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Yvie pov

Checo mi tirò su da terra, appoggiandomi sul bancone di marmo della cucina. Fuori dalla finestra vedevo le luci di Madrid che splendevano in una ventosa notte estiva. Il mio telefono iniziò a squillare dentro la borsetta, ma il ragazzo non sembrava intenzionato a lasciarmi andare. Continuava tranquillo a baciarmi il collo succhiando avidamente i lembi di pelle che incontrava tra un bacio e l'altro.

''D-Devo rispondere...'' Mormorai con il fiato corto, lui mugugnò contro la mia clavicola scoperta dal vestito.

Mi allungai per raggiungere la borsetta che giaceva abbandonata sul pavimento di fianco ai tacchi.

''Pronto?'' Chiesi cercando di mantenere un tono di voce normale, una voce dall'altro capo mi rispose ''Ciao Yv, sono Sandra. Volevo solo dirti che Nich si è appena addormentato. Se vuoi te lo posso tenere fino a domani mattina.'' Grazie a Dio avevo trovato la babysitter migliore del mondo, pensai tra di me.

''Oh si sarebbe magnifico, grazie.'' L'altra rispose con voce allegra ''Ma di che! A domani!.''

Misi giù la chiamata e mi riavvicinai al ragazzo ''Oh si sarebbe magnifico, grazie.'' Mi imitò lui ridendo, gli presi il colletto della camicia avvicinandolo al mio viso per baciarlo ''Dovresti ringraziarmi per aver trovato una babysitter che mi terrà il bambino fino a domani mattina.''

Lui mi prese per i fianchi alzandomi di nuovo da terra, ma stavolta circondai le gambe alla sua vita stretta continuando a baciarlo, ''Grazie'' soffiò sulle mie labbra.

Ci fecimo spazio fino alla camera, dove lui mi fece sdraiare sotto il suo corpo muscoloso, insieme sarebbe stata la prima volta. Entrambi eravamo un po' nervosi, ma ci lasciammo trasportare dal momento.

E alla fine l'unico rumore che si poteva udire nel mio silenzioso appartamento erano gemiti, sospiri e schiocchi di baci rubati nel buio della notte.

*

La mattina dopo mi svegliai con un dolce bacio da parte del messicano ''Buongiorno.'' Mi salutò vicino alle mie labbra '' 'Giorno'' Ricambiai il saluto con un sorriso.

Andammo in cucina e trovai la colazione fatta, una fetta di torta al cioccolato e del caffè. Mi girai verso il ragazzo ''Grazie, veramente.'' Dissi saltandogli in braccio, lui mi prese al volo ridendo ''Andiamo a prendere Nich e dopo andiamo al parco?'' Propose Checo lasciandomi un bacio a fior di labbra. Io annuì solamente e poi mi buttai sulla colazione.

Un ora dopo eravamo entrambi in strada che camminavamo mano nella mano, non avevamo fretta e quindi ci godemmo il sole che splendeva radioso sopra le nostre teste.

Il mio telefono squillò facendomi sobbalzare, ero tanto immersa in quella piacevole atmosfera che quell'improvvisa interruzione mi fece spaventare.

Carlos: Oggi io e Lando andiamo al Luna Park, pensavo che potevamo portarci dietro Nich

Tu: Ha due anni. Non potrebbe andare da nessuna parte, e oggi io e Checo volevamo passare del tempo con lui.

Carlos: Ti ricordo che sono io suo padre.

Tu: E io ti ricordo che l'ho portato in pancia per nove mesi, l'ho partorito e cresciuto finché tu non sei caduto dal pero.

Carlos: Scusami stavo scherzando...

Tu: Io no.

La conversazione finì così. Ma sicuramente mi lasciò l'amaro in bocca. Come osava ricordarmelo? Ero quasi disposta a cedere, ma se provava a fare l'insolente con me beccava male.

Checo si accorse che mi ero innervosita e mi passò una mano sulla spalla, mi guardò un attimo e mi disse lasciandomi un bacio sulla guancia ''Aspetta qui.'' Poi corse via.

Lo osservai immobile senza fare nulla. Ero così concentrata a vedere il ragazzo correre tra le vie delle città che non mi accorsi di un auto che girava la curva.

Per fortuna prima che mi investisse fui spostata violentemente contro il muro oltre la strada.

