''Sarò dei vostri Yoora" risposi.

In prenda all'ansia aprii l'armadio ed iniziai a contemplarlo. Dopo aver quasi buttato per terra l'intero armadio alla fine optai per un outfit casual: un jeans chiaro a vita alta con degli strappi alle ginocchia, un maglioncino caldo nero ed infine i miei amati anfibi.
Presi il cappotto nero ed il mio zainetto, uscii fuori e tutto il mio entusiasmo calò.

Appena presi la chiave per chiudere il portone di casa mi fermai.
"E se ci fosse anche lui? Cosa penserà?"
Con quelle mille domande per la mente mi incamminai.

Cara Ivy, devo dire che stai migliorando con la mappa, stavolta non ho un commento negativo sul tuo senso dell'orientamento.

Quando arrivai, vidi da lontano il gruppetto degli amici di Yoora e mi avvicinai.
«Ciao!» dissi sorridendo a tutti.
«Ehi» disse Yoora fiondandosi tra le mie braccia. Felice la strinsi a me.
«Ammetto che mi sei mancata!»

Mi guardò, scrutando il mio outfit; scossi la testa sorridendo. Adoravo il carattere di Yoora, era una persona così goffamente buffa, tanto quanto dolce e premurosa.
«La mia newyorkese preferita!»
Dalla voce capii che era lui, il ragazzo dal sorriso meraviglioso.
«Ciao Tae, come stai?» chiesi guardandolo.
«Bene grazie, starei meglio dentro a giocare.»
Mentre parlava fece delle facce buffe, risi sotto i baffi per non essere maleducata.
«Stiamo aspettando il solito ritardatario» concluse alzando gli occhi al cielo. «Eccolo finalmente!»
Indicò un punto dietro di me.

Quando mi girai da lontano lo vidi scendere da una Jeep nera, man mano che si avvicinava sentivo l'imbarazzo assalirmi, tanto che volevo scomparire tra la folla e non farmi più vedere.

Lo vidi avvicinarsi con la sua giacca nera in pelle, una maglietta aderente bianca e dei classici skinny jeans e degli anfibi.

Con disinvoltura portò una mano in quei capelli perennemente scompigliati che gli ricadevano sugli occhi. Camminò con sicurezza verso di noi ed io abbassai lo sguardo giocherellando con le punte dei miei capelli.

«Scusate il ritardo.»
Con tono fermo e rigido si scusò.
Quando alzai lo sguardo mi resi conto che ero rimasta sola.
«Ivy» mi urlò Yoora facendo gesto di raggiugerli, così corsi facendomi le scale velocemente e pregai di non fare una figuraccia delle mie.

Cara Ivy, già ti immaginavo sdraiata su questa bella moquette rossa e con la faccia spiaccicata sopra. Ma meno male che non hai fatto questa figuraccia davanti a tutti.
Era da te, era alla Ivy Black.

«Tu giochi vero?»
Sobbalzai nel veder sbucare Tae mentre facevo la fila per prendere le scarpe. Ridetti.
Gli amici di Yoora rispecchiavano proprio la sua personalità.
«Certo, ma premetto che sono davvero una schiappa al Bowling.»
Gli sorrisi e lui mi sorrise allargando le labbra.
Era davvero buffo con il cappello blu in testa.
«L'importante è partecipare» disse facendomi l'occhiolino per poi scomparire tra la folla.

Quando presi le scarpe, mi sedetti per cambiarle.
«Ehilà» si fiondò Yoora accanto a me.
«Ehi» dissi guardandola, per poi finire con lo sfoggiare le mie orribili scarpe argento da Bowling.
«Sappi che io sono la migliore!»
Si alzò facendo il gesto di lanciare la palla da Bowling per poi ridere divertita.
«Tutti sono migliori di me in questo gioco» puntualizzai.

***

Con tutta la mia concentrazione, bravura e maestria lanciai la palla quasi come se avessi tirato un palloncino. Non appena vidi la palla atterrare stetti lì ferma con le mani sul viso sbirciando il completo disastro.

Delusa per non aver centrato nemmeno un birillo mi sedetti. Accavallai le gambe, poggiai il gomito sulla gamba e adagiai il viso sul pal- mo della mia mano mentre mi ricadevano sul viso i miei lunghi capelli.

«Ti svelo un segreto, lo scopo del gioco è colpire i birilli non schivarli» sentii qualcuno sussurrarmi all'orecchio.

Mi girai, portando dietro le orecchie i miei capelli. Alzai le sopracciglia per lo stupore nel vedere lui, lì con le braccia posizionate dietro la nuca in attesa di una risposta.
«È pur sempre un gioco» dissi rispondendo a quella provocazione.

Abbassai lo sguardo pensando a quell'"eri tu"... «Comunque, volevo chiederti scusa per ieri sera.»
Lo guardai, nonostante la scarsa visibilità data dalle luci soffuse.
«Per?» mi chiese confuso corrugando le sopracciglia. «Per...» mi ammutolii inghiottendo rumorosamente,
«per averti confuso con qualcuno, che non eri tu...» quando dissi quelle parole lui non mi degnò nemmeno di una risposta.

Si alzò dalla sedia, impugnò la palla da Bowling e fece strike.

Black SwanWhere stories live. Discover now