Non posso fare a meno di seguire e di alzare la mano per ordinare.

«Vi siete mai parlati?» gli domando.

«Più di una volta, in realtà» è la sua risposta:«E non c'è stata una sola volta in cui io non mi sia sentito capito. Hai presente quando ti sei a proprio agio con una persona? Non ti fai problemi a dire o fare niente, sei tranquillo, quasi ti rilassa. Per me questa ragazza è così, mi tranquillizza» ho più o meno idea di che cosa stia parlando.

«E perché non hai ancora provato a fare un passo in avanti?» insisto.

«Perché ho come la sensazione che la cosa non sia ricambiata»

«É solo una sensazione, magari è il contrario»

«Riesco a leggere bene le persone, ne ho la certezza»

«Non puoi sapere che cosa pensa»

«Lo immagino»

«Non puoi immaginarlo e basta»

«Per ora sì»

«Devi fare un bel passo in avanti» mi impongo:«Devi anche solo provare a farle capire che puoi essere più di un semplice amico»

«Hai visto come approccio io con le ragazze? Probabilmente sarei in grado di farle capire il contrario» ride.

La cameriera porta i nostri shot al tavolo e a me viene in mente un'idea che Albert non potrà rifiutare. Non c'è una cosa che mi dà più fastidio delle persone che pensano di sapere, ma che in realtà non sanno proprio niente perché non hanno nemmeno voglia di scoprire che cosa passi per la testa ad altri. E con Albert non ho intenzione di arrendermi fino a quando non gli sentirò uscire dalla bocca queste parole: "le ho parlato e mi ha detto che...".

«Facciamo così: io ti aiuto a conoscere meglio questa ragazza, ho a disposizione un singolo tentativo. Se proprio vedi che non va, allora ti lascerò arrendere alla tua idea basata sul niente. Se va bene e la stessa sera lei ti scrive di essere stata bene, allora faremo a modo mio» propongo.

«Perché ci tieni così tanto?» mi domanda.

«Perché vorrei vederti felice, te lo meriteresti tanto Albert»

«Al» mi corregge.

«Al» sorrido:«Allora che ne dici?»

Lui mi guarda attentamente, quasi come se il mio volto lo aiutasse a concentrarsi sulla risposta da darmi:«Affare fatto»

Sorrido entusiasta al pensiero e prendo in mano il bicchierino con dentro l'alcol e lo appoggio alle labbra per farlo scivolare nella mia gola. Veloce e indolore. Mi trattengo dal fare una faccia disgustata e aspetto che anche Albert beva il suo.

Non mi rendo nemmeno conto del fatto che siano passate già due ore, quando ci alziamo ormai fuori è buio e ha anche cominciato a fare freddo. Non ho molta voglia di tornare in appartamento, l'idea di passare del tempo in compagnia di Monique non mi entusiasma per niente. La sua voce e le sue continue lamentele non mi mancano. Però voglio vedere Vinnie, provare a consolarlo e tirarlo su di morale, anche se conoscendolo sono quasi certa che sarà impossibile.

«Domani in università vedi di tenerti alla larga da Cole» mi dice Albert mentre passeggiamo fino a casa.

«Oh non ho intenzione di rivolgergli parola» rispondo.

«Sapevi di lui e Monique?»

«No, è stata una scoperta anche per me»

Stringo la mia borsetta a me e penso al fatto che se fino a un mese fa avrei dato una possibilità alla nostra relazione, ora non mi passerebbe nemmeno per sbaglio per la testa. Cole per me è un punto, è impossibile che possa anche solo succede qualcosa tra di noi. Ora che sono riuscita a prendere anche tutti i miei vestiti dall'appartamento, non ho alcun motivo di rivolgergli parola e la cosa mi tranquillizza. Non sopporterei altre sue parole di vittimismo.

«Sai, penso che Cole e Monique potrebbero essere una bella coppia» ironizza Albert.

«Si somigliano molto, non credi?» lo assecondo.

«Sì, entrambi due grandi persone di merda» ride.

«Spero non avere occasione di assistere a un loro probabile fidanzamento in futuro» dico.

