«Ma davvero vuoi vestirti così, Nina? Sembri una barbona» ci tenne mia sorella a evidenziare una volta tornata in camera.

«È autunno inoltrato e quindi ormai è finito il tempo in cui ci si può vestire in maniera decente» risposi con tono acido. «Che poi non dovrei neanche giustificarmi con te» aggiunsi, incrociando le braccia al petto.

«Su, Nina, avresti anche un bel fisico se la smettessi di coprirlo così tanto con tutti questi strati e questi indumenti larghi.»

Strabuzzai gli occhi, incredula e anche un po' risentita, perché era chiaro che mi stesse prendendo in giro, pur sapendo quanto ci stessi male a riguardo. «Un bel fisico? Io?» ripetei le sue parole, aggiungendo una certa dose di scetticismo.

«Be', perché no? Almeno non sembri più una scopa che cammina e hai qualche forma in più.»

«Ho le spalle troppo larghe e le gambe troppo magre» mi lamentai, assumendo un tono meno duro e più rassegnato. «Vedi? Non c'è niente di femminile in questo.»

Benedetta inarcò le sopracciglia e increspò le labbra, fissando a lungo la mia figura con attenzione. «Ma smettila, Nina, stai ancora crescendo. Le tue spalle sono più piccole delle mie, quindi non sono così larghe, è solo che hai il bacino stretto. Inoltre hai una bella schiena, una buona postura. E le tue gambe sono magre ma toniche e muscolose. Sei fortunata, se continuerai con la danza magari ti eviterai la cellulite e il culo cadente ancora per molto. Anche se comunque non mi spiego come sia possibile che dopo tutti questi anni in cui la pratichi, tu non abbia acquisito un minimo di grazia e quando cammini sembri ugualmente un bisonte.»

Rimasi in silenzio, tanto le sue parole non avevano alcun effetto su di me. Ormai non facevo che paragonarmi con chiunque mi capitasse davanti, e alla fine ero sempre io a perdere il confronto.

Tuttavia mia sorella sembrava non essersi ancora arresa. Prese i lembi del mio maglione e me lo sollevò, lo stesso fece con la maglia intima che indossavo sotto, per potermi scoprire la pancia. «Non hai un filo di pancia, e guarda il tuo punto vita: è minuscolo! Solo che non si nota molto perché hai i fianchi stretti. Se imparassi a vestirti, riusciresti di certo a valorizzarti e a piacerti anche di più.»

A quel punto emisi un piccolo sorriso spontaneo. Apprezzai molto quello che disse, soprattutto la parte finale.

"Riusciresti a piacerti di più".

Normalmente Benedetta avrebbe detto cose come: «Così finalmente qualche ragazzo inizierà a notarti», ma quella volta non lo fece. Incentrò il discorso su di me, perché sapeva che conquistare qualcuno era l'ultima fra le mie priorità.

Finalmente l'aveva capito. E le fui grata per quello, aveva detto le cose giuste al momento giusto. Mia sorella ogni tanto, le poche volte in cui voleva, sapeva essere davvero gentile e amorevole verso il prossimo.

Alla fine mi fece cambiare. Mi permise di tenere il maglione, dato che aveva lo scollo a V e secondo lei mi stava molto bene, ma sotto mi fece mettere dei jeans a vita super alta e che vestivano larghi, per dare più volume ai fianchi, a detta di Benedetta.

«Ecco, così va molto meglio» esclamò soddisfatta. «Che ore sono?» domandò poi, e io andai un attimo in salotto per leggere l'orario sull'orologio a cucù.

Poi tornai in camera. «Le sette meno un quarto» riferii a Benedetta, la quale strabuzzò gli occhi: «Merda! Avrei dovuto prendere la pillola un quarto d'ora fa» esclamò disperata, prima di chinarsi a terra e frugare nel suo zaino per tirare fuori la confezione di pillole anticoncezionali.

La dottoressa le aveva detto che avrebbe dovuto prenderla ogni giorno sempre alla stessa ora, specificando anche che in realtà non c'era bisogno di essere per forza così fiscali: l'importante era che non tardasse nel prenderla oltre le dodici ore, caso in cui avrebbe perso la sua efficacia. Pertanto un quarto d'ora non avrebbe influito affatto, ma mia sorella non voleva comunque saperne ed era impossibile farla ragionare.

Solo se balli con meWhere stories live. Discover now