buon viaggio papà!

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Victoria pov's.
"papà non correre!" gridai mentre cercavo di non perdere di vista mio padre, eravamo nel suo ufficio, e perderlo avrebbe significato almeno un'ora di corsa per tutti i sei piani da cui era composta la struttura e poi un'altra buona mezz'ora di ramanzina, quindi mi limitavo a correre il più velocemente possibile.

entrai appena in tempo nel lussuoso ascensore prima che le porte si richiusero emettendo un piccolo "bip" metallico, stavamo andando alla macchina, mio padre sarebbe dovuto essere tra un'ora esatta in aeroporto e non aveva di certo tempo da perdere per cavolate.

insieme a noi c'era il suo autista di cui non ricordo bene il nome, e due guardie del corpo, uno di loro si chiamava Luigi mentre l'altro Paolo, erano l'esatto opposto uno dell'altro, Paolo mi trattava come se fossi sua figlia, era sempre disposto ad aiutarmi e a pararmi il culo ogni volta che combinavo casini, mentre Luigi era uguale a mio padre, freddo e serio come poche cose al mondo, sempre in anticipo di almeno mezz'ora e con una voce così roca da farti rizzare i capelli solo a sentirla. Avevano entrambi trent'anni.

"portaci all'indirizzo che ti ho scritto stamattina per messaggio" ordinò mio padre all'autista, che non se lo fece ripetere due volte e partì immediatamente per le vie trafficate di Milano.

rimasi in silenzio per tutta la durata di arrivo alla casa in cui sarei dovuta stare in questi mesi, ero curiosa di conoscere i ragazzi con cui sarei dovuta stare, da quello che sapevo erano soci di mio padre, dall'altra parte ero un po' stufa di dover cambiare casa ogni volta che mio padre partiva, vedevo la mia vera casa due volte l'anno se mi andava bene.

"siamo arrivati signore" disse l'autista, dopodiché scese e ci aprì le portiere per farci scendere dalla sfarzosa limousine bianca.

ci trovammo davanti ad un bellissimo palazzo di quattro o cinque piani, non li contai attentamente perché impegnata a rincorrere mio padre che si dirigeva all'ingresso.

fummo accolti da una signora, indossava una divisa con lo stesso logo presente fuori dal palazzo, ci accompagnò davanti all'ascensore e ci indicò il secondo piano.

"signore tra mezz'ora ha il volo" disse Luigi spezzando il silenzio che riempiva l'ascensore.

"porca troia" disse mio padre chiamando al telefono una persona a me sconosciuta.

le porte si aprirono e noi ci trovammo davanti a due porte, aspettammo mio padre che continuava a parlare furiosamente al telefono mentre Paolo tirava fuori tutte le mie valigie dall'ascensore, decisi di intrattenermi un po' sui social.

"si okay ciao ciao" disse mio padre prima di terminare velocemente la chiamata, dopodiché suonò al campanello della porta a destra.

dopo pochi attimi venne aperta, rivelando davanti a noi Luca d'orso, che voi tutti conoscerete come Capo Plaza.

all'inizio rimasi sorpresa ma lo nascosi subito, alla fine dovevo anche aspettarmelo, sapevo che mio padre lavorava con lui.

salutò mio padre con una stretta di mano e mi guardò, mi rivolse un tranquillo "ciao" che ricambiai subito.

entrammo tutti in casa e mio padre iniziò subito a farmi la solita predica, "mi raccomando, pretendo ottimi voti e un distinto comportamento sia qui che a scuola, non voglio venire a sapere che vai in giro a fumare e bere come l'ultima volta" mi disse indicandomi la sua cintura nera con lo sguardo "sappi che solo perché non ci sono io non vuol dire che non verrai punita quindi regolati bene" mi disse infine.

annuii sperando di terminare il prima possibile quel supplizio, mio padre mi scrutò attentamente, dopodiché mi lasciò una veloce carezza sulla testa e, dopo aver salutato Luca andò via.

mi ritrovai un attimo spaesata, ero in una casa che non conoscevo, con un ragazzo che non conoscevo e per di più ero anche costretta ad abitare qui per mesi.
bella vita di merda.

"vieni ti faccio fare un giro della casa" mi disse Luca risvegliandomi dai miei pensieri.

"va bene" dissi seguendolo.

la casa era composta da due piani, al primo piano c'era la cucina, la sala da pranzo e il salotto; mentre al secondo piano tutte le camere da letto, i bagni è un altro piccolo salottino.

la mia camera era spoglia, aveva un letto singolo con delle coperte nere, una scrivania, un armadio e il balcone, non avevo mai visto una camera più brutta di questa.

"ti lascio sistemare le tue cose in pace, se hai bisogno sono sotto" mi disse Luca prima di sparire dalla mia vista.

così iniziai a disfare le valigie e ovviamente iniziai a perdermi nei miei pensieri.
mentre mettevo i vestiti nell'armadio mi capitò tra le mani una foto di mio padre, la portavo con me ogni volta che partiva per un viaggio.
non avevo mai avuto un bel rapporto con mio padre, forse per la nostra differenza in qualsiasi cosa, o forse per la sua continua assenza dalla mia vita; fin da quando ero piccola mi lasciava sola con babysitter di cui non ricordo nemmeno un nome, poi dopo mesi tornava a casa e mi faceva pagare tutti i casini che facevo in sua assenza.
ora invece quando sono in sua presenza sono costretta a fingere di essere una persona che non sono, perfettina e seria, cose che non mi si addicono nemmeno lontanamente, ma mio padre non accetterebbe mai il fatto di avere una figlia "normale", a cui non interessa della scuola e a cui piace bere e fumare; penso che se lo scoprirebbe mi ucciderebbe e poi morirebbe di infarto, quindi meglio evitare.

I miei unici grandi amori!Where stories live. Discover now