Petali

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- Quando trovate degli asterischi, andate a vedere la nota a fondo capitolo che spiega un po' la situazione -

Ad Armin piaceva studiare, quindi come materia preferita non aveva solo filosofia, ma anche italiano.

Gli andava di fortuna, poi, che quell'anno avevano un professore che li faceva coinvolgere nelle lezioni con progetti e piccoli esperimenti, così da interessarli ancora di più alla materia.

Quel giorno stavano parlando dell'importanza dell'ambiguità delle parole, e dopo una risatina generale, il professore si era messo a spiegare il fatto che "ambiguo" vuol dire "con diversi significati" e non "significati sconci".

Ambiguità e cultura. Avendo questi due poteri, si potevano tenere intere conversazioni con poche parole essenziali, facendole sembrare insensate alle orecchie esterne.

«Potremmo fare una prova. Chi di voi pensa di aver capito?» Chiese il professore.

Armin alzò la mano: aveva già sentito parlare di queste cose.
Si sorprese quando vide Eren alzare la mano. Sperava che il professore gli facesse fare qualche esperimento insieme, come nelle sue solite lezioni.

I due furono gli unici ad alzare la mano.

«Bene, venite qui e mettetevi uno difronte all'altro.» Aspettò che si posizionarono come detto, poi continuò «Provate a parlarvi in modo "criptato" e vediamo se ne esce qualcosa di interessante.»

Armin sapeva già cosa dire. Era da qualche giorno che voleva sfogarsi in un qualche modo e quello gli sembrava il momento giusto. Poi se Eren non avesse capito, non gli sarebbe importato più di tanto: quello che voleva dire glielo avrebbe detto.

Così il biondo inspirò profondamente, prima di parlare.
«Tossisco petali.»* Esordì sfacciato.

Eren assunse un'espressione confusa, che si trasformò in stupita: aveva capito.
«Chi?»
Non era scemo. Sapeva che era Armin a tossire petali, solo non sapeva a causa di chi.

«Tu.» Rispose tranquillamente, guardandolo negli occhi.

«Un mese...»** Disse sbalordito Eren.

«Tempo.» Cos'è, alla fine, il tempo?

«Scusa.» Finì Eren, sinceramente dispiaciuto. Non poteva ricambiare così presto, dato che non aveva avuto nemmeno il tempo di crearci su pensieri concreti. E poi, non sapeva come continuare la conversazione usando solo poche e semplici parole. L'argomento era troppo complicato.
Di sicuro dopo le lezioni gli avrebbe chiesto spiegazioni e dettagli, non poteva farsi bastare quella conversazione.

Il professore ne sembrò soddisfatto, anche se aveva capito poco da quel discorso.
«Ragazzi, questo era un perfetto esempio di ciò che intendevo. Qualcuno ha capito qualcosa?»

Il resto della lezione passò con altri discorsi criptati, fatti a turni tra coppie casuali tra i compagni che si offrivano, ma ad Armin ed Eren non importò molto: erano concentrati a lanciarsi occhiate che dicevano "dopo dobbiamo parlarne".

[...]

E quindi si ritrovarono in un angolo abbastanza isolato del cortile, a ricreazione.

«Facevi sul serio, prima?» Chiese Eren come prima cosa. Magari Armin l'aveva detto solo perché non sapeva cosa dire.

«Certo che facevo sul serio, in genere non scherzo su queste cose.» Rispose Armin tranquillo, ed Eren si rimproverò per averlo sottovalutato. Armin sa sempre quali parole usare.

«Ma ci conosciamo solo da un mese, come puoi dire di esserti già innamorato?»

Le labbra di Armin formarono un sorriso ironico. «Nessuno mi ha mai detto quanto tempo dovesse passare prima di potermi innamorare, quindi lo lascio succedere quando capita.»

Ad Eren scappò una risatina incredula. «Giusto. Ha così senso da non avere senso.» E appoggiò la schiena al muro della scuola, perché pensava che le sue gambe avrebbero potuto cedere talmente era incredulo e confuso.

Armin dondolò sui talloni. Insomma, l'argomento si era esaurito e lui aveva detto tutto. Se Eren non aveva altro da aggiungere, sarebbe andato volentieri in bagno a sprofondare nell'imbarazzo dell'essersi appena dichiarato sembrando pazzo.

Non poté allontanarsi, però, perché Eren voleva parlare ancora.
«Non tossire i petali però. Non sai ancora se ricambio o meno. Cioè- non lo so nemmeno io, ecco. Voglio dire, dammi ancora un po' di tempo e saprò darti una risposta, ma adesso è così improvviso che mi hai preso contropiede.» Cercò di spiegarsi.

Armin tirò un evidente sospiro di sollievo. Eren gli aveva appena dato la speranza di poter essere ricambiato.

«Che poi un interesse per te ce l'ho già, solo che dirti ora che ricambio mi sembra troppo affrettato. Voglio essere sincero, quando ti dirò di essermi innamorato di te.» Concluse Eren.

Armin non riuscì a fare altro se non sorridere nel più splendente dei modi.

FINE

*«Tossisco petali.» = Armin si riferisce alla sindrome di Hanahaki, che ti fa crescere dei fiori nei polmoni (e di conseguenza tossirne i petali) fino alla morte, nel caso in cui la persona di cui sei innamorato non dovesse ricambiare. Armin lo sta dicendo in modo metaforico, questa sindrome esiste solo nella fantasia di molte storie romantiche.

**«Un mese...» = in questa storia Armin ed Eren si conoscono da un mese solo, che coincide con l'inizio della scuola. Hanno legato fin da subito, ed Armin se ne è innamorato, ma ad Eren sembra troppo poco tempo.


Facciamo finta che gli asterischi siano una cosa carina e non la consapevolezza di non saper mettere quei dettagli nel racconto

Ok questo è un mio film mentale reso fanfiction. Sto male.

Comunque adoro filosofia e italiano - come se non si fosse capito - ma non me ne intendo altrettanto di matematica e fisica, quindi potete stare certi che non farò mai OS incentrate su quelle materie lol
E nemmeno su storia, bleah storia.
Facciamo prima a dire che le uniche materie su cui scriverò saranno Filosofia, Italiano e Motoria.

Ed Eremin sia *One Shots*Where stories live. Discover now