Quando mi ripresi dallo spavento e la macchina scomparve giù dal vialetto guardai il mio salvatore che mi teneva attaccata alla parete di una panetteria, ''Sempre tu?'' Chiesi quasi disperata osservando Carlos che a pochi centimetri da me respirava faticosamente, e capì che lo faceva non tanto per lo sforzo fisico ma per il dolore. Un po' mi impietosì e lo feci sedere su una panchina.

''Non dovresti fare degli scatti così nelle tue condizioni.'' Dissi premurosa mettendomi in ginocchio di fronte a lui.

''Vuoi dell'acqua?'' Lui scosse la testa e rimase fisso sulla panchina a guardarmi quasi implorante, non sapevo cosa fare quindi mi limitai a ricambiare l'occhiata, distolse gli occhi dai miei solo quando un affannato Perez arrivò correndo nella nostra direzione con una rosa bianca in mano.

Guardò me, il ragazzo e poi il fiore ''Tempismo pessimo...'' borbottò, ridacchiai prendendo la rosa dalle sue mani e annusandone il profumo ''La mia preferita...'' Mormorai, lui scrollò le spalle sorridendo ''Ti vedevo cupa, e sapevo che ti avrebbe fatta felice.''

Dietro di noi in quel momento sentì un colpo di tosse, ci girammo entrambi verso Carlos che a disagio provava ad andarsene ma nelle sue condizioni gli era abbastanza difficile.

Lo guardai poi alzai gli occhi al cielo ''Ti accompagno in casa mia, non ti lascio certo così in mezzo ad una strada.'' Poi guardai Checo ''Tu potresti per favore andare a recuperare Nich. Paga alla babysitter con la banconota da cinquanta e lasciale il resto per il disturbo.'' Gli passai il contante che però lui rifiutò cortesemente con una scossa della testa.

Mi diede un bacio a fior di labbra ''Torno subito, amore.'' Detto così scomparve tra la folla che animava Madrid quella mattina. Rimasi immobile ad osservare il punto in cui era scomparso.

''Amore.'' Quella parola mi rimbalzava nella testa, non so perché ma mi sembrava tanto strana. Quasi sbagliata.

Carlos dietro di me commentò vedendomi dispersa nei miei pensieri ''Vedo che la cosa si sta facendo seria.'' Lo fulminai con lo sguardo per poi borbottare ''La voglia di lasciarti in mezzo alla strada aumenta.'' L'altro fece una smorfia che doveva probabilmente essere una risata.

Salimmo le scale che portavano al mio appartamento ad una lentezza quasi mortale, e una volta aperta la porta Carlos per poco non cadde a terra.

Maledizione e lui al momento in cui aveva deciso di mettere su una massa muscolare pari a quella di The Rock.

Lo trascinai fino alla camera da letto, mettendolo sotto le coperte ''Hai qualche antidolorifico?'' Mi chiese strascicando le parole.

''Ovvio, giro sempre con due dosi di morfina in borsa.'' Lui fece una smorfia toccandosi le costole gemendo dal dolore ''Ok, niente sarcasmo. Chiedo a Checo di passare da casa tua per prenderti le medicine. C'è Lando in casa giusto?'' Lui annuì solamente mordendosi le labbra dal dolore.

Digitai il numero del ragazzo e velocemente l'altro rispose, ero ancora un po' scossa dal fatto che mi avesse chiamata ''amore''. E forse fui fin troppo fredda con lui.

Lo spagnolo nel frattempo si stava rigirando nel letto. Mi sedetti al suo fianco, e mi accorsi che stava piangendo. Non sapevo cosa fare, quindi feci la prima cosa che mi passò di mente. Gli accarezzai i capelli e gli cantai la canzoncina che cantavo a Nich quando stava male. Lui si calmò un po', e mi strinse la mano tanto forte che temetti per le mie povere ossa.

Poi con voce tremante mi chiese ''Ti prego, puoi venire qui di fianco a me?'' Lo guardai negli occhi e alla fine cedetti.

Mi tolsi le scarpe e mi misi al suo fianco sul letto, senza mai lasciare la sua mano che si stringeva alla mia.

Cantando piano piano presi sonno pure io, e caddi velocemente tra le braccia di Morfeo.

Il sogno che ne seguì fu un colpo veramente basso da parte della mia mente.

I'm here for you - baby SainzWhere stories live. Discover now