33. Paladino e boia.

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Non c'era mai stato motivo per cui io avessi dovuto presenziare dinanzi la tavola olografica, poiché era permesso prendere parte agli incarichi solo a chi faceva parte di una squadra e solo dopo aver conseguito il diploma.

Ma mi resi conto che forse le regole erano state stravolte non appena lessi il mio nome impresso a carattere cubitali sul quadro digitale.

«Che cosa significa?» soffiai tra le labbra strette. Non eravamo gli unici e neanche i primi a mettere parola sulle decisioni prese dal Consiglio. E la cosa peggiore era che non potevamo rifiutare.

«Tu e Max... voi...» Lake abbandonò la presa sul polso solo per stringermi ancor più forte.

«Significa che ha vinto lui. "Da oggi e con effetto immediato Delaney Holland e Maxfield Preston verranno assegnati alla nuova squadra alpha capeggiata da Colton Dries."» Kit, che stanziava nell'ombra, non riuscì a fare a meno di citare testualmente ciò che il nuovo avviso comunicava all'intera comunità.

Lake singhiozzava, mentre Kit distoglieva lo sguardo con disgusto. Non credevo sarei mai riuscita a notare dell'incertezza nei loro volti, eppure quei gesti mi diedero la conferma che avevo fatto breccia nei loro cuori. A sorreggermi trovai Max. Almeno sarei stata ancora in sua compagnia... anche se non sarebbe stata più la stessa cosa.

«Io non voglio lasciarvi.» Era uno stridulo pieno di rancore. Serrai la mascella perdendo la mia calma serafica.

«Noi non vogliamo lasciarvi...» fece eco alle mie parole l'altro componente della squadra.

«Chris lo sa?» tentai. Avrebbe potuto fare qualcosa, ma immediatamente mi ricordai che sarebbe stato inutile. Ci stavano facendo a pezzi dall'interno giocando con i nostri sentimenti. Montai di rabbia. Come era possibile, perché era accaduto così in fretta?

Corrugai la fronte, afferrando Lake. La rassicurai che non sarebbe cambiato nulla tra di noi, mentre Kit mi scrutava impensierito. Interrogai i presenti per decidere il da fare.

«Dov'è Colton?» Mi guadagnai un'occhiata di stupore da parte dei miei ex compagni di squadra.

«Nella vostra sala» Kit comunicò telegrafico. Mi discostai dalla piccola. «Devo andare.» Lake annuì, mantenendo un sorriso mesto fino a sedersi sul pavimento.

Girai sui tacchi decisa come un treno, mentre alle mie spalle i ragazzi mi avvertivano che sarebbe stato inutile. Ma non volevo sentire ragioni. Perché non fare nulla, quando era stata tutta colpa di un babbeo con manie di protagonismo?

Si era preso le nostre missioni, aveva screditato Christopher e si era persino preso gioco di tutti loro. Quello era decisamente troppo. Andava bene far piangere me, ma non avrei permesso più a nessuno di ferire le persone a cui volevo bene.

Scossi il gigafut dinanzi il rilevatore, se era vero che ero parte della squadra a quel punto lo scanner mi avrebbe permesso l'accesso e così avvenne. Mi catapultai nella sala alpha con gli occhi pieni di risentimento.

A rendere quello spazio più accogliente vi erano solo dei pannelli colorati. Intento ad allenarsi con le figure olografiche vi era Colton, grondante di sudore.

Al suono dell'apertura delle porte si voltò sorpreso nella mia direzione. Le fasciature attorno ai suoi palmi e la casacca aperta sul davanti mi fecero intuire che stesse cercando di implementare le sue abilità.

«Ehi, bambolina. Già impaziente di vedermi?»

Gli corsi incontro assestando un destro che però colpì l'aria. Il ragazzo si era spostato giusto in tempo.

«Dely, fermati!» Sia Max che Kit erano stati abbastanza veloci da bloccarmi uno per lato. Colton non si scompose più di tanto, ma al contrario sorrise beffardo e fiero della mia reazione spropositata.

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