«Questo mi piace molto» disse Thomas, sporgendosi per indicare un punto preciso sul computer, facendo scontrare il proprio petto con il braccio di Newt, che si girò per osservarlo. Non aveva la solita espressione strafottente e provocatoria, sembrava più normale, o peggio, sembrava in ansia. Newt decise di sorvolare, continuando a mostrargli il progetto.

«Sarò sincero. Mi piace molto, cambierei solo il colore del divano, perché con le nuove modifiche che hai fatto lo preferirei com'era prima. Per il resto è un ottimo lavoro» disse, poggiando un gomito sulla scrivania sorreggendo la testa con la mano e girando il volto verso di Newt, che guardava il computer, cambiando nuovamente il colore del divano.

Quando ebbe finito, si girò verso di lui e aspettò che guardasse la modifica, ma Thomas era fisso su di lui, e lo guardava con il solito sorrisino che, a quanto sembrava, lo aveva abbandonato solo per pochi minuti.

«Sei bello Newt» disse, senza mai smettere di fissarlo, facendo scivolare leggermente il gomito sulla scrivania, in modo tale da avere la completa visuale del suo volto, illuminato dalla luce del tramonto che colorava il cielo.

Newt rimase interdetto da quella sentenza, detta come se fosse normale, come se per Thomas fosse stato impossibile trattenere il pensiero che in quel momento gli passava per la testa. Rimase sbalordito dalla sicurezza che aveva, della poca paura di dire ciò che pensava, senza badare alle conseguenze o al luogo in cui si trovasse. Nonostante quel commento avesse generato in lui una piccola fiamma d'imbarazzo e piacere, la parte razionale di se, che era ancora infastidita dalla presenza da quel ragazzo strafottente, prese il sopravvento.

«Sei qui per provarci con me o per lavorare?» Chiese, alzando un sopracciglio e fissando il proprio sguardo nei suoi occhi. Newt, però, notò che quella risposta aveva generato solo eccitazione in Thomas, che cambiò sguardo e tornò dritto con la schiena, avvicinandosi con la sedia.

«Potrei fare entrambe le cose» rispose lui, poggiando il braccio piegato al bordo della scrivania, e sporgendosi verso il viso di Newt, che rimase immobile, senza ritrarsi.

Voleva stare al suo gioco, per dimostrargli che non era intimorito e che, nonostante la sua bellezza, non avrebbe ottenuto chiunque. Voleva vendicarsi per la sua strafottenza, nonostante quella vicinanza lo agitasse.

«E cosa ti fa pensare che io voglia?» Rispose Newt, alzando un sopracciglio in segno di sfida. Voleva che Thomas provasse una leggera umiliazione, per come lo aveva trattato in quei giorni e per il poco rispetto. Nonostante la vicinanza, non si ritraeva, perché quelli come lui li conosceva e, nella maggior parte dei casi, non avevano coraggio per fare nulla se non provocare.

Vide Thomas ridere, mostrando i denti perfetti e il suo sorriso. Quando quel suono uscì dalla sua bocca, il pomo d'Adamo tremò, attirando l'attenzione di Newt, che spostò lo sguardo per qualche secondo, non riuscendo più a sopportare la tensione.

«So che lo vuoi» disse Thomas, portando una mano sulla gamba di Newt, accarezzando il ginocchio, salendo lentamente.

«Ti sbagli» disse Newt, bloccandogli la mano e togliendola dalla propria gamba. Tornò a guardarlo negli occhi, più infastidito.

«Si? Mi sbaglio Newtie?» Disse Thomas, alzandosi in piedi e guardando verso il basso, circondando il collo caldo di Newt con le mani fredde, facendolo sussultare.

Newt rimase immobile, non sapendo più come rispondere o come muoversi. Il proprio piano di umiliarlo era scomparso, come era scomparso il resto delle cose che lo circondavano. Perché era lì? Era seduto? Dove si trovava? C'erano altre persone nella stanza? Non ricordava più nulla, se non lo sguardo di Thomas, che gli massaggiava il collo, facendolo rabbrividire. Lo vide poi piegare la schiena, in modo tale che i loro volti fossero sulla stessa linea.

Lightning || Newtmas AUWhere stories live. Discover now