3. Piacere sono Leonardo

15 1 0
                                    

Piacere il mio nome è Leonardo, ho quattordici anni e sono di Anchiano un paese vicino Vinci. Sono figlio di notai, anche se mio padre non mi ha mai veramente accettato come suo figlio legittimo; si è sposato con una donna che è morta qualche tempo fa e mia madre anche lei è sposata ad un altro. Spero, un giorno, di essere accettato nella bottega di mastro Verrocchio per dipingere con lui, l'arte è la mia passione.

Firenze, 1466
Questa mattina a Palazzo Medici c'è parecchio trambusto; c'è sempre molta confusione, ma mai così tanta. Mi avvicino incuriosito (questa è una delle mie più grandi debolezze, me lo dicono tutti, sono troppo curioso, ma quello che voglio è solo capire quello che mi circonda, nient'altro): molte persone aspettano di parlare con Messer Cosimo e questo è normale. Vedo uscire Lorenzo, Roberto e Gentile de' Becchi vanno verso le stalle, probabilemte devono partire... c'è un uomo in nero che sta seguendo Lorenzo, non mi fido. Decido di prendere un cavallo e lanciarmi all'inseguimento, il mio affetto per lui supera qualsiasi mio affare a Firenze: ho conosciuto Lorenzo quando eravamo piccoli e come me è molto curioso, da allora siamo diventati molto amici, non voglio che gli sia fatto alcun male.
Li seguo fino a Roma, ma senza riuscire a mettermici in contatto.

Roma, 1466
C'è molta confusione e so che Lorenzo prima o poi vorrà andare a vedere, ma so anche che Roma è molto più povera di Firenze e un cavaliere come lui è sempre un buon bottino. Mi avvicino. Lorenzo, come avevo previsto, si allontana dal gruppo incuriosito dalla folla, bravo fesso penso, Nasser il suo cavallo non è estremamente d'accordo con la sua scelta e ben presto si imbizzarrisce disarcionandolo. Per un attimo penso che il mio amico sia stato investito dagli zoccoli del cavallo ed esco dal mio nascondiglio per vedere il suo corpo ma vedo che due ragazzi lo hanno salvato, ringrazio il Cielo. Vedo con la coda dell'occhio un frate allontanarsi di corsa ma non ci faccio tanto caso. Qualcosa luccica nel sottopancia di Nasser, sembra un pugnale, so cosa significa e mi si gela il sangue. Una minaccia di morte. Lorenzo si massaggia la testa e il braccio destro mentre parla con i ragazzi che lo hanno salvato quando Roberto Malatesta gli si avvicina e lo invita gentilmente ad andare via. Il mio amico si accorge dell'arma e la mostra al suo precettore, parlano per qualche minuto quando si rimettono in viaggio fino al palazzo. Li seguo. Al palazzo Lorenzo smonta e per qualche minuto rimane a fissare il vuoto, so che la sua mente analitica e logica si sta mettendo in moto per capire da dove provenisse e a chi appartenesse quell'arma. Roberto lo chiama e lui non risponde, il Malatesta è preoccupato e credo che gli stia suggerendo di andare a riposare, il mio amico fa cenno di sì con la testa, ma poco dopo Roberto lo segue. A questo punto penso di andare a parlargli: entro nel palazzo e subito un servitore mi si avvicina chiedendo chi fossi e se fossi aspettato.
"Il mio nome è Leonardo di ser Piero da Vinci, sono un amico di Messer Lorenzo." rispondo, poco dopo vedo arrivare Messer Tornabuoni che liquidando il servitore mi viene incontro.
"Così il famoso Leonardo saresti tu, ti immaginavo più alto." Sono famoso? Magari Lorenzo gli ha parlato di me. "Dicono che tu sia uno dei più promettenti e più bravi artisti del nostro tempo." Va bene, ora sono confuso.
"Grazie. Ma sono più che sicuro che ognuna di queste voci sia completamente infondata." Cerco di difendermi nell'umiltà. Sono veramente molto imbarazzato.
"Io non credo." Strano non mi stia chiedendo perché e come mai sia qui. "Comunque, Lorenzo come sai oggi è caduto da cavallo e ora non sta molto bene, mi hanno detto che ha preferito ritirarsi per la notte, ma ad ogni modo se vuoi andare a trovarlo visto che è da Firenze che ci stai seguendo, vai pure." O no o no o nononono.
"Vi ringrazio messere, prometto che non lo stancherò più del dovuto." Dissi correndo su per le scale.
Vedo Lorenzo e Roberto parlare. Il primo è di spalle, ma ad un tratto si gira; il suo sguardo è agghiacciante: nei suoi occhi non c'è più quella felicità e spensieratezza che li abitava fino a poco tempo prima. Sembra quasi che stiano urlando aiuto. Mi nascondo dietro lo stipite della porta, ma prima che possa porvi rimedio mi accorgo che la mia ombra è perfettamente visibile dall'interno della stanza.
"Leonardo da Vinci? In nome di Dio cosa ci fai a Roma?" mi chiede Lorenzo. "Vedo la tua ombra! Vieni fuori." mi avvicino ad entro. Contro ogni mia previsione il mio amico lascia cadere la lettera e corre verso di me ad abbracciarmi. Non è da lui. Lancio al Malatesta uno sguardo interrogativo. Lo abbraccio anche io evitando di stringergli troppo il braccio destro.
"Sono felice anche io di vederti sano e salvo Lorenzo. Ti ho seguito perché fuori dal tuo palazzo c'era un uomo strano vestito di nero che vi stava seguendo." Dico cercando di non sembrare uno squilibrato.
"Ascolta Leonardo come avrai potuto vedere sono stato minacciato da qualcuno che mi vuole morto qui a Roma. Devo scoprirne assolutamente l'identità e siccome sei una mente molto brillante, più brillante di me, voglio chiederti di unirti a me." I suoi occhi. Vedo paura, ma anche uno scintillio che mi spaventa.
"Va bene." rispondo d'un fiato.

Il nome dei Medici - The Masters of Florence Where stories live. Discover now