«Perché pensi che Cole avrebbe il coraggio di starle accanto con un bambino?»

«Cole è letteralmente la persona che più odia i bambini in assoluto» rispondo.

«Forse i suoi no»

«Forse» ma dubito.

Camminiamo l'uno accanto all'altra per la città, sotto le luci dei negozi e circondati da persone che sembrano essere in ritardo per chissà quale avvenimento. Non mi dispiace New York, piano piano sto cominciando ad abituarmi alla vita che mi sto creando qui, insieme ai ragazzi, con la mia migliore amica... Il mio ex in circolazione, ma imparerò a farmene una ragione.

«Oh guarda, hanno aperto una nuova pasticceria» commenta Albert, spostando lo sguardo.

Dalla vetrina si vedono così tante cose buone, anche il profumo che esce quando le persone entrano aprendo la porta è così inventate. Forse a Vinnie farà piacere mangiare qualcosa di dolce, dopo cena, per tirarsi su di morale. Il solo pensiero mi rende felice, quindi mi fiondo dentro al panificio. Non gli ho mai chiesto quale fosse il suo dolce preferito, nemmeno se gli piacesse il cioccolato. Siamo stati così tanto tempo insieme, ma non c'è stato un singolo momento in cui abbiamo parlato come due persone normali che vogliono conoscersi.

Forse perché io non volevo conoscerlo per via di Cole, lui non voleva conoscere me per via di Monique.

«Cosa stai facendo?» Chiede Albert seguendomi.

«Prendo qualcosa a Vinnie, magari un dolce sarà il grado di farlo stare meglio per qualche minuto, hai idea di che cosa preferisca?» domando spostando lo sguardo su ogni brioche e dolce che ci sono in bella mostra.

«Vinnie non è molto tipo da dolci» commenta Albert:«Però va matto per la crema»

Continuo a osservare ogni dolce, fino a quando non mi fermo su una bella fetta di cheesecake con sopra la glassa alla crema:«Questa» dico al signore al bancone.

Esco dalla pasticceria soddisfatta della mia scelta e contenta che possa, forse, strappare un sorriso a Vinnie. Albert mi segue, sembra essere leggermente stanco in viso, quindi decido di seguirlo fino a casa senza fare altre fermate. Con i drink che abbiamo bevuto, il freddo gelido quasi nemmeno si sente e io mi aggrappo al braccio di Albert per non inciampare e far arrivare il dolcetto a casa sano e salvo. A lui non sembra dare fastidio.

«Ora si apriranno le porte dell'inferno» mi avvisa Albert quando arriviamo davanti all'edificio.

«Spero che abbiano smesso di parlare» dico.

«O di litigare»

«Anche, non mi manca la voce di Monique»

Apre la porta e lo seguo dentro. Nel corridoio c'è silenzio, se stessero litigando ad alta voce si sarebbe già capito, ma al contrario la situazione sembra tranquilla. Albert gira la chiave della porta d'ingresso ed entriamo.

Nick e Sebastian sono in salotto seduti sul divano a vedere la televisione, così rilassati e tranquilli. Di Vinnie e Monique ancora nessuna traccia.

«La cena è pronta, se andate a chiamare Monique e Vinnie, mangiamo insieme» ci avvisa Nick.

«Vai tu?» chiede Albert guardandomi.

«Va bene, tu metti questa in frigo» gli lascio in mano il sacchetto con dentro la cheesecake.

Vado in direzione della stanza di Vinnie, chiamerò prima lui e poi sarà suo il compito di avvisare Monique. Non ho intenzione di scambiare una parola con lei.

Apro la porta della stanza, ma di Vinnie nessuna traccia. Dov'è finito? Senta allontanarmi sposto lo sguardo sulla porta del bagno, ma è aperta e la luce è spenta. Quindi c'è solo un posto da controllare: camera mia. Afferro la maniglia e l'apro lentamente, non vorrei mai disturbare qualsiasi cosa stia succedendo.

«Vinnie... Sei qui?» dico a bassa voce.

Ed è lì.

In camera mia, steso sul letto che dorme.

Abbracciato a Monique.

PAUSE II - Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora