di quando sei tornato e non mi hai detto niente

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"Lasciami le stelle almeno so con chi parlare 
a chi rivolgermi stanotte perché tu non puoi restare"

Lo zaino in spalla pesa nonostante all'interno ci siano solo dei quaderni ancora vuoti. Manuel lo stringe tra le mani mentre osserva il vecchio portone spalancato che lo porterà per l'ennesimo anno tra i banchi trasandati di quella scuola che ha pensato di lasciare più volte. Dovrebbe fare un passo in avanti, un piede dopo l'altro, roba che ha imparato a un anno eppure, è bloccato lì da venti minuti. Le persone gli passano accanto incuranti del suo stato d'animo, alcuni sono addirittura felici e Manuel vorrebbe davvero chiedergli che cazzo di problemi hanno, non stavano bene a cazzeggiare durante l'estate?

Certo, lui non aveva cazzeggiato affatto, aveva lavorato come cameriere per dare una mano a sua madre e anche per non pensare. Non poteva permettersi di rimanere da solo con i suoi pensieri e così aveva cercato di sfinirsi fisicamente per tornare a casa e buttarsi nel letto a dormire. Si era ripromesso di non pensare a Chicca, che sembrava essersi dimenticata di aver avuto una relazione con lui e lo trattava come un fratello, non poteva pensare ad Alice e alla rabbia che aveva provato dentro quando si era reso conto di essere stato preso in giro e non voleva pensare a Simone che lo aveva abbandonato a Roma per scappare di nuovo a Glasgow, da sua madre. Dopo l'incidente, dopo le parole taglienti che aveva usato con lui, nulla era tornato come prima. All'apparenza forse, Simone l'aveva portato con sé sulla tomba di suo fratello e lui lo aveva abbracciato spontaneamente, era stato un momento solo loro e per un attimo era sembrato che tutto fosse al posto giusto ma da quel momento si erano visti poco e solo in compagnia degli altri. Manuel aveva pensato fosse un bene, non gli aveva nemmeno chiesto scusa per quello che aveva detto, ma aveva paura che facendolo avrebbero dovuto parlare di quello che era successo tra loro e lui non era pronto, preferiva non parlare che di fargli ancora male non ne aveva la minima intenzione. Così quell'estate, dopo la partenza di Simone per la Scozia, aveva deciso di non scrivergli nemmeno un messaggio. Era stato difficile mantenere quella stupida promessa fatta con se stesso, in alcuni momenti avrebbe voluto chiamarlo e raccontargli qualche stronzata che aveva fatto o semplicemente avrebbe voluto sapere come stesse.

Adesso lo sta fissando a pochi metri da lui, era tornato a Roma e non l'aveva avvertito. Sente un fastidio all'altezza del petto, un misto di emozioni tra il deluso e l'arrabbiato, lo sa che non dovrebbe esserlo, ma che cazzo, poteva scrivergli almeno un messaggio.

"Un sò tornato", sussurra.

La cosa peggiore è che accanto a Simone c'è un ragazzo che Manuel non ha mai visto. Ridono insieme e Simone lo sta presentando agli altri con un sorriso luminoso in viso e sembra essere felice, al contrario suo.

"Manuel!" Chicca lo nota e sventola la mano nella sua direzione facendo voltare tutti. Manuel vorrebbe scappare quando gli occhi di Simone incontrano i suoi. Fa una fatica immensa a distogliere lo sguardo e obbliga i suoi piedi a muoversi, si stampa addosso uno dei suoi sorrisi spavaldi e si avvicina ai suoi compagni di classe. Dice un ciao generale avvicinandosi a Chicca, non sa nemmeno lui il perché, ma in qualche modo si sente protetto. Gli aveva scritto una settimana prima chiedendogli di vedersi e Manuel tutto si aspettava tranne che la sua ex ragazza avesse capito parte dei suoi turbamenti. Scaccia quel ricordo e prendendo un bel respiro decide di guardare Simone.

"Bentornato." Questa è l'unica cosa che riesce a dire.

"Grazie," ottiene in risposta. E sembrano due estranei e fa male al petto, passare dal condividere i momenti fragili a diventare loro stessi uno di quei momenti mette una malinconia inconsolabile. I loro compagni di classe li guardano in modo strano, confusi, sembrano non capire, ma Manuel vorrebbe dir loro che nemmeno lui è in grado di capire.

Le luci di RomaWhere stories live. Discover now