tuoi supereroi oggi, come tu sei il nostro sempre. Guarda, ho anche il mantello» disse Caleb, afferrando l'estremità della sciarpa e lanciandola in aria.

«Come sei bello» disse Thomas, spostando poi lo sguardo su Newt, che era rimasto immobile a guardarli.

«Come mai siete qui?» Chiese Thomas, sentendo Caleb nascondere il viso freddo tra la spalla il collo, dandogli così la possibilità di baciare Newt, per poi abbracciarlo con forza.

«Sorpresa» disse Newt, lasciandogli un altro bacio, senza mai staccarsi dall'abbraccio.

«Com'è andata?» Chiese poi, sistemandogli la cravatta e guardandolo negli occhi.

«Bene, abbiamo vinto la causa. Le prove che avevamo trovato erano troppo evidenti per poter essere messe in discussione. Sono così felice per quella ragazzina e per la sua famiglia» disse, con gli occhi lucidi.

«Io sono fiero di te» disse Newt, baciandogli la guancia quando vide Caleb alzare il viso e tornare a guardarli.

Thomas fissò Newt, sentendo la necessità di baciarlo, sentendo crescere dentro di se l'essenza dell'amore. Come poteva aver vissuto tutti quegli anni senza aver provato quella sensazione? Il cuore gli batteva forte, le mani gli formicolavano e il sorriso non riusciva ad andare via dalle sue labbra. Si sentiva pieno, pieno di Newt, pieno del suo amore, della sua dolcezza e dei suoi sguardi. Si sentiva completo per la prima volta nella vita, e avrebbe voluto dirgli che lo amava, che lo avrebbe fatto per sempre, perché era sicuro di essere riuscito a trovare, finalmente, la sua parte di mela mancante.

«Allora, dove andiamo a festeggiare?» Chiese, distogliendo lo sguardo dagli occhi di Newt, sicuro che sarebbe scoppiato a piangere se avesse continuato a fissarlo.

«Ossinii» urlò Caleb, pronunciando erroneamente il nome del ristornate italiano di cui era innamorato.

«Cosa?» Chiese Thomas, ridendo.

«Orsini, è il suo ristorante preferito» Disse Newt, prendendo la mano a Thomas, lasciandosi guidare verso la sua macchina.

«Ah ti piace la cucina italiana, sei un intenditore» disse Thomas, facendo ridere Caleb, per poi girarsi verso Newt, per lasciargli un bacio leggero sui capelli.

***

Il rumore di valigie che scorrevano sul pavimento, rimbombava nelle orecchie di Newt, che controllava ripetutamente i biglietti, accertandosi che fossero nella fila giusta, al gate giusto. Caleb era in braccio a Thomas, che gli aveva lasciato il telefono per guardare il suo cartone animato preferito.

«Newtie, puoi smetterla di controllare? Hai chiesto già due volte se fosse il gate giusto e ti hanno risposto di sì» disse Thomas, sistemando il cappellino di Caleb, che gli era caduto sulla fronte sfiorando quasi gli occhi.

«Ho paura di finire in un posto sperduto»

«Rilassati amore, goditi questa vacanza senza ansie, me lo prometti?» Chiese Thomas, per poi baciarlo sulla guancia quando Newt annuì con la testa.

Erano in fila da quasi venti minuti, e aspettavano che il gate aprisse, per poter salire finalmente sull'aereo che li avrebbe portati a Parigi. Newt era in ansia, perché per Caleb era la prima volta in aereo, e aveva il terrore che potesse avere paura, che potesse sentirsi male o peggio, perciò si era munito di tutto ciò che gli sarebbe potuto servire, come acqua, cibo, giochi da fare con lui e film, scaricati su Netflix dal telefono di Thomas, che potessero calmarlo.

Lightning || Newtmas AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora