Come una zagara desaturata

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Sono i pianti al plenilunio che mi portano a pensare quanto ti donerebbe una festuca attorno al collo color madre perla, strozzato quanto il mio, ma vestito d'un abito da sposa verde ti dilegui, lasciando un'aroma che ormai non saprei distinguere, Vaniglia o Liquore? Comunque oramai sono sin troppo affranto, e i miei organi meritavano concimi migliori del tuo gelo di gelsomini che sapeva solo impuzzolentirmi il frigorifero e l'anima, però lo mangiavo sorridendo talmente tanto da deturparmi le guance. Ciò che avvenne quella sera divenne il giorno peggiore della tua vita, perchè mi innamorai di quel tuo cuoio aranciato e quel muso di lepre che porti in viso come sapone, provando per te lo stesso affetto che proverebbe la luna per le nuvole, che appena le nota le prega di nasconderla agli occhi del mondo per venire osservata solo dai cumulinembi. Ogni filo d'erba mi sussurrava, mentre io li calpestavo, ma io sono completamente sordo, percepisco solo il tuo ronzio quando la zanzara a infastidirti la sera tra le federe sudate sarei dovuto essere io, e anche se una coccinella mi carezzava la spalla, la giornata non migliorava. E quindi continuiamo a bere dalla stessa cannuccia annegando i sentimenti in un latte aromatizzato ai fichi d'india, e quando il treno passava ci andavamo a rifugiare sotto il ponte dove nessuno avrebbe potuto disturbare i crisantemi che stavano per sbocciare sulle tue cosce, ed io allora, non ti parlavo più per timore di apparire sdolcinato, ma avrei amato sfiorare il tuo pancreas e renderlo un elkebana se solo avessi saputo coltivare qualcosa, ormai dovresti sapere che al mio passaggio anche i cactus appassiscono. Tutto ciò che resterà di me alla mia cremazione non diverrà polvere, ma sará un brodo di dolci tue parole, perché ciò che io sono è un semplice contenitore che testimonia il tuo passaggio su questo mondo che assolutamente non ti meritava, il tuo vaso di Pandora che però, una volta scoperchiato rilascerà balsami per i cuori e acqua per gli arbusti, ma morirai prima di me quindi questo non lo saprai mai, le uniche ad ascolarmi prima di allora saranno le lucertole a cui la coda è già stata mozzata. E tu alla fine di tutto rimarrai semplice cenere, perchè è ciò che hai scelto di essere, e non ti perdonerò mai per questo. Per vederti mi dovevo prepare mangiando pesche marce, così che il mio stomaco potesse vomitare più facilmente ed io potessi abituarmi sin da subito al colore della tua mente e delle tue scarpe, ma purtroppo ho un fiore al posto del cervello, e in più ascolto musica orribile. Le tue scarpe sono rosse non gialle. Quanto al colore dei tuoi occhi non lo ricordo nemmeno, forse li avrei trovati nel bagagliaio della macchina dove li lasciasti assieme a qualche afrodite e bottiglie vuote di vodka alle fragole.
E l'arancia? Essa è troppo pregiata per i miei denti deturparla, però chiedimela, la sbuccerei volentieri per qualcuno a cui l'eleganza del riccio dona così bene, purtroppo a me gli aculei ingrassano i fianchi. Ma tu sei così dolce anche ammuffito come un tronco d'albero bagnato zuppo delle tue stesse lacrime, perché in realtà questa tua dolcezza non è altro che un coltello conficcato nella tua gola, ed io che vorrei essere cerotto non sono altro che carta igienica imbevuta di acqua, e potrei diventare schegge trasparenti di bottiglie di vetro al suolo pronto a dilaniarti i talloni, ma quando succederà, sarà solo perché son già stato distrutto a causa tua, e prima di allora spero di ritrovarmi già con le vesciche alle mani.
Concedimelo però, dolce ragazzo miele, di sognarti la sera, di vederti nel cielo come la prima stella che ai miei occhi sgargia di più, di pensarti quando una foglia ingiallita si assopisce sulla punta del mio arcuato naso mentre sto su un'amaca, di ricordarmi quanto l'arancione mi rendesse felice, e di piangere quando sarai tu a versare del latte.
Il mio nome è Jungkook
ma io non sono più Jungkook
e non sono un filosofo
ma un'astronauta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 15, 2021 ⏰

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