101. Memorie e confidenze

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«Sì. Io pensavo anche a un tributo speciale per la professoressa. Devono sapere tutti dei suoi studi sulla magia naturale» disse Hermione.

Un rumore da fuori dalla stanza fece saltare su come molle sia Harry che Neville. «Qualcuno cerca di entrare. Vedi chi è Nev?»

«Copritemi le spalle.»

Neville sparì dalla vista, seguito da un paio di ragazzi con le bacchette in pugno, per poi tornare con due teste rosse e una bionda: Charlie, Ron e Rolf.

«Miseriaccia! Per trovarvi ci è voluto un secolo.»

«Mio padre dov'è?» chiese Ametista allarmata. Lo aveva lasciato coi due professori.

«Non preoccuparti. Sta parlando con la Preside e il ritratto di Piton. A quanto pare, erano amici. Poi andrà nella stanza che gli è stata assegnata.»

«Che ci fai qui, Ronnie?» chiese Ginny, timorosa che il fratello minore creasse problemi.

«Ci sono alcune persone con cui devo parlare. Avrei dovuto farlo già prima, lo so, Gin...»

Draco strinse Hermione, ormai era un riflesso condizionato proteggerla.

«Malfoy, posso parlarti? E anche a te, Zabini?»

«A me?» dissero in coro le due serpi.

«Sì. Lo so, dovrei parlare anche con Hermione e mia sorella, ma credo che loro mi pietrificheranno, se non parlo prima con voi. Davvero, solo pochi minuti. Potete?»

«Ci puoi scommettere» ridacchiò Harry. «Saresti polvere prima di dire una sillaba.»

«Va bene, Weasley. Parliamo. Ma dove...? Insomma, non ti voglio costringere a un discorso pubblico.»

«Anche semplicemente nel corridoio, se vi va bene.»

I due ragazzi si diressero verso la porta della Stanza delle Necessità, seguiti da Ron e dagli occhi apprensivi delle due fidanzate.

«Se sbaglia, una fattura non gliela toglie nessuno» borbottò Ginny a mezza voce.

«Gin, dàgli fiducia» disse Charlie, guardando il fratello allontanarsi.

I tre fecero appena un paio di passi, quando la porta si chiuse. La penombra impediva di vedersi bene in faccia e, per un attimo, Ron sentì vacillare il suo coraggio. Poi si riscosse, era stato smistato in Grifondoro, accidenti!

Blaise e Draco erano così vicini che le loro spalle si toccavano.

«Vi devo delle scuse. I nostri rapporti durante la scuola sono stati pessimi, soprattutto con te, Malfoy, ma questo non mi dava il diritto di mettere in dubbio i vostri sentimenti e le vostre intenzioni. Anche se hai avuto il marchio, dovevo immaginare che non ti avessero lasciato scelta. Mi dispiace. E quanto a te, Zabini, io... ero geloso di mia sorella. Ho esagerato.»

Draco era rimasto a bocca aperta. Blaise invece era silenzioso.

Poi ad un tratto il moro parlò. «Weasley, credo che le scuse tu debba farle a lei, non sai quanto male le hai fatto. Entrambi avete perso un fratello, non solo tu. E anche con Hermione...»

«A loro le mie scuse le farò, senza dubbio. Ma le devo anche a voi. A quanto ho capito, vi troverò alle cene di famiglia. Mi piacerebbe riuscire a capirci, prima o poi.»

«A me non devi niente, Weasley, io ero un Mangiamorte. Non aver avuto scelta non è una scusante. Ma con Hermione è un'altra storia, per lei sei sempre il suo amico Ronald.»

«E invece sì, Malfoy» sospirò pesantemente Ron «Hermione è come se fosse parte della mia famiglia, soprattutto adesso che non ha più la sua vicina. La conosco, so che merita tutto l'amore del mondo, eppure ho pensato che tu stessi con lei per qualche strana ragione. Avrei pensato il peggio a prescindere, sono stato un cretino. E davvero, io non so cosa hai potuto passare tu. Se vogliamo un mondo magico decente, queste cose vanno considerate.»

«Beh, non posso smentirti» disse, con il suo tono strafottente, Draco, ma stava sorridendo.

«Direi che possiamo iniziare con accettare le scuse, eh, Draʼ?»

«Quindi? Qua la mano?» e Ron, con un po' di impaccio, allungò la mano verso i due ragazzi.

Draco l'accettò con decisione e lo stesso fece Blaise.

«Quando parli con le ragazze?»

«Mi uccideranno. Ma ora direi. Poi devo parlare anche con Harry. Cioè, ci siamo scritti ma non è lo stesso, no?»

«No» confermò il moro.

«Sei sulla buona strada, Weasley, sempre che la rossa non ti lanci una delle sue fatture. Attento con le parole» disse Draco con sincerità.

«Per quel che vale, dispiace anche a me per quello che ti è capitato, Weasley. Non è bello essere ingannati a quel modo... e poi quello che è successo alla tua ragazza.»

Ron distolse lo sguardo, faceva male, era vero. «Ex ragazza, forse nemmeno ragazza. Non mi amava... Io non so, non sono bravo coi sentimenti...»

«Oh, ma se ci è riuscito cuore di pietra qui...»

«Ehi?! Ma piantala, scemo!»

«Per quel che vale, se incontrerai quella giusta lo capirai, credimi. Ora rientriamo, prima che si preoccupino, dai.»

«Grazie, anzi... mica le fareste uscire?»

«Certo, Weasley, e se non ti vedremo rientrare, verremo a recuperarti per portarti in infermeria.» celiò Draco, dandogli una pacca sulla spalla.

«Sei sempre una Serpe, eh?»

«Ci puoi scommettere!»

Ron li vide sparire dentro la stanza e aspettò, sulle spine. Dopo appena un minuto, la porta della Stanza delle Necessità si aprì di nuovo, per lasciare uscire le due ragazze.

«Spiegati.» Ginny aveva incrociato le braccia e lo guardava con un cipiglio più cupo di quello di mamma Weasley. Nemmeno lo aveva salutato.

«Sono stato un coglione. Non so che altro dirvi, ragazze. Vi voglio bene e ho fatto un mare di sbagli.»

«E...»

«E vi chiedo scusa.»

«Vedremo. Riga dritto, chiaro? Guai a te se tratti di nuovo me o Blaise in quel modo. Giuro che ti beccherai la peggiore fattura orcovolante mai lanciata. Ci siamo capiti?»

Hermione li guardava, spostando lo sguardo da uno all'altro.

«Eddai, ora basta. La finiamo, vero? Ci abbracciamo? È stato un testone imbecille, ma ora ha capito.»

Ron allargò le braccia, cercando di afferrare le due ragazze, ma entrambe furono più leste, pietrificandolo. Poi Hermione si avvicinò e gli lasciò un bacino sulla guancia.

«Scusa, ma almeno una piccola soddisfazione dovevamo togliercela. Porta pazienza, qualcuno verrà a sciogliere la pastoia, prima o poi.»

La profezia dei fondatoriOù les histoires vivent. Découvrez maintenant