~Mia Nefertiti

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Era passata una settimana da quando Ricky aveva scritto il ritornello della nostra canzone, ora stavamo lavorando sul resto e avevamo qualche idea che ci balenava nella testa, ma che non ci convinceva al cento per cento.
Avevo appena finito di preparare la colazione, era da un paio di giorni che dormivo a casa di Ricky, i suoi genitori erano fuori per un viaggio e mi chiesero se potessi "badare" al loro amato figlio, ho ancora impressa nella mente la faccia di Ricky in quel momento.
<< Blanco, la colazione! >> ma non ricevetti risposta perciò alzai un po' il tono di voce: << Blanco, la colazione! Vuoi scendere? >>
Salì al piano di sopra, ero curioso di sapere cosa stesse facendo; entrai nella sua camera, sembrava che fosse passato un tornado, poi vidi il balcone aperto: sentii Blanco canticchiare una canzone che mi era familiare, allora mi avvicinai al terrazzo e la riconobbi: era 'Dorado', la canzone che scrissi durante il primo lockdown della pandemia, che fosse un mio fan già da quei tempi?
Mi avvicinai senza che se ne accorgesse, camminando in punta e gli sussurrai all'orecchio: << È molto carino il significato dietro di essa. >> e lui si mise a urlare per lo spavento.
<< Alessandro! >> disse affannando.
Io risi di gusto e mi godetti la sua faccia impaurita anche se mi pentii di non essere rimasto lì ad origliare, era sempre piacevole ascoltarlo cantare.
<< Era da due ore che ti stavo chiamando, la colazione è pronta. >>
<< Scusa, stavo pensando a buttare giù qualcosa per il testo. >>
<< Ascoltando la mia canzone? >>
<< Mi era di ispirazione, scemo. >>
Lo guardai sorridendo e decisi di dargliela vinta. Scendemmo con il sottofondo della mia canzone, che cantata da Blanco suonava molto meglio.
<< La parte di sfera non ha senso. >> disse di punto in bianco.
<< Perché i suoi testi hanno senso? >> e lui scoppiò a ridere.
<< Hai ragione, ma toglie alla canzone quel significato profondo che cercavi di darle. >>
<< E tu quale significato le attribuiresti? >>
<< Un ragazzo che non sta capendo cosa gli sta capitando nella sua vita. >>
Non riuscì a controbattere, era così che mi sentivo da quattro anni a venire, ecco perché avevo scelto Bugs Bunny come icona.
<< La mia parte preferita è quella dove parli di Nefertiti, peccato che non sappia chi sia. >>
Non potei non scoppiare a ridere, era troppo tenero quando assumeva quel comportamento da ingenuo.
<< Nefertiti fu una regina della diciottesima dinastia dell'Antico Egitto, fu lei a imporre il culto del dio Aton, in pratica voleva portare il monoteismo in Egitto. >>
Lui mi guardò come se fosse stato rapito dalla mia storia, era già successo in passato che raccontassi ad alcuni amici delle storie sugli imperatori d'Egitto, mi faceva sentire il più intelligente.
Finita la colazione ci sedemmo sul divano e cercanmmo di buttare giù qualche idea, ma con scarsi risultati.

Dopo un'ora non avevamo scritto neanche una riga, per di più Blanco fissava la finestra da non so quanto tempo.
<< Ricky? >>
<< Ho sognato di volare con te... >>
E quando tutto sembrava perduto, ecco che Riccardo veniva in tuo soccorso come un angelo custode.
<< Su una bici di diamanti. >>
<< Bici? >>
<< Immagina quella bici, Ale. >> la indicò: << Immagina che prenda il volo, e che la canzone si basi su noi due che andiamo su questa bici. >>
<< E i diamanti? >> gli chiesi ancora più confuso di quanto non lo fossi di già.
<< Te lo avevo detto che 'Dorado' mi sarebbe servita come ispirazione. >>
Mi guardò con quegli occhi pieni di speranza, la sua idea non mi convinse al cento per cento, ma volevo vedere come sarebbe riuscito a svilupparla.
<< Facciamo una pausa? >> dissi alzandomi dal divano.
<< Beh, pausa è un parolone, non abbiamo scritto niente. >> disse con tono beffardo.
<< Vuoi per caso prepararti la merenda da solo? >> e riuscii a zittirlo.

Come di routine stavo cercando Ricky, mancavano pochi minuti alla nostra esibizione e lui non si era ancora fatto vivo.
Lo cercai disperatamente dappertutto, fino a quando non mi accorsi di non aver perlustrato un posto: poteva trovarsi solamente lì.
Era una sala con alcune poltrone bordeaux e un pianoforte al centro, lui era lì, seduto sopra di esso che cantava il ritornello della nostra canzone, era ipnotizzante il modo in cui cantava, nella mia testa c'era solo la sua voce.
Non riuscivo a smettere di pensare a lui un solo secondo, senza che me ne accorgessi mi ero già avvicinato alla tastiera e mi misi davanti Blanco.
<< Sono nervoso. >>
<< Lo so... Lo so Ricky. >> presi un respiro: << Lo sono anch'io. >>
Lui mi guardò inclinando leggermente la testa bionda.
<< Lo ero anche io la prima sera, ma non volevo dirtelo, avevo solo voglia di rassicurarti. >> posai la mano sulla sua coscia e gliela accarezzai dolcemente.
<< Ora come ti senti? >>
<< Meno nervoso. >> gli risposi e lui abbozzò uno dei suoi sorrisi magnetici.
La mia mano, poi, si posò sul suo fianco e mi avvicinai al suo corpo, non c'era tanta distanza fra i nostri visi, quanto avrei voluto accorciarla...
Lui serrò le mani sul pianoforte per non rischiare di cadere, sul suo volto si stava facendo strada un rossore che gli arrivava fin sopra le orecchie, dava un pizzico di colore alla sua carnagione pallida.
Pian piano i centimetri divisori diminuirono, mi affrettai a prendergli la guancia con la mano e a seppellirla in mezzo a quei ciuffi ribelli, lui sembrò capirmi e mi aiutò ad annullare quella distanza, fino a quando...

~BlancMoodWhere stories live. Discover now