"Ho pensato a quello che mi hai detto ieri."
"E?" Seduti sul pavimento erano intenti a parlare e a mangiare la colazione. Natasha era contenta che la mattina seguente Clint fosse tornato con tanto di caffè e ciambelle. Aveva davvero rimuginato a lungo sulla discussione della sera prima e preso una decisione. Nessun posto sarebbe stato comunque peggio del KGB e una persona come Clint bisognava tenersela stretta. Quanti altri uomini avrebbe fatto per lei quello che aveva fatto lui? Forse per la prima volta da quando si erano conosciuti lei sorrise.
"E credo che tu abbia ragione." Occhio di Falco si fece prendete dalla gioia e dal sorriso di quella ragazza. Aveva forse visto cosa più bella in vita sua? Si alzò in piedi e aiutò lei ad imitarlo prima di azzardare ad abbracciarla. Ne approfittò per bearsi del suo profumo.
"Dovremmo parlare con quel gruppo di super eroi, date le nostre abilità penso sia la cosa giusta da fare." Natasha deglutì prima di staccarsi dall'abbraccio.
"Ecco, io credo ci sia un problema. Iron Man mi ha visto, sa che ho lavorato contro di lui. Non fa parte di quelle persone capaci di vedere le sfumature, per lui esiste solo il bene e il male, e dato che l'ho aggredito mi ha etichettato come la cattiva." Ma poi non aveva ragione? Lei non era forse la cattiva della sua storia? Clint si sedette sul divano, le ciambelle abbandonate nella scatola.
"Non importa. Quando vedrà che vogliamo aiutare cambierà idea su di te, te lo prometto." Ma Natasha non ci credeva.
"Non capisci, non mi farà neanche avvicinare. E se ti vedrà come me, allora non si fiderà neanche di te." L'arcere fece un respiro profondo e si passò una mano tra i capelli biondi.
"D'accordo, allora penseremo dopo a cosa fare. Ora dobbiamo solo allontanarci da qui. Immagino che i tuoi capi sappiano la tua posizione." La ragazza fece di si con la testa. Continuò a parlare mentre si dirigeva nella camera da letto.
"Hai ragione, qui non siamo al sicuro. La cosa migliore da fare ora è andare in città a confonderci con la folla." Tornò in salotto due minuti dopo. Sul capo si era messa un cappello e tra le mani stringeva una borsa abbastanza grande da poter contenere alcuni cambi di vestiti. Sorrise, ancora incredula che finalmente sarebbe scappata da quell'inferno che da troppo tempo era costretta a chiamare casa. Prima di uscire dall'appartamento però si avvicinò a Clint e, guardandolo negli occhi, gli regalò un piccolo bacio sulle labbra.
"Questo è per avermi ridato la speranza che mi era stata portata via." Natasha sorrise, senza sapere che, ancora una volta, il KGB era un passo avanti.

Camminavano tenendosi per mano e cercando di non dare troppo nell'occhio. Clint aveva preso il borsone della ragazza nella speranza di poter fare qualcosa di carino per lei. Neanche loro avevano bene in mente una meta precisa, ma per il momento la cosa importante per l'arcere era essere riuscito a convincere Natasha a venire con lui.
"Se vuoi possiamo stare a casa mia per un po." Le propose.
"Ed è un posto sicuro?" Non avrebbe saputo dirlo neanche lui. Probabilmente era ancora ricercato e i suoi nemici conoscevano la sua posizione.
"Non ne ho idea, ma è l'unico luogo in cui mi verrebbe in mente di andare."
"D'accordo. In tanto andiamo li, poi ci organizzeremo bene."
"Seguimi." Clint la condusse tra le molteplici persone. Sarebbe stato meglio prendere un taxi, ma poi le avrebbe dovuto lasciare la mano e quel contatto gli piaceva parecchio. Così continuarono in linea retta il loro viaggio per alcuni minuti prima di ritrovarsi in uno spazio più ampio. Le persone camminavano veloci, chi in ritardo per il lavoro, chi per la scuola, tra le mani stringevano una tazza di caffè e una valigetta. Molti negozi erano ancora chiusi, altri avevano aperto da poco. Si sarebbe potuto benissimo dire che New York era una città mattutina. Nessuno faceva caso a due passanti che all'apparenza potevano essere scambiati per fidanzati, o almeno nessuno tranne un agente del KGB appostato sopra un tetto e con in mano una pistola ben mirata. Controllò ancora una volta che il suo bersaglio fosse quello giusto prima di far fuoco. Un urlo si levò tra la folla, la quale si allontanò dal ferito il più velocemente possibile. Natasha cadde a terra con il fianco che le sanguinava e Clint non perse tempo per piegarsi su di lei. Le premette le mani sulla ferita per cercare di fermare l'emorragia mentre il petto di lei si alzava e abbassava in cerca di aria in un modo irregolare. Lui la guardò un'ultima volta prima di urlare.
"Qualcuno faccia qualcosa! Chiamate un medico! Vi prego! Sta morendo!" La Vedova sorrise in quel modo che piaceva tanto ad Occhio di Falco prima di posargli la mano sulla guancia.
"Andrà tutto bene...te lo prometto." Le lacrime iniziarono ad annebbiare gli occhi di Clint. Con la sua mano strinse quella della ragazza sporcandola di sangue, ma in quel momento non importò a nessuno dei due. Rimasero così per minuti, o ore chissà, finché il suono delle sirene non portò Natasha in salvo.

**********

L'arcere camminava irrequieto per il corridoio dell'ospedale. Natasha era rimasta ore nella sala operatoria e solo da poco era entrata nella stanza che le avevano dato, ma a Clint non la facevano vedere. Si era già lamento con la segreteria più e più volte, ma la risposta era sempre la stessa: doveva attendere. Aveva fatto un grave errore. Alla domanda:
"Parente o marito?" aveva risposto di no, la verità.
"Allora dovrà aspettare per vedere la ragazza." Pensava che fosse davvero crudele da parte loro negargli la possibilità di vedere Natasha dopo tutto quello che avevano passato. Avrebbe dato un calcio a quelcosa per la frustrazione se in quel momento la donna dietro il bancone non l'avesse chiamato.
"Ok, mi hanno detto che la ragazza è stata sistemata. Segua il mio collega." Un uomo di trent'anni ma che ne dimostrava quindici lo attendeva davanti alle scale. Clint si precipitò da lui, ansioso di sapere come stava la sua amica. Fu il viaggio in ascensore più lungo che avesse mai fatto nonostante i piani fossero solo quattro, e quando le porte si aprirono gli parvero troppo lente.
"Ecco, stanza 415." Si fermarono davanti ad una porta bianca con i numeri di un oro acceso, ben leggibile. Clint la aprì impaziente, ma quando guardò al suo interno, lei non c'era più.

Black WidowWhere stories live. Discover now