Capitolo 15

821 32 3
                                    


Come vi introdussi, dopo quella sera Carl se ne andò sotto una pioggia di neve. Tentai di fermarlo, ma invano, poiché a mia volta venni fermata da mio padre, il quale mi impedì esplicitamente di allontanarmi da casa con quella bufera che si stava abbattendo con tutta la sua furia sulla città. Non volevo che se ne andasse da solo, passai quasi mezz'ora d'Inferno non sapendo se fosse arrivato a casa sano e salvo dato che non volle rispondere alle mie chiamate e ai miei numerosi messaggi. Fu solo quando chiamai Fiona che riuscii a calmarmi, dato che suo fratello era appena rientrato; scosso e parecchio giù di morale, ma almeno era arrivato a casa. Le dissi che le avrei spiegato tutto il giorno dopo se non lo avesse fatto lui.

Inutile dire che dopo quella serata mio fratello si rinchiuse dentro la sua stanza, chiudendo a chiave la porta, impedendomi di entrare per insultarlo. Ma perchè si era comportato così? Cosa mai avrà potuto fare Carl, per scatenare in Aaron una furia inspiegabile?

Tante, troppe domande senza risposte che non si affrettarono ad arrivare, poiché le uniche persone che avrebbero potuto darmele mi stavano tagliando fuori dalle loro vite senza una vera e propria ragione. Insomma, io non c'entravo proprio nulla in tutta questa faccenda, non meritavo di essere trattata in questo modo.

Si concluse così la Vigilia di Natale, con io che continuavo a scusarmi con mia madre per la brutta serata e con un fratello irrispettoso che non si degnò nemmeno di chiedere scusa, se non a me almeno a lei. Cercai di prendere sonno, anche se fu parecchio complicato. Mi alzai svariate volte e guardare la neve che attecchiva al suolo, regalandomi un paesaggio di colli bianchi e lucenti. Nel cuore della notte, presi una sigaretta dal pacchetto che stava sulla mia scrivania immersa nell'oscurità, avvolsi una coperta di plaid sulle mie spalle e uscii sul balconcino, dove accessi la sigaretta e ne gustai ogni singolo tiro. Amavo quando nevicava perchè il cielo non era blu o nero come al solito, ma prendeva quel bizzarro colore viola che aveva solo quando era presente la neve. Sembrava quasi che fosse chiaro, e quell'atmosfera mi faceva impazzire. Era scattata la mezzanotte già da qualche ora ormai, era Natale e miei auguri per Carl non tardarono ad essere inviati, anche se la risposta non arrivò mai. Sullo schermo era presente solo la scritta "Visualizzato". Sospirai, e con le prime luci dell'alba, decisi che forse era meglio dormire qualche oretta se avessi voluto affrontare al meglio la giornata seguente. 

Abbandonai il mozzicone dentro il posacenere che giaceva sul pavimento del balcone di camera mia e rientrai chiudendo la portafinestra. Mi rifugiai nuovamente tra il piumone e aspettai il sonno che arrivò in pochi minuti, cullandomi per qualche ora.


<< E' Natale! Buon Natale a tutti >> sentii urlare dal piano di sotto. Mi svegliai con il cuscino abbracciato e un pò di bava che mi affrettai a togliere. Mi misi a sedere sopra il letto stropicciandomi gli occhi per riuscire a mettere a fuoco le varie figure presenti nella mia stanza. La luce del mattino illuminava tutto quando al suo interno. A passi lenti, raggiunsi la finestra dove scostai la tenda. Fuori non nevicava più, ma la distesa di bianco ora era infinita, ci saranno stati quasi due metri di neve a ricoprire la valle.

Sorrisi. Decisi di scendere in salotto, e dalle scale, già si potevano udire le canzoni di Natale che risuonavano in tutta la casa e il profumo di biscotti appena sfornati che mi invase le narici.

<< Buon Natale amore mio! >> mia madre corse ad abbracciarmi e io ricambiai, era sempre bello stare tra le sue braccia. Mio padre in seguito fece lo stesso. Lanciai lo sguardo verso la cucina dove la tavola era riempita con una colazione suprema che non vedevo l'ora di assaggiare. L'abete decorato di luci e palline, ai suoi piedi numerosi regali incartati con carte di tutti i colori. Fu tutto così bello che quasi mi scordai di ciò che accadde la sera prima; ma i ricordi non tardarono, quando vidi Aaron scendere le scale. Ci scambiammo solo un piccolo sguardo, per poi continuare ad ignorarci.

Scartammo i regali prima che mamma cominciasse a prepare il pranzo. Mi scordai del telefono in camera, volevo provare a chiamare Carl.

Mollai tutti e corsi su per le scale, accendendo il telefono che era rimasto sul mio comodino. Una volta acceso, mi arrivò subito la risposta che stavo attendendo ancora durante la notte appena passata.

Decisi di chiamarlo.

Uno squillo. Due squilli.

Al terzo rispose.

<< Carl! Buon Natale! >> esclamai con enfasi.

<< Buon Natale anche a te piccolina >> lo sentii sorridere e il suo tono di voce era molto più calmo rispetto alla notte precedente.

<< Come stai? >> gli chiesi.

Lui sospirò prima di rispondere.

<< Io sto bene, ma mi sento così tremendamente in colpa per ieri sera, ci tenevo a scusarmi con te e con tutta la tua famiglia >>.

Quasi mi emozionai per la sua sincerità.

<< Carl, davvero, stai tranquillo è tutto apposto. E poi, non è stata colpa tua, ma di Aaron >> 

<< No ascolta, tuo fratello ha ragione, credo che sia arrivato il momento che tu sappia, ma non voglio farlo per telefono. Vieni da me più tardi? Così posso farti anche gli auguri di persona>>.

Ok, non  sapevo decisamente cosa aspettarmi, ma finalmente era arrivato il momento anche per me di sapere cosa stava accadendo una volta per tutte.

<< Va bene, ci vediamo più tardi allora >> gli chiusi la chiamata e mi sedetti sul letto, cercando di metabolizzare.

Avrei dovuto prepararmi psicologicamente forse? Non sapevo davvero che poteva aspettarmi.

Feci un respiro profondo e rimasi ancora in quella posizione finché la voce di mia madre non mi scosse, annunciandomi che il pranzo era pronto.

Mi ha drogata.Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt