𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟔

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'Che sogno spiacevole.'

Era già mattina quando riaprii gli occhi e la luce del sole attraversava la tenda.

L'orologio indicava che erano quasi le sette.

Rimasi immobile per un momento e fissai il soffitto, dopodiché mi alzai. Sia perché ieri sera ero andata a letto presto, sia perché era un'abitudine da molto tempo, che mi svegliai a quest'ora. Mi sedetti sul bordo del mio letto e pensai a cosa fare in futuro.

Dovevo rimanere qua per un po' di tempo, fino a che non avrei recuperato le energie e avessi più forza.

Sulla base delle mie esperienze delle mie vite precedenti, stare qui mi avrebbe permesso di raggiungere il secondo risveglio più velocemente. A questo punto avrei fatto cose non avevo mai fatto nelle mie vite passate.

Improvvisamente udii il rumore dei passi farsi sempre più vicino.

Ah, mi ero persa nei pensieri che non mi ero resa conto che la domestica era già arrivata.

BLAM!

"Milady, è ora di svegliarsi!"

Come previsto, aprì la porta e entrò senza il mio permesso.

Naturalmente, per essere una serva, le sue azioni erano impudenti.

Ero una sempliciotta che non poteva dire una parola ai domestici sin da quando ero una bambina, ma ora tutto sarebbe cambiato. Nel mio silenzio mi limitai a osservare la domestica che il giorno precedente non si era nemmeno presentata.

Nonostante ciò che era successo in giardino e fosse una testimone di come mi ero comportata ieri sera nei confronti di mio padre, non sembrava per nulla intimidita da ciò. Mio padre non mi aveva riconosciuta come sua erede, perciò i servi avevano liquidato la faccenda come se si fosse trattato di un'illusione. Il mio strano comportamento in sala da pranzo non basterebbe nemmeno a cambiare l'atteggiamento della servitù nei miei confronti.

"Oh, siete già sveglia?"

Ella fu sorpresa nel vedermi seduta sul letto e ai suoi occhi apparivo solo come una ragazza immatura.

"Ogni giorno non faccio nulla, quindi mi sveglio sempre presto senza difficoltà." mormorai tra me e me.

Era una cosa normale per me parlare da sola davanti agli altri.

L'altra, passandomi davanti, si diresse verso la finestra e aprì brutalmente le tende, facendo entrare la luce del sole.

Era stata davvero sfacciata a passarmi davanti senza nemmeno salutarmi eppure sembrava che a lei non importasse niente.

Brontolando, la cameriera aprì la finestra e poi si voltò. Non appena si rese conto che la stavo fissando in silenzio, quasi perse l'equilibrio.

"...Voi."

Stava per dire qualcosa, ma la interruppi.

"Stai facendo troppo casino. Smettila di brontolare e vai a prendere dell'acqua cosicché io possa lavarmi la faccia."

Potevo immaginare come fosse adesso la mia espressione senza nemmeno dover guardarmi allo specchio: fredda e indifferente. Sicuramente era molto diversa da quella di ieri, prima che incominciassi la mia ottava vita.

"Per caso state parlando con me?"

"C'è qualcun altro qui, oltre a te?"

La cameriera si morse il labbro inferiore.

"Non farmelo ripetere un'altra volta."

Fu sorpresa di sentire ciò, ma ciò che la scioccò ancora di più era la mia voce fredda.

𝐔𝐧𝐭𝐨𝐮𝐜𝐡𝐚𝐛𝐥𝐞 𝐋𝐚𝐝𝐲 - IN REVISIONEWhere stories live. Discover now