4. Passato

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Quando riapro gli occhi mi trovo circondata da orologi antichi. All'inizio le lancette sono ferme poi incominciano a muoversi contemporaneamente all'indietro. Sento riecheggiare le campane di qualche campanile. Questo non può essere reale, deve essere per forza un sogno. Quelli del Westover devono aver messo qualche sostanza strana nelle patatine, non c'è altra spiegazione. Non è reale. Non può esserlo.

Mi trovo in una specie di giardino, sembra autunno. In fondo c'è un salice piangenti con le foglie verdi, ma poco lontano c'è un albero completamente spoglio.
Il vestito si è asciugato e, anche se tira aria, non sento il freddo. Riesco a scorgere il fumetto di qualche camino, ma è troppo lontano per esserne sicura,

Due persone stanno discutendo. Entrambi sono vestiti con abiti medievali. Mi avvicino di più, loro non mi vedono anche se sono molto vicina. Assecondiamo questo sogno mi dico prima o poi dovrà pur finire.

"Sappi che tutto questo non sarebbe successo se tu..." sta dicendo uno dei due.

"Adesso sta zitto e facciamo quello che va fatto. Così almeno non dovrò più vederti" dice il secondo e mette un braccio avanti, con la mano tesa. Il palmo a pochi millimetri da quello dell'altro.

Chiudono gli occhi e tutto inizia a tremare, persino l'aria sembra impazzita. Le foglie girano come se fossero dentro una lavatrice. Tra i due palmi compare un muro trasparente. Quelli dell'altra parte non vedono quelli di là e viceversa. Rimane solo un buco poco più grande di una porta. Dal castello di uno dei due lati arriva una donna tutta trafelata con i capelli scuri che ondeggiano al vento.

"CHE COSA STATE FACENDO?!"

"Stanne fuori Melody" dice quello a destra.

"Non ci credo! Non potete farlo davvero!" esclama la donna.

"Resta con me!" le dice uno

"Vieni via con me!" ribatte l'altro.

Lei urla per la frustrazione e un attimo prima che venga tutto chiuso si infila nel buco e sparisce, inghiottita dal muro. Osservo la scena in una muta contemplazione, ora non sono sicura che sia un sogno perché di solito non sono in HD e questo è decisamente ad alta definizione.

Tutto intorno cambia, diventa primavera e i due i tipi non ci sono più. Il prato viene ricoperto di margherite e di denti di leone.

Una bambina con due occhioni azzurri passeggia nel giardino dal lato sinistro. A destra un bambino con i capelli scuri sta inseguendo un pallone. Sono vestiti entrambi con vestiti normali. In qualche modo riesco a vedere tutti e due i bambini. Si fermano entrambi nel punto in cui era sparita la donna. Il bambino fa un passo avanti e lo attraversa. La bambina rimane spiazzata dall'arrivo dell'altro e grida. L'altro rimane talmente spiazzato che cade all'indietro.

Poi la scena cambia di nuovo. I due sono cresciuti, adesso avranno sui quindici anni. Sono seduti all'ombra di un albero nel lato destro, tenendosi per mano come una coppia. Nel braccio di lui si vede una piccola stella nera, in quello di lei un stella ma senza colore. Cambia tutto, ancora.
Adesso sono adulti, lei tiene tra le braccia un bambino con un ciuffetto nero che dorme tranquillo. Si posizionano davanti al muro, ciascuno nel proprio lato.

"Vi prego di aiutarci, lady Melody" dicono in coro.

Dal buco esce la donna dell'inizio, non é cambiata per niente, solo che adesso é quasi del tutto trasparente. Allunga le braccia e prende il bambino che, stranamente, non cade a terra.

"Lo porterò al sicuro, dove non lo troveranno" la voce riecheggia da tutti e due i lati. Poi sparisce e con lei il bambino.

Mi sveglio di colpo. Sono sdraiata su un letto normale, in una stanza normale. Ho ancora addosso il vestito del ballo. Trovo le mie scarpe sotto al letto. Su una sedia sono appoggiati dei jeans, una maglietta bianca e un maglione pesante blu. C'é anche un biglietto:

Ti presto alcuni miei vestiti. Tanto abbiamo la stessa taglia. - May

Prendo in considerazione l'idea di essere ancora sotto l'effetto delle patatine speciali della Westover.
I vestiti mi calzano a pennello. É un sollievo togliersi quel vestito del cavolo. C'è uno specchio con un pettine sul comò, mi faccio una treccia e mi guardo allo specchio. Oggi gli occhi sono color ambra.
Non posso credere di non essere più al collegio, per sicurezza mi tiro un pizzicotto. Fa male quindi non sto sognando e potrebbe anche essere vero. Forse. Deve esserlo.

Apro la porta e mi ritrovo nel corridoio in cui era andata May ieri sera. Da una si sentono provenire delle risate. Mi avvicino un po' titubante e apro la porta.

Ci sono May, Connor, Lewis e un bambino sui dieci anni che fanno tranquillamente colazioni riuniti attorno a un tavolo rettangolare. Quando mi vedono si zittiscono tutti mettendomi parecchio in imbarazzo. Odio quando la gente mi fissa. Rimango in piedi finché il bambino non si alza dalla sedia e viene verso di me. Ha la pelle color caramello e i riccioli castani che gli incorniciano un viso da furbetto.

"Io sono Charlie" si presenta "Tu sei Lucy?"

Faccio di si con la testa.

"Quanti anni hai? Ti piacciono gli animali? Mi compri un cane? Hai un cognome? Sei mai stata su Marte?"

"Adesso lasciala in pace Charlie, avrà fame!" lo sgrida May.

Mi siedo tra lei e il bambino. Mi verso del succo d'arancia in bicchiere e prendo un cornetto dal centro del tavolo. Mi accorgo che tutti mi stanno fissando come se fossi davvero tornata da una crociera del Sistema Solare.

"Che c'é?" chiedo

May e Lewis abbassano gli occhi sul loro piatto. Connor però continua a guardarmi

"I tuoi occhi " dice.

Ecco, ci risiamo! Adesso inizieranno a guardarmi male. Mostro! Demonio! Bla bla bla.

"Ieri erano di un altro colore" continua.

Abbasso lo sguardo "Cambiano colore ogni giorno" spiego. Adesso mi rispediranno al Lexus urlandomi contro che sono una creatura maledetta.

"Che forza!" esclama alla fine.

Per poco non mi va di traverso il succo. "Non pensate che sia strano?"

Ridono tutti.

"Nessuno di noi è del tutto normale" risponde May "Siamo diversi dalle persone comuni, ma non è un male"

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