58: Un lungo tragitto

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3 anni dopo......

Un piano durato tre anni, escogitato fin nei minimi dettagli (certamente sulla carta era tutto perfetto ma nella pratica sarebbe stato del tutto una grande incognita), Alexey aveva  progettato nell'arco di questi anni un'idea che a poco a poco divenne realtà, fu necessario molto tempo affinché potesse corrompere alcuni funzionari che gli garantissero il libero passaggio verso casa, giunti illegalmente di nuovo in Finlandia riscontrarono vari problemi al porto di Helsinki, fu grazie all'abilità di contraffattore di Pavel e a dei rubli sotto banco che i due riuscirono a imbarcarsi verso Tallin.

Da li si mossero a piccole tappe fermandosi soltanto nei villaggi e nelle piccole città, le grandi metropoli erano troppo pericolose da attraversare, in tutto ci misero circa due mesi per arrivare negli sterminati campi di grano dell'Ucraina.

Innanzi a quei campi gli occhi di Alexey si illuminarono, neanche nei sogni più belli v'era questa meraviglia che gli appariva davanti a sé, il grano con i riflessi del sole sembrava simle all'oro che luccicava nelle pareti di una miniera pronto per essere estratto, eppure non avendo nessun pregio come quel metallo che tanto abbindolava la mente delle persone, era un ricchezza per coloro che lo raccoglievano, i contadini facevano gran festa a ogni raccolto, con tutto quel grano avrebbero sfornato del pane in grande quantità.

"Pavel, Pavel svegliati siamo a casa" gli disse con un sorriso sfavillante, ma ahimè Pavel era troppo occupato a smaltire la sbornia per rendersene conto di tale splendore.

Durante il cammino, Alexey si perse nei suoi pensieri, sognava il momento di poter riabbracciare sua moglie e la sua bambina, ma egli meditò anche su i suoi genitori, "come starà il nonno?" "Mio padre avrà continuato con il suo lavoro?", queste domande lo tormentavano da troppo tempo, oramai era giunto il tempo di rispondere a tutti i suoi quesiti per potersi dare finalmente pace.

Una mano lo fece rinvenire dai suoi riflessioni
"Cosa stavi pensando?"

"Nulla, stavo pensando a tua sorella"

"Lo immaginavo"

"Cosa vorresti dire?"

"Alyosha sono anni che ti vedo in questo stato, finalmente a breve c'è la riprenderemo, nel mentre fatti un goccio, ti rilasserà la mente"

"Questo paesaggio mi rammenta tanto l'infanzia quando io e Sveta ci rincorrevamo sempre in mezzo a questi campi, era così piccola che non riuscivo mai a prenderla, passavamo i pomeriggi sul prato a contare le nuvole e a parlare del futuro"

"Una cosa del genere la facevo anch'io con mio fratello"

"Ovvero?"

"Lo aiutavo a scappare dai commercianti, Artyom aveva il brutto vizio di rubare il cibo dalle bancarelle, e ogni volta che ne faceva una delle sue lo aiutavo a scusarsi o a scappare"

Alexey bevve fino a ubriacarsi affinché dimenticasse anche se brevemente tutta la tristezza dovuta a questi anni di lontananza dalla sua famiglia, verso sera il ragazzo capì che Pavel non era assolutamente idoneo a guidare un carro, su cinquanta buche che trovarono sulla strada Pavel ne prese quaranta nove, alla cinquantesima Alexey gli disse

"Pavel forse è giunto il momento di riposarti, ora ci penso io"

A un tratto trovò un cartello con su scritto "Kherson" a sinistra e "Odessa" a destra, all'istante gli sorse un dubbio, "a Kherson c'è la mia famiglia, e a Odessa c'è mia moglie con la bambina" voleva chiedere al suo amico cosa fare, purtroppo Pavel dormiva profondamente, Alexey allora tirò fuori una ruolo e fece testa o croce, testa per la famiglia, croce per Svetlana, gli uscì testa, "così sia".

La famiglia Smirnov aveva casa proprio fuori la città, il padre di Alexey non gradiva il frastuono e il "fetore" degli abitanti che li risiedevano, perciò con i suoi risparmi acquistò del terreno in campagna ove fece sorgere una piccola fattoria affinché potesse sfamare la sua famiglia anche in tempi duri, Alexey mancava da li dà molto tempo e rimase sorpreso nel vedere che nulla era cambiato dall'ultima volta che vi passò tra quei vicoli.

Giunti in periferia, l'ansia gli colse l'animo, assomigliava tanto a quel giovane figliol prodigo che tanto aveva sentito parlare quando da bambino sua madre lo costringeva a frequentare la chiesa, eppure dei suoi vicini che gli si accostarono nessuno ebbe il coraggio di guardalo in volto, "come mai nessuno mi saluta, eppure con i figli di costoro ho passato innumerevoli ore assieme, forse non mi hanno riconosciuto?" Pensò il ragazzo.

La risposta alla sua domanda la ebbe non appena riconobbe la casa dove abitò fin da fanciullo, le sue palpebre si ingrandirono a tal punto che per poco gli occhi non gli cascarono dalle orbite "non è possibile" disse a se stesso. Scese di corsa dal carro e si diresse sul porticato, quando vi giunse cadde con le ginocchia a terra è in un pianto atroce disse

"Dio mio perché?"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 26, 2021 ⏰

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