Capitolo I

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Appena la campanella suonò, Victoria si sentì sollevata. Se c'era una materia che non sopportava, quella era religione. Chiuse in fretta il libro e uscì dalla classe per avviarsi al suo armadietto, dove sapeva che la stava aspettando Samuel.

Nei corridoi della Heathcliff Academy cominciavano a riversarsi gruppi di studenti intenti a scappare dalle aule e da professori che, nonostante il suono della campanella, continuavano a parlare.

Victoria si teneva stretta i libri in mano per evitare che qualche ragazzo disattento le facesse cadere tutto sul pavimento.

Centinaia di risate e voci riempirono il corridoio che, fino a qualche minuto prima, era tranquillo e silenzioso. Addossati alle pareti c'erano una serie interminabile di armadietti azzurri, ai quali si appoggiavano studenti di tutti i tipi.

Camminando verso il suo armadietto salutò un paio di ragazzi della squadra di rugby con la mano e poi girò a destra, adocchiando subito il ragazzo moro che la stava aspettando.

Samuel era lì, davanti al suo armadietto, come ogni mercoledì. Andava da lei per sentire le sue lamentele a proposito dell'ora di religione che lo facevano sempre ridere.

'Ehi Vic!'

'Lo so che stai aspettando che io dica qualcosa riguardo alla lezione di religione. Ma sai anche come la penso: è inutile quella materia!'

La ragazza aveva urlato troppo le ultime quattro parole, così tutti gli studenti che stavano passando lì vicino si girarono per guardarla. Victoria sorrise imbarazzata, girò lo sguardo e vide Samuel piegato in due dalle risate. Aveva le guance rosse e gli occhi lucidi come se stesse per mettersi a piangere. Lei gli diede un colpo all'addome compatto, e lui incassò senza dire niente.

'Smettila di ridere di me!' gli disse.

'Non puoi pretendere che io non rida se tu fai delle figuracce!'

Samuel stava riprendendo fiato e mentre Victoria apriva il suo armadietto, lui si mise in mezzo per sistemarsi i capelli davanti allo specchio lì attaccato.

'Finirai per consumarti.'

'Non è colpa mia se sono indubbiamente bellissimo.' rispose il ragazzo e, mentre pronunciava le ultime parole, un gruppetto di ragazze del secondo anno gli passò di fianco bisbigliando e indicandolo. Allora Samuel subito le salutò con un occhiolino, scatenando urletti.

Victoria sapeva che, con il passare degli anni, Samuel era diventato sempre più carino. Aveva quel ciuffo nero che gli ricadeva sugli occhi verdi ed era alto e muscoloso. In effetti era proprio un bel tipo.

Lei e Samuel erano cresciuti insieme da quando si erano conosciuti per la prima volta all'asilo, quando avevano tre anni. Purtroppo quando erano più piccoli si vedevano meno, essendo che i genitori di Samuel erano venuti a mancare qualche settimana dopo la sua nascita a causa di un incidente d'auto. Così, lui era stato costretto a vivere in un orfanotrofio. Nessuna famiglia decise di adottarlo, quindi Samuel era rimasto in quell'istituto finchè non aveva compiuto diciotto anni e poi era andato ad abitare da solo in un bell'appartamento.

Ma lui stava bene, era sempre stato forte nonostante la sua situazione. Questo probabilmente perché, nonostante tutto, aveva degli amici che gli volevano bene e compensavano l'amore dei genitori che non aveva.

Negli anni aveva scoperto di essere abbastanza bravo per giocare a rugby, tanto che l'avevano chiamato diverse squadre professioniste, ma lui aveva sempre rifiutato. Diceva che gli piaceva giocare, ma che non aspirava a fare quello nella vita. Sinceramente neanche Victoria sapeva bene cosa Samuel volesse fare nella sua vita, nonostante i tanti anni di conoscenza del ragazzo. Cominciava a sospettare che neanche il suo migliore amico stesso lo sapesse.

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