6. London calling

Depuis le début
                                    

‹‹Non è quello che è accaduto a preoccuparmi, ma quello che succederà›› esclama la mia amica. ‹‹Dovrò soltanto suonare davanti alla famiglia reale e i suoi ospiti, alcuni dei quali conoscono la musica molto più di quanto potrò mai fare in tutta la mia vita›› Sembrerebbe una crisi derivante da ansia di prestazione, eppure intuisco ci sia qualcos'altro che la mia migliore amica non mi sta confidando. Mi chiedo se questo silenzio possa davvero essere collegato alla sospetta presenza di Bertrand da queste parti.

Provo di nuovo a rassicurare Gigì, riuscendo però soltanto a indispettirla di più, per cui mi arrendo, salutandola e augurandole in bocca al lupo prima di andare a prendere posto.

La sala si sta riempiendo in fretta.

Thomas Bertrand spicca in bella vista eppure pare piuttosto turbato. Mi riprometto di non perderlo di vista durante tutto il corso dell'evento. Chissà se il rosso si inchinerà al loro prossimo incontro, data l'acquisizione del titolo onorifico. Immaginare la scena mi provoca un moto di ilarità.

‹‹Mi fa piacere vederti sorridere, Marina›› mi apostrofa una voce alle spalle ‹‹Gianna l'ultima volta che ci siamo viste al circolo, mi ha confidato che fossi parecchio giù di corda››.

Abbinamenti vistosi, trucco pesante, abito oversize rendono Carolina Monti la personificazione del termine esagerato. Mi chiedo se sia passata davanti a uno specchio, prima di presentarsi qui.

‹‹Ce l'hai fatta, quindi›› constato ‹‹Georgiana non era certa della tua presenza, stasera››.

‹‹E invece eccomi qua›› replica la rossa, con un sorriso autentico quanto una moneta da tre euro. ‹‹Ho saputo che hai trovato lavoro nello studio legale di famiglia››.

‹‹Pare che un dottorato alla Sorbonne giovi al curriculum›› ribatto.

‹‹Fosse solo quello›› prosegue, con un'occhiata carica di sottintesi.

‹‹In realtà lo è›› tengo il punto ‹‹Conoscendo tuo fratello, dovresti sapere quanto sia contrario a ogni forma di nepotismo››. Ottengo l'effetto sperato, cancellando ogni traccia di burla dalla faccia della Moira Orfei wannabe.

‹‹Sei con lui stasera?›› domanda ancora ‹‹Mi aveva parlato di una capatina qui a Londra, nel weekend››.

‹‹No, sono qui a titolo personale, per supportare la nostra comune amica›› dichiaro ‹‹Come te, del resto››.

Carolina vorrebbe continuare questo scambio ma le luci, che si affievoliscono pian piano fino a spegnersi, non glielo consentono. Ho giusto il tempo di registrare, con sommo fastidio, che siede nel posto accanto al mio prima di accomodarmi a mia volta.

Georgiana sta al pianoforte, un occhio di bue solitario illumina in pieno il suo profilo esile mettendo in luce un'espressione altrimenti trasfigurata da una forza interiore, ingovernabile, derivante dalla potenza della musica durante tutto il concerto.

Per un momento, vengo colta da un moto di sana invidia: è così che ci si sente, dunque, quando la propria vita è governata da una passione totalizzante.

Il concerto si chiude sulle note di Clair de Lune di Debussy mentre la mia attenzione viene catturata da un impercettibile scambio di sguardi tra la mia amica e sir Thomas Bertrand, tanto rapido da poter essere frutto della mia immaginazione.

Seppur distante, però, riesco a leggere un'emozione indescrivibile negli occhi del novello cavaliere di The Queen, il quale scompare rapido alla vista subito dopo la fine dell'esibizione.

Approfitta del buio che avvolge la sala per un attimo, sir Thomas, giusto prima che gli astanti omaggino la pianista con una standing ovation, tributata persino da chi si trova nella loggia reale.

Quello che siamo diventatiOù les histoires vivent. Découvrez maintenant