Si va avanti

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<<cazzo sono passati mesi, posso sapere che cosa ti frulla in quella fottuta testa ogni volta che mi vedi? O mi tocchi? O mi parli? Fanculo mi sono rotta di starti dietro!>>

Fermi tutti, non siamo ancora arrivati a questa parte della storia. Ci vorrà ancora un po' di tempo prima che tu arriva a questo punto. Invece noi due ci vediamo alla fine di questo libro.

E chi l'avrebbe mai detto che da quel giorno la mia vita sarebbe cambiata in uno battito di ciglia. Allora era il 3 luglio del 2017...

Erano le 11:13 ed io ero estremamente in ritardo, il mio volo sarebbe partito alle 11:40, e mi ci volevano 20 minuti solo per chiamare un taxi ed andare in aeroporto. In 7 minuti mi sarei dovuta vestire e fare i capelli.

Potevo farcela, ho affrontato di peggio nella vita, così mi diressi frettolosamente in bagno per raccogliere i vestiti che mi ero preparata la sera prima -e menomale altrimenti avrei speso solo dieci minuti davanti all'armadio indecisa su cosa mettermi- indossai dei pantaloncini di jeans bianchi e un semplicissimo top nero con la scritta "Sommer". Afferrai un elastico per capelli e mi feci uno chignon alto, -venuto anche abbastanza bene- e fissai il tutto con un po' di lacca.

Ero fuori la porta di casa mia, anche se mia ancora per poco, era arrivato il momento di dirgli addio, per quanti bei ricordi avessi avuto in quella casa, era un sollievo sbarazzarmene finalmente. Da piccola la chiamavo la casa del terrore.

Ricordo ancora quando mi intrufolavo sotto il letto di camera mia insieme a mio fratello. Con la speranza che prima o poi sarebbe  finito tutto. Ma le urla continuavano a rimbombare nei corridoi vuoti sempre più forte, finché quell'essere malvagio non usciva di casa per andare a comprare qualche birra da scolarsi tutta ad un sorso. Per poi crollare in un sonno molto profondo. E guai a chi lo svegliava, ti saresti potuta ritrovare con un braccio rotto o anche una gamba, o forse entrambi.

Ma era il momento di andare avanti. Dovevo andare avanti, avevo sofferto troppo ed era il momento di regalami un po' di felicità. Perché anche se non lo davo a vedere ero distrutta, mi hanno distrutta. E dovevo trovare la forza di ricompormi, e poi non sarò sola.

Ed ecco qui che mi ricompare il sorriso, finalmente avrei potuto vederle, non avrei più dovuto sentire la loro mancanza. Non avrei più dovuto fare videochiamate su videochiamate per sentire la loro voce. Ero così felice. Di chi sto parlando? Questo lo scoprirete tra un po'.

Era finalmente arrivato il taxi, così diedi un ultima occhiata alla "casa del terrore", e consegnai le mie valige al tassista, che le depositò nel cofano della macchina. Gli diedi l'indirizzo e avviai la mia playlist di Spotify a tutto volume. New York sto arrivando!

Amore in affari Where stories live. Discover now