Finalmente se n'erano andati tutti. Tirai un sospiro di sollievo, quando fui solo in camera.
Se ogni volta che in campo qualcuno ha una slogatura, facessimo tutto questo clamore non giocheremo più.
In verità, ero ancora un po' su di giri. Avevo bisogno di sfogarmi. Feci scivolare una mano sotto la coperta e la infilai nei boxer. Dovevo fare veloce. Dovevo finire prima che Milo tornasse indietro con il ghiaccio.
Non ebbi neppure il tempo di iniziare che bussarono alla porta. Sbuffai. Dovevo rassegnarmi che per quella mattina non avrei avuto un attimo di pace per me. Alla faccia del medico e la sua raccomandazione al riposo.
"Avanti. È aperto," esclamai.
La porta si aprì e sbucò il volto di Larissa.
"Ehi, ciao. Posso entrare?"
"Certo. Vieni pure." Ormai l'atmosfera era infranta.
"Come stai?"
"Per l'ennesima volta: sto bene. Il medico ha confermato che è solo una slogatura. Per quanto piuttosto grave."
"È grave? Ma potrai continuare a giocare?"
"Ma perché vi sta a tutti così a cuore che io continui a giocare? Sì, potrò tornare in campo. E potrò anche prendere a calci in culo le squadre delle altre scuole."
"Non sono quasi riuscita a chiudere occhio stanotte tanto ero preoccupata."
"Lo immagino. Però, prima hai davvero esagerato."
"Io ho esagerato? E quella mocciosa, allora?" si inalberò Larissa.
"Ormai dovresti conoscerla. Lo sai che è una rompiscatole."
"Mi sembri sempre particolarmente protettivo con quella ragazzina. Ti piace?"
"Non dirmi che sei gelosa di Cora?"
"Non cercare di cambiare argomento. Allora? Ti piace?"
"Che cosa vuoi che ti dica? Sì, è carina. Ed è anche un'ottima calciatrice. Almeno per essere una ragazza. Ti senti minacciata da lei?"
"Perché mai dovrei sentirmi minacciata da Cora?"
"Non lo so. Dimmelo tu." Afferrai Larissa per un braccio e la tirai verso di me.
Lei cadde sul letto e si dovette sostenere con le braccia contro il materasso. Avevo il suo volto a poche decine di centimetri dal mio.
"Pensavo che ci fossimo già passati," mormorò Larissa. Il profumo dei suoi capelli mi inebriava.
"E non ti era piaciuto?"
Sollevai la schiena. Larissa socchiuse le labbra. Le nostre bocche si sfiorarono. Portai una mano dietro la sua nuca e la baciai. Le nostre lingue iniziarono a danzare.
Tirai di lato Larissa, obbligandola a salire a cavalcioni su di me, senza smettere di baciarci.
Lasciai scivolare la mano dalla nuca giù lungo il collo. Quindi, superai le spalle e osai sfiorarle il seno. Larissa ansimò e lo presi come un assenso. Gli strinsi il seno, mentre lei fece scorrere la sua mano sul mio petto.
Chiusi gli occhi per assaporare quell'istante.
E nella mia mente si formò l'immagine di Milo con le labbra socchiuse che dormiva contro il mio torace.
"NO," gridai, spintonando via Larissa. Lei mi fissò sconvolta.
"Sei impazzito, Diego?"
"Scusami, n-non lo posso fare."
"Diego! Io sono fermamente convinta che si possa essere amici e amanti. Ma non penso si possa essere amici un giorno e amanti nell'altro a piacimento. Non possiamo continuare in questo modo."
"Perdonami. Non so cosa mi sia preso."
Proprio in quel momento bussarono nuovamente alla porta.
"Un attimo," urlai, mentre Larissa saltava giù dal letto e ci davamo una sistemata.
"Prego. Avanti," dissi, infine.
"Oh, ciao, Larissa. Scusatemi, sto disturbando?" chiese Milo.
"No, tranquillo, vieni pure. Stavo per andarmene."
"Ho solo portato il nuovo ghiaccio," spiegò Milo.
"Ottimo. Spero che ne hai portato a sufficienza per raffreddargli i bollori. Non dimenticare di mettergli del ghiaccio anche in testa. Sembra che abbia preso un colpo anche lì."
"Ti sei fatto male anche in testa?" si informò subito preoccupato Milo.
"Lasciala perdere," dissi, scuotendo il capo.
"In ogni caso, Diego, la verità è che abbiamo entrambi un ego troppo smisurato. Non c'è spazio per entrambi nel letto.
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L'amore è abbastanza?
RomanceLa vita non è mai facile, ma è ancora più complicata, quando si frequentano le superiori. Milo è appena tornato nella sua città natale dopo alcuni anni all'estero. Nella sua nuova scuola ritrova la sua esuberante amica Cora e Chris, il suo grande a...
