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Feci vagare lo sguardo, impettita e calma, sulla muraglia di uomini e donne  che ci circondava.
Il biondino era praticamente aggrappato al mio braccio. Lo sentivo gemere per il bruciore, il respiro rasposo e stentato, ma nonostante ciò la sua presa era forte.
Rimossi la patina magica e gli regalai un mite sorriso.
«Vieni» sussurrai «sei stato bravo.»
Camminammo vicini: una tranquila passeggiata per me, un infarto dopo l'altro per mister capelli di paglia. Al nostro passaggio la folla di uomini e donne si divideva come le acque davanti a Noè, urlando per il dolore e la frustrazione.
Appena fummo usciti dalla stanza il bambino si rilassò tanto che parve sciogliersi, poi scoppiò in un pianto sollevato.
«Posso... a-a-a-andare... eh signorinaveronicaperfavorepossoandarevia?»
Non credevo potesse succedere così presto dopo aver incontrato quella maledetta schiava, risi di gusto. Rimanemmo così per un po': lui a piagnuucolare e guardarmi tutt'occhi, io a ghignare come una matta.
Alla fine assentì, a una condizione:«Lasciami quell'impermeabile. Se ciò che dici su questa Sei è vero, ti porterebbe solo problemi. Sarà più utile a me.»
Capelli di paglia non ci pensò due volte: se lo sfilò, me lo porse e corse via. Ripiegai l'indumento e me lo misi sotto braccio, poi osservai sorridendo il piccoletto mentre attraversava il corridoio, svoltava l'angolo e veniva lanciato contro un muro da una forza invisibile.
Il mio sorriso morì.

Una voce femminile parlò, dietro l'angolo:«Alistair, è questo il moccioso che ha creato scompiglio assieme a mia figlia?» Chiese, altera e tonante.
«Sí, mia signora.»
Capelli di paglia boccheggiava a terra, il corpo accartocciato e immerso in una pozza rosso scura. Per un breve istante i nostri sguardi s'incontrarono, appena prima che il suo si facesse vacuo. Abbassai le palpebre e mi morsi le labbra con tanta forza da farle sanguinare leggermente. Pulí in fretta le goccioline dal mio mento.
«Bene, servilo ai nostri ospiti e porgi loro le mie più sentite scuse. Oh e di ai cuochi di servire sulle tavole il nostro vino migliore, per sta sera.»
«Sí, mia signora.»
Una figura alta e snella, avvolta in un kimono bordò e mascherata, svoltò l'angolo. Scivolava sull'aria, appena staccata dal pavimento. Non degnò di uno sguardo capelli di paglia e mi raggiunse. Alle sue spalle faccia da cammello prese il bambino biondo per i piedi e lo sollevo per portarlo via, lasciandosi dietro dietro una lunga e stretta scia rossa.
Due occhi d'ametista, identici ai miei, mi fissarono intensamente attraverso i fori della maschera. Abbassai subito lo sguardo e attesi.
«Vieni con me, Veronica. Dobbiamo parlare del tuo comportamento.»
La mia voce uscì quieta e rassegnata:«Si, onorevole madre.» Seguì la donna. Non cera più confusione nella mia testa, nessuna traccia di rabbia. Per quel poveraccio  non sapevo nemmeno cosa provare. Era già capitato che dei giocattoli si rompessero... anche se preferivo essere io a romperli. Di nuovo mi morsi le labbra, ora che lei non guardava. Per qualche strano motivo non riuscivo ad accettare il comportamento di mia madre, non come le altre volte.
Strinsi con forza l'impermeabile tra le braccia e aumentai il passo.

***

Seduta su una larga trave che andava da un angolo all'altro del soffitto, c'era una bambina vestita di stracci. I lisci capelli corvini le cadevano, sporchi e arruffati, attorno alla testa e coprivano in parte gli occhietti a mandorla dalle iridi blu.
Nonostante l'altezza pareva a suo agio ed era tutta presa dal divorare una grossa crosta di formaggio. Mangiava avidamente guardando camminare, sette metri sotto di lei, la signora delle fauci e sua figlia. Osservò intensamente la piccola Veronica per una decina di secondi. Se solo quella mattina avesse stretto più forte... ma non importava.
Chiuse lentamente gli occhi.
«Avrò altre occasioni» bisbigliò a sé stessa. Finì di mangiare, poi si alzò e cominciò ad arrampicarsi ancora più in alto sulle travi che affollavano il soffitto. Infine raggiunse un'apertura irregolare nella parete di destra. Scomparve nel buio che la permeava.

Little Nightmares: Il capriccio di VeronicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora